mercoledì 25 maggio 2011

Pantegane votanti



Tomas cercò di riflettere rapidamente: l’amnistia per i prigionieri politici? Ma qualcuno li amnistierà davvero perché delle persone rifiutate dal regime (e quindi potenziali prigionieri politici) ne faranno richiesta al presidente? Una petizione del genere può avere come risultato solo che i prigionieri politici non saranno amnistiati, anche se per caso adesso volessero amnistiarli.
Milan Kundera


Un amico vuole a tutti i costi che io vada a votare il 12 giugno per il referendum. Dovrei infrangere il mio ultradecennale rifiuto di partecipare alla vita politica perché, secondo lui, altrimenti i privati si prenderanno l’acqua e mi faranno pagare bollette salate. Io già pago la bolletta dell’acqua ma se con i privati a gestirne la distribuzione dovrò pagare bollette più care allora tutta la faccenda si riduce a una questione di costi. In tal caso, si stanno spendendo milioni di euro per fare un referendum su una parte del costo della vita, ovvero su un aspetto dell’inflazione, cioè su una delle materie prime che diminuiscono, facendo aumentare i prezzi. Perché allora non facciamo un referendum sulle accise della benzina?
 
Mi sono convinto che tutto ciò che viene fatto passare per democrazia sia pura perdita di tempo. Non solo le elezioni dei rappresentanti del popolo, ma anche i referendum. Lo stesso fatto che ci si ritrovi a dover indire un referendum significa che qualcosa è andato storto prima, a monte, quando si è votato per i nostri rappresentanti. Se costoro avessero fatto il loro dovere, non avrebbero votato leggi a favore del nucleare o per la privatizzazione dell’acqua. Evidentemente, qualcosa non ha funzionato nella tanto decantata democrazia rappresentativa, se poi siamo costretti a correre ai ripari per cercare di rimettere le cose a posto. O ci siamo sbagliati noi votando distrattamente per persone che non avevano capito le nostre esigenze, o abbiamo votato per gente disonesta che non si meritava il nostro voto e che ci ha ingannato, mostrandoci una faccia e poi agendo con un’altra.
E ancora, siccome abbiamo votato NO al nucleare anni fa, perché rivotare ancora per una cosa che, a giudicare dai risultati dell’epoca, è stata chiara e lampante? Che fanno? Ci riprovano? Fanno i finti tonti e ci stanno facendo perdere tempo e pazienza? E’ un fatto generazionale e ogni generazione deve ripetere le stesse scelte e rivotare per le stesse cose a cui hanno votato i padri? Nel 2050 si andrà di nuovo a votare sul nucleare?
Io non capisco.
La privatizzazione dell’acqua è una novità, bisogna ammetterlo. Ai nostri tempi nessuno si sarebbe sognato di immaginare una cosa del genere. Ora ci dicono che privatizzare le fonti d’acqua è cosa cattiva, dopo che per decenni ci hanno detto che privatizzare i servizi dello stato è cosa buona: le ferrovie, le poste e, in America, anche le prigioni. Ma davvero il privato è migliore del pubblico? E’ più efficiente?
Quando lavoravo in una segreteria scolastica, avendo rinunciato all’insegnamento per incompatibilità con l’ambiente culturale dei genitori degli alunni, una collega, vedendomi imbranato, si accinse pazientemente a spiegarmi come fare una certa cosa. Si trattava di un lavoro manuale, con fogli di carta e strumenti di cancelleria (non ricordo i particolari). Mi disse: “Ti spiego come velocizzare l’operazione”. Usò proprio il verbo velocizzare.
Io la guardai e immagino che il mio sguardo non deve esserle parso molto intelligente. Avrei voluto dirle: “Ma io non voglio velocizzare un bel niente!”.
Mi astenni perché mi resi conto che quella risposta sarebbe suonata troppo anarchica e irriverente. E’ pensiero comune che velocizzare le pratiche, produrre più merci e rendere più efficiente il nostro lavoro, sotto tutti gli aspetti, sia cosa positiva: ma chi ci ha portato a ragionare in questi termini?
A me viene in mente quel film con Charlie Chaplin, Tempi Moderni, dove lui, misero operaio, pedina di un meccanismo spietato, finiva per essere letteralmente stritolato negli ingranaggi di un’enorme macchina.
Un problema vecchio quanto la rivoluzione industriale. Io non ci sto e non credo che il privato sia meglio del pubblico. Abbiamo forse paura del sistema comunista sovietico in cui la burocrazia finiva per assorbire e fagocitare tutte le spinte e le energie lavorative? Vediamo per caso comunisti in ogni angolo come succede a Berlusconi? Può essere che, mancando lo stimolo del guadagno privato, il pubblico funzionario se la prenda un po’ comoda, ma vogliamo vedere anche l’altro lato della medaglia e considerare dove ci porta questa tendenza a privatizzare ogni cosa?
Mi viene in mente anche il dialogo di un folletto e uno gnomo, di Giacomo Leopardi, che trovasi nelle Operette Morali. Forse che la terra smette di girare se non c’è più l’uomo sulla sua superficie, si chiedono i due personaggi immaginari. Forse che le acque, i fiumi e i mari si prosciugheranno se la vendita dell’acqua passerà nelle mani dei privati anziché rimanere in gestione allo Stato?
A me pare che il risparmio di acqua, la sua salubrità e la protezione di fiumi, coste e mari venga prima di qualsiasi ragionamento. Se le banche vogliono mettere le mani sull’acqua con l’aiuto di Bassanini e della menzognera Sinistra italiana (vedi qui: http://www.stampalibera.com/?p=26611 e qui: http://www.stampalibera.com/?p=26379), noi potremo prendere le nostre contromisure e boicottare ogni loro iniziativa. Per esempio, chiudendo il nostro conto in banca. Oppure smettendo di andare a votare. Oppure ancora dare una svolta drastica alla nostra vita vendendo la casa, licenziandoci e andando a vivere in montagna, dove di sorgenti ce ne sono – per il momento – ancora in abbondanza. Ne guadagneremo in salute e alle banche, con i loro viscidi tentacoli, potremo fare una bella e sonora pernacchia.
Se invece lasciare casa e lavoro non ci è possibile perché dobbiamo mantenere una famiglia e fare salti nel buio non è il massimo delle nostre aspirazioni, allora cercheremo di attuare opposizioni di tipo metropolitano, magari mettendoci insieme ad altre persone che, come noi, non sono disposte a farsi sfruttare e ridurre in povertà dalle banche. Emettendo moneta locale, per fare un altro esempio. Con un po’ di fantasia si possono trovare le soluzioni per far sì che l’acqua non manchi mai sulle nostre tavole, liscia, gassata o ferrarelle.
Se poi riusciremo anche a smettere di comprare quella in bottiglia sarà il massimo. Migliaia di contenitori non biodegradabili in meno saranno riversati nell’ambiente grazie alla nostra consapevole rinuncia. Piuttosto si deve puntare sulla protezione delle acque e sulla loro purezza, giacché qui i segnali che ci giungono sono poco rassicuranti.
Ai miei tempi le falde freatiche erano inquinate da atrazina a causa del grande consumo di pesticidi usati in agricoltura. (vedi http://freeanimals-freeanimals.blogspot.com/2011/05/mi-fa-male-il-pollice.html)
Oggi non ci facciamo mancare niente, le cose sembrano peggiorate e dobbiamo concludere non solo che i Verdi hanno fallito, ma che probabilmente erano inconsapevolmente al servizio delle multinazionali che producono i pesticidi e, più in generale, del sistema che mira ad arricchirsi distruggendo l’ambiente e avvelenando l’umanità.
Quindi, nello stesso modo in cui i Verdi sono stati usati dagli inquinatori come valvola di sfogo per imbrigliare le speranze, le delusioni e le preoccupazioni della parte d’elettorato più sensibile e accorta, così oggi spingere il gregge votante alle urne è sempre la stessa tattica degli inquinatori per imbrigliare le speranze, le delusioni e le preoccupazioni della gente più informata e accorta riguardo le losche manovre dei capitalisti.
Fintanto che, come i topi ipnotizzati dal pifferaio di Hamelin, ce ne andiamo zitti e buoni a votare per i referendum, sulla cui utilità finale ci sono molti dubbi, i potenti della terra, padroni occulti o palesi del mondo, potranno fare i loro porci comodi.
Io non andrò a votare. Non mi lascio ingannare da questa atmosfera di crociata da fine del mondo. Non mi sento un vigliacco….se non partissi anch’io, come cantava quella canzone patriottica e guerrafondaia.
So che il nemico è subdolo, quasi demoniaco, come direbbe Santa Ildegarda, un nemico che ci sta avvelenando dal cielo con le sue anonime flotte d’aerei e che ci lascia giocare con l’illusione d’essere padroni del nostro destino, di poter mettere un freno democraticamente alle loro mire. Se la ridono sotto i baffi dei nostri goffi tentativi di fermare i loro piani. Hanno lo stesso sguardo del gatto con in bocca il topo. E noi siamo il topo. Pantegane votanti che si credono potenti, mentre siamo come i ratti di Spiegelman. Topi in un labirinto, con il dottor Skinner a guardarci compiaciuto.
La democrazia come violenza, titolava il libro di un anonimo ateniese di duemila e cinquecento anni fa. Nessuno sa chi scrisse quel libercolo, ma sicuramente fu un uomo molto lungimirante. Uno che aveva capito come stanno le cose quaggiù. Anche lui vedeva gli uomini come sorci indaffarati e presuntuosi.

4 commenti:

  1. Ben detto freeanimals, condivido tutto quello che hai scritto, non per compiacerti (anzi ho smesso di votare anni fa), ma perché nel Tuo discorso lucidissimo hai colto l'essenza della "dèmos-cràtos".

    L'illusione data al popolo per la potestà effettiva di governare, si è rivelata una beffa, sappiamo bene che la nostra è una democrazia indiretta, data a dei rappresentanti politici corrotti.

    L'unica forma di governo possibile per essere veramente liberi è l'anarchia, ma come sappiamo non è praticabile, per l'inconsapevolezza degli uomini di quali siano i diritti e i doveri.

    Aspettiamoci a breve anche la privatizzazione dell'aria, e una nuova "terraforming" (già in atto).

    Ciao wlady

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  2. A forza di sentirmi dire che i miei articoli sono....lucidi, finirò per crederci anch'io e per aprire una fabbrica di lucidi da scarpe! :-)
    Eppure, ieri notte avevo in corpo una certa quantità, inusuale per me, di vino bianco (non dirlo a Sbilff!). Ciò nonostante ho scritto l'articolo di getto, salvo poi al mattino correggere una caterva di errori di battitura che sembrava di essere sul campo di battaglia di Waterloo: tutto quel rosso delle sottolineature d'errore!
    Non so neanch'io perché ho scritto un articolo sul referendum. Forse perché il mio amico Sbilff insiste a mandarmi a votare o forse perché molti anni fa ci credevo anch'io e di referendum sulla caccia ce ne hanno fatto perdere ben due, facendo mancare il quorum.
    Mi ricordo che Andreotti, intervistato sul referendum caccia, con la sua postura e la voce gesuitica disse di non aver capito bene in cosa consistesse il quesito referendario.
    Se penso alla prima repubblica m'assale il disgusto; se penso a quella attuale, idem. Il Gattopardo: cambiare tutto affinché nulla cambi.
    Ciao e grazie.

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  3. coincidenze:
    http://meno-male.blogspot.com/2011/05/elegia-al-non-voto.html
    un po' come condividere una mente.
    felice di avervi trovato.

    MM

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  4. Ciao MM!
    Vedo che anche tu sei fresco di blog. E vedo anche che ti esprimi in forma di poesia. Bene! Karl Kraus, evidentemente, con i suoi aforismi, sembra essere il tuo modello.
    Interessante anche lo spunto della mente universale, condivisa: un tema da approfondire.
    Alla prossima, allora.
    Un saluto.

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