martedì 7 giugno 2011

Accadueo


In linea di principio bisognerebbe votare SI’ al referendum sull’acqua, se non fosse che si tratta di una pura perdita di tempo e dell’ennesimo spreco di denaro dei contribuenti. I referendum rientrano nell’illusione di contare qualcosa e ci fanno dimenticare, insieme alle votazioni periodiche, che le decisioni importanti vengono prese durante le riunioni del Club Bilderberg e in altri ristretti consessi a cui partecipano solo Very Important Person. Della serie: “Io sono io e voi non siete un c….”, come disse Alberto Sordi nel “Marchese del Grillo”. I referendum abrogativi mi ricordano i Decreti Delegati che, volendo democratizzare la scuola, istituirono i rappresentanti dei genitori degli alunni a cui fu data la gravosa responsabilità di decidere dove portare i bambini in gita o quanti rotoli di carta igienica comprare. Negli anni Settanta si parlava anche di caserme democratiche, con tanto di soldati di leva attivisti, salvo poi accorgersi che certe istituzioni, per loro natura, non sono suscettibili di democratizzazione, in quanto intrinsecamente piramidali e gerarchiche. Ma perché dovrebbe essere diverso nella società in cui viviamo? Non è il mondo un immenso carcere o un’immensa caserma? Non ci sono quelli che comandano e quelli che ubbidiscono, oltre a quelli che cercano di fare i furbi destreggiandosi?
 
In un’ottica storica, le decisioni vengono prese dai potenti e calate dall’alto: lo jus primae noctis era il diritto del Principe a giacere con le novelle spose la prima notte di nozze. Prepotenza istituzionalizzata.
Le decime che la Chiesa imponeva erano tangenti richieste alla povera gente né più né meno di come i mafiosi attualmente pretendono il pizzo dai commercianti. Anche qui prepotenza istituzionalizzata, che dimostra come la Chiesa avesse capito da che parte stare, cioè quale parte del coltello afferrare: il manico. E questo, nonostante si dichiarasse, a parole, dalla parte dei poveri. I nobili aristocratici, almeno, non erano così ipocriti.
E si potrebbe continuare con un’infinità di altri esempi che testimoniano di come le scelte che contano vengono sempre prese da chi ha il potere di farlo, mentre l’inerme popolazione non può far altro che subire. In tempi pre-moderni esistevano forme di possesso in comune del terreno di pascolo, delle acque e del cibo che avanzava dopo la raccolta. Era un modo per permettere anche ai più indigenti di sopravvivere. A un certo punto, a riprova che i potenti slittano con estrema facilità nella categoria dei prepotenti, i latifondisti decisero di recintare le loro terre, così da impedire la caccia di frodo ai villici, mentre prima si limitavano a comminare la pena di morte ai bracconieri (vedasi Robin Hood). Il libero accesso alle terre di proprietà dei ricchi signori offriva anche altre forme di sussistenza al basso popolo, per esempio la raccolta dei frutti di bosco e, con l’interdizione a entrarvi, pose le basi per la creazione del sottoproletariato che si vide costretto a riversarsi in città per sopravvivere e a fornire mano d’opera per i nascenti opifici della rivoluzione industriale.
Da tale situazione economica scaturirà l’ideologia comunista, che avrebbe influito massicciamente, nel bene e nel male, su milioni di persone.
Di fronte a una situazione esplosiva di conflitto tra masse indigenti e sfruttate e minoranze di privilegiati datori di lavoro, occorreva trovare dei compromessi e degli antidoti per disinnescare la minaccia, giacché quando il popolo esasperato si arrabbia può diventare pericoloso. Fu così che, con rammarico delle vecchie dinastie monarchiche, si decise di adottare la democrazia, facendola passare per progresso e anzi inventando l’idea stessa di progresso, di cui già Leopardi aveva fatto cenno (le magnifiche sorti e progressive). L’idea di progresso fu associata, magari alla lontana, all’evoluzione darwiniana: se è accettabile che le specie animali si evolvano verso il meglio, partendo da una base di semplice brutalità (nel senso di bruto), è vero anche che le società vanno verso forme di convivenza superiori e rispettose dei diritti di tutti, lasciando la barbarie alle spalle. In quanto animalista, mi sono spesso accorto che l’idea di progresso è falsa, giacché di barbarie ce n’è ancora in grande abbondanza, a giudicare da come sono trattati gli animali in questa nostra sedicente civiltà evoluta.
Meglio contare le teste, che spaccarle, fu lo slogan dei riformisti repubblicani democratici, quando si trattò di scegliere tra un potere accentrato nelle mani di pochi o diffuso tra la popolazione. O falsamente diffuso tra essa. Fu così che la gente, in tutto il mondo perché l’idea si diffuse anche fuori dall’Europa, fu chiamata periodicamente a mettere una X su un foglietto di carta e si attribuì a tale atto reiterato un valore simbolico quasi sacrale, quasi una forma di religione laica. Lo dimostra il fatto che gli anarchici bastiancontrari finirono per assumere il ruolo di eretici e, alla fin fine, diventare funzionali al sistema anche loro. Vedete come siamo tolleranti? Dissero a gran voce i democratici repubblicani. Lasciamo vivere senza punirli perfino i sabotatori della grandiosa idea di democrazia, unica arma nelle mani della gente contro i soprusi del Principe. E milioni di persone ci cascarono. Il pifferaio di Hamelin non avrebbe saputo fare di meglio.
Eppure, una parte di buon senso contadinesco e bertoldiano (nel senso di Bertoldo; Brecht non c’entra), ricorda che: “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Ovvero, fatta la democrazia, trovato il modo di fregare il popolo come avviene da secoli e come il Principe non intende smettere di fare.
Alcuni dicono che il referendum è lo strumento principe di questa fantomatica forma di governo chiamata “potere del popolo” e infatti nella civilissima Svizzera ne fanno uno via l’altro. Peccato che la Svizzera non sia per niente un paese civile, a detta di chi ci vive, ma un’isola di schiavi montanari xenofobi e banchieri complici delle peggiori dittature, oltre che di avvelenatori dell’ambiente (vedasi l’Icmesa di Seveso). Certo è un paese pulito, come può esserlo una prigione, ma l’immensa mole di torture inflitte agli animali nei….lindi laboratori di ricerca, ne fa una figlia della Maledizione, per usare le parole di Ceronetti.
La privatizzazione dell’acqua non è un problema solo italiano, non nasce da un’idea di Berlusconi, ma è voluta dalla Comunità Europea, quella stessa Europa che ha voluto la moneta unica, che è alleata della NATO e che è solo una fase di passaggio al Nuovo Ordine Mondiale. La tendenza è quella. Si vendono ai privati le spiagge e le coste, che un tempo erano demanio dello Stato. Si vendono ai privati le foreste e i parchi naturali, che un tempo rappresentavano qualcosa di intangibile e soggetto a proprietà comune, ma siccome spiagge, coste, foreste e parchi non sono alla portata di chiunque, solo gente ricca può permettersi di comprarli. E così il cerchio si chiude: torniamo al medioevo con aristocratici possidenti che sono facilmente controllabili dal Principe, secondo collaudati schemi gerarchici e piramidali.
Pochi proprietari terrieri che decidono – o qualcuno gli dice quali decisioni prendere – della vita e della morte di tutti gli altri, animali e uomini insieme. In Russia ci hanno già provato, con i Kulaki facenti parte della terra su cui lavoravano (vedasi “Le anime morte” di Gogol). L’acqua è bene prezioso solo nella misura in cui si riesce a captarla: e chi può fare una cosa del genere? Chi possiede già adesso le azioni dell’industria idroelettrica? Chi ha in mano le chiavi delle dighe?
Il problema non è tra acqua in mano ai privati o in mano allo Stato, ma tra chi ha come al solito il coltello dalla parte del manico e chi dalla parte della lama. Il vero pericolo è l’instaurazione di un regime totalitario mondiale, come vorrebbero gli Illuminati, in cui non solo l’acqua ma ogni altro bene primario sarà gestito da un’autorità che metterà il cittadino di fronte al ricatto di accettare i servizi necessari alla sopravvivenza, insieme alle altre imposizioni volute dal Principe, o soccombere. Potrebbe arrivare il tempo in cui se non si accettano le vaccinazioni o il microchip sottocutaneo non solo i tuoi figli non entrano a scuola, ma l’intera tua famiglia sarà lasciata morire di fame e di sete o sottoposta ad altre forme di ostracismo sociale in cui non vi sarà altra soluzione che il suicidio.
Alcuni dicono che se votare servisse veramente a qualcosa, sarebbe proibito. Io mi spingo oltre e dico: se il referendum sull’acqua (e sul nucleare) servisse a qualcosa, il Potere non lo avrebbe indetto. Se ce lo lasciano fare è perché sanno come cavarsela e a noi rimarranno in mano non le chiavi delle dighe, ma un pugno di mosche. I pessimisti affermano: “Se va avanti così, ci venderanno anche l’aria che respiriamo!”. Una variante ancora più pessimista afferma: “Se va avanti così, ci venderanno anche il sangue che ci scorre nelle vene!”. Del sangue non so, ma dell’aria già si sono impossessati, solo che non cercano di vendercela, ma ce la danno gratis con l’addizione di bario, alluminio oltre che a piacere, come condimento, salmonella, pseudomonas syringae e, ultimo modello, Escherichia coli.
Con gli acquedotti avrebbero avuto maggiori difficoltà, grazie ai controlli frequenti e capillari, ma il cielo è privo di difese, noi non abbiamo contraerea efficace e poi è il dominio tradizionale dell’aeronautica. Nulla osta, dunque, per militari e affini, a irrorarci di sostanze tossiche, intanto che noi ci preoccupiamo dell’acqua.
Il problema – ripeto - non è tra l’acqua ai privati o allo Stato, ma tra un regime dittatoriale che opprime e ricatta i sudditi e una società ideale decentralizzata e basata sulle reali esigenze della gente, esigenze da analizzare in loco caso per caso. Insomma, si ritorna alla vecchia aspirazione degli anarchici: l’abolizione dello Stato e la creazione di forme di governo autogestite dal basso, magari con votazioni per alzata di mano. Al punto in cui siamo, temo però che sia troppo tardi. Ma non è ancora detta l’ultima parola. Quasi quasi faccio uno sforzo, mi presento ai seggi e infilo quei fogliettini intonsi, belli puliti e puri com’era l’acqua una volta.

8 commenti:

  1. Ottimo Freeanimals :-)
    una analisi veritiera che condivido, è molto difficile aggiungere qualcosa a quello che hai scritto.

    Ciao, wlady

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  2. Forse potrei aggiungere che a distanza di 24 ore mi accorgo che non ce la faccio proprio a entrare in un seggio per depositare delle carte dentro alcune scatole. Mi sentirei come un pesce fuor d'acqua.
    Credo di avere un'anarchite cronica, ormai. E chi mi cura più a me?!?
    Grazie per essere passato di qua.
    Ciao

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  3. E'anche quì essse a rompere i coglioni?? questo è peggio di quando si pesta un cagata per terra...

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  4. Essse, aspettavo il momento di poter dire: "Anch'io ho il sito infestato dai debunkers e ora, grazie a te, quel momento è arrivato. Tu sei il primo e meriteresti un premio. Mi aspettavo, però, un maggior impegno da parte tua, o forse questo è precisamente il tuo maggior impegno. Comunque grazie. Spargi la voce; dillo ai tuoi colleghi, così magari mi capita qualcuno un po' più ferrato di te in materia, con cui scambiare piacevoli schermaglie dialettiche.

    TheAntitanker e Alzategliocchi, grazie per la vostra visita. Fra poco sapremo come sono andati i referendum. Il futuro, a dispetto delle notizie poco rassicuranti, è tutto da costruire (se ce lo lasceranno fare).
    Ciao

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  5. Ciao Freeanimals bell'articolo.
    Ho letto il tuo invito nel sito di Marcianò. Purtroppo per lavoro non riesco a esserci per quella data. Ad ogni modo ci possiamo tenere in contatto comunque per luglio. TI faccio sapere.

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  6. Grazie, Ron! Forse anche tu lavori la domenica? Io faccio i mercatini e, se non puoi la seconda domenica di ogni mese a Gorizia, mi trovi la prima a Cervignano, la terza a Gradisca d'Isonzo e la quarta a Cividale.
    Se Dio vuole prima o poi ci potremo incontrare.
    Ciao

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