martedì 13 dicembre 2011

Barbarie import export


Ci hanno provato con Halloween e ci sono riusciti! La Chiesa regolarmente protesta dicendo che è una festa pagana che non fa parte delle nostre tradizioni cristiane, ma la filosofia predominante, anglosassone, del “In God we trust”, sembra essere prevalente. Del resto, i nostri padroni a stelle e strisce sono in prevalenza protestanti e da un po’ di tempo in qua il potere del Vaticano viene messo sempre più in crisi. Una batosta via l’altra, per il Santo Padre!
Se si tratta di vendere zucche traforate, maschere horror e ciarpame simile, non ci sono santi e il motto “business is business” è sempre valido, anche con pagliacciate carnevalesche d’importazione. D’altra parte, noi, agli americani, abbiamo dato la mafia e loro ci danno feste paganeggianti prive di radici storiche nel territorio. I nostri commercianti ringraziano e, obiettivamente, tra la mafia e Halloween, non so chi dei due ha avuto in dono la peggiore.

Ora ci stanno provando con il rodeo:
Un’ esibizione macho che in Italia ha solo qualche vago riferimento con i butteri della Maremma toscana, almeno per quanto riguarda il marchio a fuoco del bestiame. Non a caso, l’ultima esibizione di questo genere si è tenuta a Pordenone che, come tutti sanno, nel caso in cui l’Italia dichiarasse guerra agli Stati Uniti, combatterebbe contro di noi. Naturalmente, questa era una diceria degli anni della guerra fredda, di quando ancora esisteva l’Unione Sovietica e l’Italia era il paese europeo con il più grande partito comunista. Oggi, tutto questo è preistoria, ma la base di Aviano è sempre lì, a una decina di Km a nord di Pordenone e non sembra che vogliano smantellarla, né portarsi via le 90 testate nucleari gelosamente conservate nel sottosuolo.
E’ a Pordenone che lo scorso fine settimana si è svolto un rodeo, con tanto di vitellini strapazzati e capriole da corrida spagnola simil-cretesi. La kermesse ha avuto un notevole successo di pubblico (forse sono gli stessi che vanno ad ingozzarsi da McDonald), perché il popolo bue non resiste alla tentazione di andare a vedere i tori infuriati, forse per invidia dovuta al testosterone assente.
Gli italiani, infatti, quando si tratta di sagre, feste paesane o spettacoli con animali, sembrano stregati e non si fanno scappare simili ghiotte occasioni. Non ci facciamo mancare niente, in fatto di barbarie. Ho il sospetto che se arrivasse in Italia un ristorante cinese o vietnamita che proponesse nel menù, pubblicamente, carne di cane, le sale sarebbero piene. Un pienone ogni sera per gustare un’esotica prelibatezza.
Al rodeo dei giorni scorsi ci saranno andati anche militari americani della base, ma la maggioranza erano sicuramente italioti. Io non sono andato alla manifestazione di protesta, perché non sono stato invitato, né sapevo dell’esistenza di questo nuovo gruppo di animalisti. Sono le ultime leve e io già da un po’ mi sento tagliato fuori, ma non è detto che, se avverrà qualche contatto tra me e loro, non si possa collaborare insieme, in futuro.
Probabilmente, se mi è lecito avanzare qualche ipotesi psicologica (o dovrei dire psichiatrica), il fascino che deriva dal vedere scene di violenza, non bastando più quelle propinateci in tivù, deve avere radici antiche, affondate in qualche parte del nostro cerebro. Forse il meccanismo si annida nel cervello rettiliano, o cervello antico, che non ha nulla a che fare con i rettiliani di Icke. Prima di poter ingozzarsi della carne delle prede, i nostri antenati in caccia, quando non erano direttamente impegnati a singolar tenzone con il mammut di turno, assistevano alla sua uccisione, alla lotta dell’omino con il bestione e, quando quest’ultimo cadeva rovinosamente a terra, trafitto da un nugolo di frecce, negli astanti esplodeva un orgoglioso peana di vittoria, con accompagnamento di peli che si rizzavano e pupille che si dilatavano.
Quando, centomila anni dopo, il signor Rossi seduto sugli spalti del Palamonster di Pordenone, vede il vitellino sbattuto brutalmente a terra da un ominide più grande di lui, non è che si mette a ballare la danza scimmiesca dell’isterismo, ma qualche scarichetta di adrenalina gli passa attraverso i nervi e gli gratifica il microcefalo.
Certo, le proporzioni tra il primate, il mammut e il vitello sono decisamente differenti. Non è la stessa cosa vincere un pachiderma o un cucciolo di bovino. Infatti, in Spagna, se il toreador non è un nano, usano bovini adulti. Tuttavia, il cercatore di adrenalina non ha fretta. Sa, in cuor suo, che questa società feroce e prepotente accontenta sempre chi gli è fedele e prima o poi reintrodurranno i giochi gladiatorii.
Se c’è una cosa di fastidioso che il cristianesimo ha fatto, negli ultimi diciassette secoli, è stata quella di aver abolito i reziari e i mirmilloni [1], ma il nostro signor Rossi ha pazienza e sa che se aspetta ancora un po’ verrà accontentato.
Poi, tutti quei bacchettoni, animalisti o cattocomunisti, che leveranno alti lai protestando contro raffinati spettacoli che non possono capire, causa intasamenti sentimentali, saranno messi a tacere con mille sacrosante giustificazioni. Che non c’è vero maltrattamento, nel caso del rodeo. Che è una tradizione mangiar cani, come noi mangiamo maiali, nel caso dei ristoranti cinesi. Che i gladiatori non sono obbligati ad uccidersi come nell’antica Roma, nel caso del Colosseo prossimo venturo .
E via discorrendo, in una ridda di spiegazioni pelose da far arrossire i più bravi contorsionisti. Poi si porteranno come esempi il wrestling e le arti marziali, di cui i giochi gladiatorii saranno solo una variante più rude, nonché le corse dei cavalli e i combattimenti fra cani, per spiegare che l’agonismo e l’aggressività sono intrinseci nella natura animale. Infine, se tutto ciò non dovesse bastare, verrà calato l’asso nella manica: i classici bambini che muoiono di fame in Africa, cavallo di battaglia del “benaltrismo” sciocco e opportunista.
A quel punto, sembrerebbe che animalisti e altri bigotti sentimentali non possano far altro che arrendersi.
Ma non è detto che le cose debbano per forza andare così. Non gli va sempre bene, agli importatori di barbarie. Ricordo che Piero Colle, dotto autore de “Silente cavalleria di primavera” [2], era solito collaborare con Gabriella Giaquinta, delegata degli Amici della Terra [3] di Udine, fino al giorno in cui la sua passione per i cavalli non ebbe il sopravvento sul suo animalismo.
Fu infatti tra i promotori di Palio Donna [4], corsa di cavalli da tenersi in piazza Primo Maggio a Udine, a imitazione del più famoso palio senese. Piero Colle partì per la tangente, il rapporto di collaborazione con Gabriella Giaquinta s’interruppe e, mancando i presupposti culturali ed essendo i friulani poco avvezzi alle corse di cavalli, Palio Donna si tenne solo per un paio di volte, abbandonando il campo, poi, per mancanza di pubblico pagante. Il gioco non valeva la candela, anche se l’originalità dei fantini al femminile aveva sollevato all’inizio qualche curiosità.
Donne e cavalli, evidentemente, sono un connubio difficile, anche se l’altro giorno a Pordenone c’erano pure le amazzoni. Chissà, se gli organizzatori volessero avere il pienone, dovrebbero farle cavalcare nude come Lady Godiva [5], che tanto, al punto in cui siamo, in quest’epoca decadente, ogni freno inibitorio sembra svanito e anche una delle animaliste andate a protestare ha adottato il “nude-look” caro alla P.E.T.A [6].
Insomma, qui si fa a gara a chi offre spettacoli più emozionanti. Accettabili se sono fatti a fin di bene e non si fa male nessuno, ma riprovevoli se sono fatti per denaro e ci sono animali che si fanno male. Di sicuro gli animali, al rodeo, non si divertono.
Io spero ancora che le scimmie yankee e quelle italiche la smettano di saltellare istericamente addosso a tori, vitelli e cavalli, ma non sono più tanto sicuro che ciò prima o poi avvenga. La barbarie, uscita dalla porta, rientra dalla finestra. Non si sa più come arginarla.

Note:

5 commenti:

  1. Questo cercare continuamente l‘adrenalina a tutti i costi ed in qualsiasi modo è l’effetto del virus che ha ormai contagiato tutti.
    Procacciarsi adrenalina è il vero obiettivo degli umani; quello che Battisti chiamava emozioni “… e guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire …”
    Secondo me il cervello dei replicanti è stato deprogrammato da un pezzo e, per effetto di qualche malware, arriva a confondere endorfina con adrenalina, melatonina con tintura di mela.
    Divertirsi con le gare di animali è follia pura.
    Si “vive” per affilare la lama della ghigliottina del nostro boia, lubrificare il fucile al nostro assassino, affidare la propria schiavitù al padrone di turno.
    Fare la diretta del palio di Siena o della corrida o del circo o rodei etc. è la certificazione del fatto che qui sulla terra siamo all’inferno.
    Chissà che peccati dobbiamo scontare!
    Non aggiungo altro poiché hai già detto perfettamente tutto quanto c’era da dire sui maltrattamenti agli animali e sui cacciatori di adrenalina.
    Posso solo ribadire che la penso come te e che vorrei che diventassimo tanti in attesa di essere tutti.
    Ciao.

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  2. Ottimo intervento, Gianni! Conosco gli effetti dell'endorfina e dell'adrenalina, ma mi hai fatto venire la curiosità di sapere se sono prodotte dalla stessa ghiandola. Ne so così poco di anatomia umana!
    Non sono del tutto sicuro, però, che i replicanti di oggi, come li chiami tu, siano molto diversi da quelli di ieri. Infatti, la gente andava volentieri ad assistere agli spettacoli con abuso di animali, sia al Colosseo, sia al circo Massimo. L'uomo è sempre l'eterno uomo.
    Piuttosto, mi hai fatto riflettere che, mostrando in tivù il palio di Siena e il circo, come fa Rai 3,...."è la certificazione del fatto che qui sulla terra siamo all’inferno".
    Un inferno tecnologico.
    Grazie. Mi offri sempre spunti su cui riflettere.
    Ciao

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  3. Grazie Gianni! Me lo sono registrato in scrivania.
    Dev'essere divertente: "In coma è meglio".
    Ci risentiamo.
    Ciao

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