lunedì 1 agosto 2011

Bassiano, provincia di Latina, Borneo



Cosa distingue i mafulù, i kayan, i daiacchi e i bassianesi?
Che i primi tre gruppi etnici non usano il telefonino!
Per il resto ragionano tutti nello stesso modo: l’animale è servo, schiavo, cosa, oggetto, merce, strumento di devozione nel rapporto tra uomo e dèi, cibo e trastullo.
Immaginate di avere un potere totale su un singolo individuo o su un intero popolo. Nel primo caso sareste un aguzzino sequestratore della sua vittima, stupratore, maniaco sessuale, sadico e forse anche antropofago. Vedasi l’ultimo cannibale conclamato in Slovacchia.
Nel secondo caso sareste un duce, un tiranno, un imperatore o un semplice feudatario. In entrambi i casi avreste il potere di decidere della vita e della morte di chi è capitato, suo malgrado, nelle vostre grinfie. Gli antichi greci e romani, pur lodati per molte loro prestazioni nel campo dell’arte, della scienza e della filosofia, erano schiavisti patentati. I greci erano razzisti peggio di Borghezio e Calderoli, perché chiamavano tutti i non greci con l’appellativo di barbari. Anche i patrizi romani, se uno schiavo commetteva un illecito, naturalmente dal loro insindacabile punto di vista, poteva essere legalmente messo a morte. Poi, a noi, i libri di storia ci parlano di Trimalcione e degli altri liberti, perché non si può parlare male dei nostri avi romani e vanno evidenziate le cose buone che facevano, come per esempio la Pax Romana.
 
Non dimentichiamo quella famosa frase riportata da Tacito: “Hanno fatto un deserto e l’hanno chiamato pace. Non vorrei che anche la pace dei romani rientrasse in quella categoria di stragi che sulle pagine dei libri si trasformano magicamente in civiltà e rispetto per le popolazioni sottomesse. Del resto, è la stessa operazione di marketing che il nostro Min.Cul.Pop ha fatto con il Risorgimento italiano.
Ma torniamo a noi. Immaginate di avere un potere immenso su un popolo. Voi potete fare dei vostri sottoposti tutto ciò che vi aggrada. Se siete persone mentalmente sane, cerchereste di fare del vostro meglio, come il principe Ashoka in India, ma se siete moralmente bacati vi comportereste come Eliogabalo nell’antica Roma.
Con gli animali è la stessa cosa. Se siete persone per bene, non mangiate carne e li rispettate. Se siete specisti come vi hanno insegnato ad essere, gli animali li mangiate, li andate a vedere nei circhi e negli zoo, li andate a cacciate o a pescare per puro passatempo, li indossate sotto forma di cuoio o pelliccia, li lasciate torturare nei laboratori pagando i loro carnefici nel momento in cui comprate medicine. E via discorrendo, in un’infinità di azioni, dirette o indirette, che vi qualificano come tiranni del mondo animale. E poco importa che ve ne rendiate conto o no, dato che le suore prima, all’asilo, le maestre poi, nella scuola elementare e le professoresse, buone ultime, alle medie, avranno fatto quel millenario lavaggio del cervello, senza impiantarvi alcun microchip, che vi renderà perfetto per perpetuare l’antica oppressione ai danni degli schiavi animali. Se poi vi laureerete in medicina, il cerchio sarà completato. Ecco pronto un altro volenteroso carnefice!
Ma anche se i vostri studi si fermeranno prima della laurea, sarete ugualmente idonei per tormentare gli animali che la società vi ha indicato come schiavi. E che fa il tiranno collettivo di cui siete incarnazione e particella, dopo essersi ben bene saziato? Fa quello che facevano i tiranni singoli, più o meno coronati, più o meno di sangue blu: si dà ai trastulli. Papi, re, imperatori e presidenti di repubblica vanno a caccia nelle tenute reali o presidenziali, che cambiano nome a seconda dei tempi storici. La sostanza non cambia. Dicono che è tanto bello cacciare! E poi fa tanto aristocratico!
Gli abitanti del comune di Bassiano, in provincia di Latina, nell’arcipelago indonesiano, si danno a un tipo particolare di trastullo: fanno correre il cibo. Ne hanno così tanti, di maiali, appesi alle stanghe in cantina, in forma di salami, che hanno avuto la bella pensata di farli correre, da vivi, per le strade del natio borgo selvaggio. E’ proprio il caso di dirlo. Selvaggio come gli abitanti che lo popolano.
Ma se nel Borneo, da tre o quattro secoli, sono andati i missionari cristiani per abolire il cannibalismo, in provincia di Latina quand’è che arrivano i missionari?
Aspettate un momento! Mi dicono dalla regia che nel Lazio i missionari sono presenti da quasi venti secoli. Caspita! Mi viene il sospetto che la corsa del porcellino a Bassiano sia opera dei missionari stessi. E io che mi ero fidato di loro!
Vi dirò, mi sento un po’ preso in giro: è come se andassi dai carabinieri a presentare una denuncia contro terzi, per una violenza subita, e finissi per essere indagato e denunciato. Penso ai preti come a guide spirituali che insegnano l’amore per il prossimo e scopro che nella categoria si sono dimenticati di inserire gli animali. Semplice dimenticanza o esclusione voluta? Sul cattolico suolo italico – e stendiamo un velo pietoso su quello ispanico – si maltrattano gli animali nelle sagre di paese, a volte anche in onore del patrono locale. Da Tonco in provincia di Asti, con la sagra del tacchino, a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino, con il carro trainato da sei coppie di buoi, per finire a Bassiano con la corsa dei maiali legati a una zampa posteriore. E’ tutto uno spensierato sadismo divertente – per loro - e diseducativo. Anzi, per i discendenti di Caino è educativo al massimo e solo i discendenti di Seth lo trovano inadatto per occhi infantili.
Poi, come vuole la tradizione, non quella del porcellino, ma quella più antica della lotta tra bene e male, tra luce e tenebre, ecco che i due mondi entrano in collisione, dopo essere stati in rotta tale per molto tempo, come fuoco che brucia sotto le ceneri, e qualche giudice illuminato (con la i minuscola) fa rispettare le leggi contro il maltrattamento. In Italia ci si aspetta questo e altro, visto che proclamiamo ai quattro venti di essere un paese civile.
Presso i daiacchi, che fino a l’altro ieri erano tagliatori di teste, non c’è nessun giudice che tenti di proteggere i maialini dai maltrattamenti, perché non c’è nessuna legge che ne parli. E noi non ci meravigliamo di questo, giacché per qualche ragione gli indonesiani dovranno pur essere più selvaggi di noi.
Dalle mie parti c’è un detto che capita a proposito: “Ao di vé cinquante ains par nuje?” (devo avere cinquant’anni per niente?). Sottinteso: la maturità mi avrà insegnato qualcosa o no?
Analogamente, trasportando il senso della domanda retorica fatta dal singolo a un intero popolo, ci si deve chiedere: “Dobbiamo avere quasi duemila anni di cristianesimo per niente?”. Siamo o no un tantinello superiori in fatto di etica, per lo meno quella codificata, agli indonesiani che punzecchiano, tormentano e alla fine sgozzano i maiali? Sant’Agostino e Kant non ci hanno insegnato proprio nulla? E lascio perdere i Vangeli e il messaggio cristico, visto che Gesù, i diavoli di due indemoniati, non ha trovato niente di meglio che scagliarli in una mandria di porci, che poi sono andati a sfracellarsi in un burrone.
Sembra proprio che le cose stiano tristemente così, come mostra il video girato in un macello inglese:


E meno male che gli inglesi passano per essere un popolo zoofilo! Ciò è possibile perché nessun inglese vuole lavorare nei mattatoi e, come nei circhi, il lavoro sporco lo fanno fare ai pakistani. In Veneto, per esempio, quanti operai delle concerie sono extracomunitari e quanti sono italiani? Detto per inciso.
Se qualcuno facesse riprese clandestine nei macelli italiani, ne verrebbero fuori delle belle. Ma per fortuna nessuno può introdursi negli abbattitoi. Quei pochi, rari e coraggiosi animalisti che l’hanno fatto si sono presi una denuncia per interruzione di pubblico servizio. I giudici inglesi si sono limitati a dichiarare che una ripresa senza autorizzazione non è valida come prova processuale. A meno che non si sia accompagnati da qualche funzionario, che ti farà vedere solo ciò che vuole lui, non si possono fare riprese filmate, né portarle come prova in tribunale. E allora avanti, continuiamo con la consolidata ipocrisia, uguale a tutte le latitudini, a quanto pare, e se deve arrivare in visita in caserma un generale, diamo una bella imbiancata alle pareti e poi tutto continuerà come prima. Della serie: via la gatta i topi ballano.
Ma quelli di Bassiano, in Malesia, non li fanno correre al chiuso, i maiali, lontano da occhi indiscreti e sensibili, bensì per la strade del paese, di pubblico accesso, come i senesi in Piazza del Campo. Con la differenza che i cavalli di Siena, la loro paura non la manifestano acusticamente, ma se ne stanno zitti e vanno a sfracellarsi in silenzio. I maiali di Bassiano sono meno dignitosi e strillano come dannati. Servisse a qualcosa! I bassianesi indonesiani, duri d’orecchio e di cuore, che fanno? S’impietosiscono? Si vergognano? Si pentono? Neanche per sogno! Neanche morti! Ridono!
E’ questo che la Chiesa voleva? Sono questi i risultati di secoli di cristianesimo? Forse è proprio così che la Chiesa li vuole: insensibili. Esattamente come devono essere le truppe carne da cannone. Militari e preti, non avranno fatto un patto (scellerato) segreto? Io do una mano a te e tu dai una mano a me? Non sarà un caso che esistano i cappellani militari? Se ho visto giusto, mi dispiace per mio zio prete, che è una brava persona, ma il clero mi fa più schifo dei militari, perché almeno questi ultimi non mi prendono in giro. I militari sono quello che appaiono e li trovo meno nauseanti dei preti.
E se volessi fare un confronto tra i kayan e i bassianesi, potrei dire che mentre i primi incaricano i maiali di recare messaggi all’Ente Supremo e per attirare la loro attenzione sulle formule magiche li punzecchiano e gli bruciano le setole, i bassianesi li fanno correre per le strade con una corda legata alle zampe posteriori, incitandoli con grida e colpi, in mezzo a gente festante e vociante, spaventandoli a morte.
I kayan usano i maiali come veicolo per ingraziarsi la divinità, ma quale divinità festeggiano in provincia di Latina? A me sembrano tanti pagani non ancora toccati dal cristianesimo, non convertiti, o anzi convertiti a puntino a qualche feroce Dio pagano. Magari Moloch, o Diana cacciatrice o qualche altra divinità infera.
Se due tribù daiacche nemiche decidono di fare pace, ognuna delle due porta un maialino e il capo villaggio di entrambi gli schieramenti rappacificati uccide il proprio, di modo che lo spirito degli animali vada a raggiungere il Dio per notificargli l’avvenuta pacificazione. A Bassiano e dintorni, dopo la corsa dei maiali, la gente va nei chioschi, nelle taverne o in case private a rimpinzarsi d’insaccati, così da venerare il Dio ventre, unico vero Dio in questa società materialista, frutto reale e visibile di fallimento della Chiesa. O forse della sua massima espressione.
I mafulù, i maiali, li uccidono e basta, senza tante storie, ma a Bassiano è intervenuta la magistratura e ha vietato la corsa. Il sindaco ha avuto una bella pensata, per la serie: “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Ha ordinato che i maialini venissero tenuti in braccio dai concorrenti. Dovrebbe fare la stessa cosa anche il sindaco di Siena!


Morale: gli italiani sono barbari, tranne poche eccezioni, ma hanno la presunzione di non esserlo, mentre gli indonesiani, per lo meno prima di essere culturalmente imbastarditi, sono selvaggi e basta. Schiettamente specisti e feroci, aggressivi e spietati con animali e tribù nemiche, perché in fin dei conti, anche i maiali appartengono a una tribù straniera. Priva di guerrieri, purtroppo.
Perché agli altri animali non si è sviluppato il pollice opponibile? Così almeno potevano difendersi!

3 commenti:

  1. Ehhhh... discorsi che sarebbero da affrontare anche su altri aspetti, non ultimo l'energia necessaria per produrre carne. Una visone strettamente economica, ma non solo. Non è più tempo di etnocentrismo, ma caso mai di eco centrismo. Su questo continuiamo a peccare di grande presunzione. Tuttavia, dei buoni segnali ci sono ed è su quelli che bisogna battere. Movimenti, anche diete e personaggi "vip" fanno scelte che spero non vogliano essere elitarie o di moda per distinguersi... Servirebbero proposte continue in tal senso... Perché, ROberto, non organizzare una sagra all'insegna del mangiare vegetariano? Sarebbe un'iniziativa culturale importante da iniziare. Il mondo non cambia solo con le parole, ma anche con i fatti (fare propositivo, non solo contro). Animalisti... riponete i cartelli (per un momento) e rimboccatevi le maniche per impastare gnocchi e cultura positiva...

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  2. "Il clero mi fa più schifo dei militari, perché almeno questi ultimi non mi prendono in giro". Concordo.

    Commentare è impossibile.

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  3. Caro Sbilfaccio, deduco di non averti mai parlato del VEG Festival che già da qualche anno si tiene a Torino. Organizzatrice è Marina Berati e i suoi collaboratori di Agire Ora.
    Non vi ho mai partecipato, per la distanza, ma anche perché di occasioni conviviali gli animalisti ne hanno fatte e ne fatto a bizzeffe, almeno nei luoghi dove c'è il numero per farle.
    Dove abitiamo noi e con la litigiosità che da sempre contraddistingue gli animalisti (come una volta i radicali) quante persone credi che verrebbero a una sagra vegana/vegetariana?
    E poi dovrei trovare un cuoco: conosci nessuno?
    Tu dici che una sagra sarebbe fatta non per gli animalisti ma per la gente comune, che deve scoprire un nuovo mondo oltre che un nuovo modo. D'accordo, non hai tutti i torti e forse verrebbe più gente dove c'è da mangiare gratis che non per sentire una conferenza. Scontatamente noiosa.
    Io al momento non sono in grado, né ho l'intenzione, di organizzare qualcosa di propagandisticamente mangereccio.
    Però è una buona idea.
    Mandi fantat!

    Zret, grazie per la tua assiduità. Ti ho iscritto nel registro degli.....aficionados.
    Ciao

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