sabato 3 dicembre 2011

Due nobili deretani


Due nobili deretani sono stati presi di mira dalla Sfortuna, che è la sorella scema della Fortuna, che a sua volta è imparentata con la Nemesi e la Giustizia. Insomma, una famiglia di divine zitelle acide, di origine ellenica, che si contendono i destini degli uomini e li puniscono o li premiano a seconda delle loro azioni.
Nel caso dei due cacciatori, sculacciati da rose di pallini di piombo a due capi opposti del pianeta, ad esser coinvolta prevalentemente sembra sia stata la Nemesi, dal momento che i pallini erano riservati alle anatre, ma gli si sono rivoltati contro come boomerang. E se non è Nemesi questa, non saprei chi altri potrebbe essere.
Il primo carnefice-vittima è un americano di 46 anni; il secondo un friulano di 65. Il primo episodio è successo l’uno dicembre; il secondo il due ed entrambi sono stati colpiti sul fondoschiena. Non si riportano decessi, a parte qualche miliardo d’animali ma, si sa, in una società razzista gli untermenschen non contano, non si conteggiano ed è come se non esistessero.

Il primo stava scendendo dalla canoa quando il suo cane è passato sul fucile poggiato sulla riva, facendo partire un colpo; il secondo si è mosso proprio quando suo fratello stava sparando un altro colpo all’anatra che, da brava vittima predestinata, non voleva saperne di morire.
Non sono rari gl’incidenti di caccia; anzi, sono la norma. Nessuno parla mai degli animali che vengono solo feriti, poiché i cani da riporto non li trovano e vanno ad agonizzare lontano per molte ore o giorni. Si parla solo quando il Principe delle Tenebre subisce la malasorte di venir impallinato. Il padrone del mondo, che da secoli ha la pretesa di piegare la natura alla sua volontà, vede talvolta stravolti i propri piani di dominio. La realtà s’incarica di contraddire i suoi propositi e le leggi della fisica s’accaniscono contro di lui, umiliando il suo orgoglio. Una volta premuto il grilletto, i pallini vanno verso la loro destinazione e non si curano d’informarsi se si tratta di un cervo, di un tordo o delle tenere carni flosce di un deretano umano.
In questo caso, si parla di fuoco amico. La foga della battaglia non permette di vedere con chiarezza se il bersaglio è un alleato o un nemico. Le gocce di sudore negli occhi offuscano la vista, giacché, il comprendonio, da un pezzo che è offuscato!
Per il lottatore c’è un solo imperativo: lottare. E per il combattente ce n’è solo un altro: combattere. Poi, a volte, succede che il lottatore e il combattente si trasformano in reduci. Tornano dalla battaglia ricoperti di gloria, fango e decorazioni. Le campane suonano a stormo e i sindaci, con i gagliardetti, li attendono sorridenti sulla porta del municipio.
La gioia della vittoria aleggia nell’aria, i fanciulli lanciano gridi festosi che s’intrecciano con i voli garruli delle rondini. Nel cielo, tra lunghe scie bianche, occhieggia un pallido sole foriero di speranza e quelle oche giulive delle loro mogli, madri e fidanzate, li accolgono a braccia aperte. Anche per stavolta, nonostante il glorioso sangue versato, la cena è assicurata grazie al carniere dell’eroe e la lotta per la sopravvivenza, su questo pianeta assassino, è stata espletata.
Talvolta, però, non avviene nulla di tutto ciò. Niente esaltanti tripudi, né tripodi ardenti. A volte, ad attendere i guerrieri delle Tenebre è il becchino, con la sua livrea da cascamorto. Un’atmosfera lugubre scende sul villaggio e le spose lasciano gli amanti per vestire le gramaglie del lutto. I sindaci restano rintanati delle stanze del cuore pulsante della nazione. I fanciulli vengono messi in castigo dietro la lavagna o, nei casi peggiori, rimpinzati di Ritalin. Persino le rondini se ne stanno mute, appese alle reti degli uccellatori. Nessuno ha voglia di festeggiare quando un cacciatore rientra orizzontale dal fatale incontro con il proprio destino, né quando un nostro valoroso guerriero rientra inscatolato dalle brulle colline afgane.
Il paese è in lutto e piange i suoi morti. Il Direttore d’orchestra rettiliano alza la sua bacchetta e i burattini umani si fanno mesti, ma se la alza solo di un po’ e decreta il riso, le marionette ritrovano il sorriso.
I nostri due eroi sono stati colpiti nel sedere, luogo di tante ridanciane boccaccesche avventure. Il Direttore dalle pupille a fessura ha decretato l’ilarità.
E noi, stolte cavie malleabili, giù a ridere!

8 commenti:

  1. L'umano stupidario si arricchisce di altri culi impallinati.
    "Errare è umano e perseverare è diabolico" si dice.
    Ma questo non si applica agli sciocchi umanoidi che provano piacere ad ammazzare. Questi non sono errori, sono semplici stupidità!
    Con costoro non può esserci discussione, tolleranza, perdono.
    Sono analfaberi del cuore, vandali della vita.
    Robot preprogrammati che eseguono pedissequamente il loro software di gladiatori nell'arena. Ammazzare per vivere! Questo è il loro motto!

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  2. Salve Gianni!
    Mi piace la tua vena poetica.
    Oltre alle definizioni che hai dato dei cacciatori, aggiungerei che sono....anime giovani. Infantili.
    Grazie.

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  3. Pezzo con ritmo e amara ironia. Bello e particolare. Le età delle "vittime" parla di un'usanza in estinzione, speriamo. La caccia non ha che fare col concetto di civiltà, non certo oggi.
    Mandi

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  4. Grazie Sbilff!
    La vita di uomini e animali vale meno delle cartucce che si sparano.
    Quanto costa una cartuccia?
    Quante ne vengono sparate ogni anno?
    Quanto guadagna al mese un operaio della ditta Benelli della Val Trompia?
    E un dirigente?
    Conoscendo questi dati forse si capisce perché la caccia non è stata ancora abolita.
    Un saluto.

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  5. Anche in provincia di Imperia recentemente un cacciatore è stato impallinato ed è morto. Non verseremo molte lacrime.

    Bella la tua epica al contrario.

    Ciao

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  6. Grazie Zret. C'è un sito che si chiama "Associazione delle vittime della caccia". Tiene il conto aggiornato dei morti e dei feriti (umani) per ogni stagione venatoria. I cacciatori provano una passione troppo forte per smettere, anche in caso d'incidente e le fabbriche di fucili e munizioni non hanno nessun interesse a che la caccia smetta. Strano che non facciano propaganda per incrementare il numero dei loro clienti, o forse la fanno in maniera discreta, sotterranea.
    In ogni caso, gli affari vanno bene sul versante delle armi da guerra, quindi anche se la caccia dovesse essere abolita, gli armaioli non andranno in fallimento.
    Ciao

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  7. Gli interessi delle industrie belliche sono radicati, auspici specialmente le banche cattoliche che investono per lo più in armi. La guerra è lucrosa, non meno della caccia: difficilmente si riuscirà a debellarle.

    Ciao

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  8. Mi piacerebbe essere un hacker per entrare nei siti delle banche cattoliche e trafugare i dati dei loro finanziamenti alle industrie belliche.
    Sai che bell'articolo ne verrebbe fuori!
    Da smascherare parecchi benpensanti baciapile!

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