giovedì 29 dicembre 2011

Non desiderare il pelo d’altri


Com’è noto, la Chiesa cattolica ha cancellato il secondo comandamento e ha sdoppiato il decimo, così da rientrare nel numero legale di dieci. Lo ha fatto perché altrimenti avrebbe dovuto rinunciare alle innumerevoli e tradizionali decorazioni religiose che la Bibbia vieta, ma che i fedeli amano venerare nei luoghi di culto. Dal punto di vista dell’arte è stato un bene che abbia manipolato la sacra scrittura, perché se no oggigiorno ci troveremmo le chiese spoglie come moschee e una grossa fetta di cultura non avrebbe mai visto la luce.
Obiettivamente, i dieci comandamenti del Vecchio Testamento erano roba per pecorai che vivevano nelle tende, non per un popolo evoluto e amante dei gadgets.
Così, quando il decimo comandamento originario imponeva di non desiderare la roba (in senso verghiano), la donna, il servo, l’asino e il bue altrui, intendeva dire che un patriarca beduino non doveva farsi tentare dall’idea di uccidere il suo vicino per appropriarsi dei suoi beni, ammesso e non concesso che le di lui mogli, i suoi servi e il suo bestiame, fossero da considerarsi merci e beni materiali.


Con il passare dei secoli e con l’aumentare della civilizzazione, servi e mogli si sono emancipati, raggiungendo i primi un pari livello con il resto della società e le seconde prendendo il posto del patriarca, ma nulla è cambiato per il bue e l’asino, che continuano ad essere sfruttati con metodi ancora più crudeli e che quattromila anni fa erano inimmaginabili. La Bibbia, in definitiva, è stata scritta da uomini per uomini. Se fosse stata scritta da donne per donne, ne avremmo avuta una del tutto diversa, ma per fortuna fino al secolo scorso alle donne era vietato acculturarsi e il pericolo è stato scongiurato. Se fosse stata scritta da animali per animali, non solo avremmo avuto una Bibbia completamente diversa, ma anche la nostra specie, ora, non sarebbe quel tragico demonio folle che siamo diventati. Secondo me Dio doveva farla scrivere ai cammelli, invece di farli passare inutilmente attraverso le crune degli aghi. Per lui nulla è impossibile, ma ha preferito farla scrivere a noi: avrà avuto le sue buone ragioni, ma io non riesco a capire quali siano.
Se Geova ha ritenuto necessario codificare il comandamento di non appropriarsi delle proprietà altrui, senza nemmeno desiderarle, è perché a quell’epoca l’abitudine era piuttosto diffusa. Non appena una tribù riusciva ad organizzarsi militarmente, cioè a mettere insieme un numero sufficiente di baldi giovani testosteronici, la prima cosa che faceva era di andare a razziare le tribù vicine. E questo era un comportamento di molto anteriore alla civiltà, poiché i branchi di scimmioni che girovagavano per il territorio facevano la stessa cosa quando incrociavano altri branchi di scimmioni. Cambiava il numero dei maschi aggressivi, cambiava la tecnologia bellica, ma il desiderio di appropriarsi dei beni altrui ci ha accompagnato fin dalla notte dei tempi, tanto da includere prigionieri di guerra, bipedi e quadrupedi, tra i beni confiscati al nemico. In alcuni casi, questa millenaria abitudine ha strascichi anche al giorno d’oggi.
Il desiderio di impossessarsi dei beni altrui raggiungeva l’apoteosi quando i popoli si organizzavano militarmente, ma si manifestava spontaneamente anche nei singoli individui sotto forma di invidia. Il Legislatore biblico non ha ritenuto opportuno inserire anche quest’ultima nei dieci comandamenti, perché forse non la considerava sufficientemente grave, oppure perché di facile gestibilità.
Normalmente, l’essere umano desidera i beni del prossimo, senza per altro arrivare a sopprimerlo, in virtù del proverbio che ci fa credere l’erba del vicino più verde della nostra. Se uno ha il potere per farlo, arriva anche ad uccidere senza patirne le conseguenze, come fece Davide, che per impossessarsi di Betsabea fece uccidere suo marito Uria.
Di solito, l’uomo della strada desidera cose che si possono comprare, senza rubarle agli altri. La donna della strada, invece, desidera pellicce e gioielli che si possono sì comprare, facendo però uccidere, nel caso delle pellicce, chi ne era il legittimo proprietario. Zingari e malviventi vari le rubano senza tante storie, perché non hanno il tempo e la pazienza di lavorare una vita, mettendo da parte i risparmi, per comprarsi quel genere voluttuario di beni.

Tuttavia, non tutte le merci sono soggette a invidia da parte di terzi. I bulli all’uscita di scuola, dopo averli desiderati, sottraggono I-Pod e telefonini al malcapitato compagno di classe, ma a me tali oggetti non fanno né caldo né freddo e non li vorrei neanche se me li regalassero.
Una ragazza poco evoluta può desiderare una giacca di visone e andare alla ricerca di un fidanzato grullo che gliela compri, ma migliaia di altre donne più emancipate, che sanno come la pelliccia viene prodotta, non provano il minimo desiderio di possederla.
E questi sono solo due esempi di come, in una società dei consumi complessa come la nostra, beni e oggetti possono avere valenze totalmente differenti. Solo quella parte di popolazione strutturalmente materialista e incolta può lasciarsi tentare dal desiderio di comprare macchine, pellicce, orologi d’oro, tecnologia telefonica e altri gadgets moderni, perché è stata indotta a credere che la felicità risieda in tali suppellettili. Le persone un po’ più evolute sanno di non dover cadere in tale trappola. Quando la Chiesa condanna il materialismo del Natale, non fa altro che rimarcare l’importanza del materialismo durante le feste di Natale, in base allo stesso principio per cui Excusatio non petita, accusatio manifesta. Secondo me il Vaticano ha preso qualche tangente dai commercianti!

Per decenni ci hanno fatto credere che oltre alla FIAT 600, desiderata da operai e impiegati del boom economico, gli italiani potessero comprare anche la pelliccia di visone alle proprie mogli, mentre la 600 serviva per raggiungere amanti e prostitute. La pubblicità ha martellato le menti dei consumatori abbinando inspiegabilmente la pelliccia all’eros; avvenenti attrici hanno contribuito a ciò e migliaia d’italiane, man mano che i loro volti si riempivano di rughe, hanno optato per la pelliccia, in maniera inversamente proporzionale al calo di attrattiva che il loro corpo decadente manifestava. Questo spiega perché, come nel caso dei cacciatori l’età media sia intorno ai sessant’anni, quella delle donne impellicciate si attesti più o meno sulla stessa cifra. Si chiamano fossili viventi.
Con l’avvento del botox e del lifting, le donne preoccupate degli anni che passano si orientano verso la chirurgia estetica, piuttosto che verso la pelliccia.
E, se queste premesse sono corrette, possiamo dunque spiegare perché gli allevamenti di animali da pelliccia siano in diminuzione, senza dimenticare il contributo dato dagli attivisti per i diritti animali nell’elaborazione di un nuovo paradigma etico.
Tra la maggior parte delle dive anni Sessanta, che facevano pubblicità alle pellicce, ce n’è stata una che ha preso una strada totalmente diversa: Brigitte Bardot. A differenza della Loren e della Lollo, bellezze mediterranee e caserecce, la Bardot ha mostrato una superiorità morale decisamente marcata, rispetto alle altre due. Mentre le nostrane si godono una serena vecchiaia, BB è ancora sulla cresta dell’onda e dialoga con i grandi, in questo caso i grandi figli di buona donna, che per riscattare un passato di aguzzini al KGB, si mettono a fare gli ecologisti.
Nulla di sbagliato, sia chiaro, perché al punto in cui siamo, con traditori a tutti i livelli, gli animali accetterebbero di buon grado anche l’aiuto del demonio, se costui si degnasse d’intervenire. Putin ha deciso di vietare l’importazione di pelli di foca?
Viva Putin!
Mi unisco al desiderio di Brigitte Bardot e gli faccio tanti auguri di lunga vita. Meglio amico delle foche che aguzzino di dissidenti.

10 commenti:

  1. Carissimo Roberto
    Sei particolarmente ispirato!
    Le tue parole descrivono i balordi ed arroganti comportamenti umanoidi con precisione chirugica.
    Il Padreterno, capendo che da soli non ce l'avrebbero fatta a coabitare civilmente come gli animali, aveva fatto stampare le tavole dei dieci comandamenti alla stregua del manuale delle giovani marmotte.
    Ma, tutto il mondo è paese, fatta la legge trovato l'inganno!
    L'esito di quel regolamento di condominio con tanto di tabelle millesimali è sotto gli occhi di tutti!
    Non commento oltre per non rovinare la bellezza del tuo articolo che è semplicemente strepitoso.
    Ciao.

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  2. Anche tu, Gianni, mi farai venire il diabete, con tutto questo....miele.
    Continua pure: mi piacciono i dolci!
    Franco Travaglini, giornalista animalista, a una conferenza una volta disse: "Da 4.000 anni è stato scritto il quinto comandamento "Non uccidere", ma non per questo la gente ha smesso di ammazzare il prossimo".
    Secondo lui, e io penso che abbia detto una cosa giusta, i dieci comandamenti avevano un valore indicativo, come una meta da raggiungere. Andrebbero aggiornati, dopo 4 millenni, ma molto ancora c'è da fare, soprattutto in rapporto agli altri animali.
    Se, come molti vorrebbero, ci si preoccupa solo degli uomini, cercando di applicare i 10 comandamenti solo a noi, si finisce per non preoccuparsi di niente e di nessuno.
    Grazie. Un saluto.

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  3. Non penso che sia tramite la bibbia o la religione in genere che si prenda sensibiltà verso gli animali,la unica via è quella della progresiva "evoluzione"e presa di coscienza individuale e di trasmeterla a chi a noi è vicino...come dice l'articolo,la "moda"della pellicia è ormai in scadenza,come pure la gente che va al circo,è evidente la diminuzione di questi per mancanza di publico....quindi qualcosa si muove...

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  4. E' vero, Martin, pellicce, circo e caccia sono in declino, ma se ancora predomina il concetto di superiorità dispotica dell'uomo nei confronti degli animali, è perché la cultura e la mentalità generalizzate ce l'hanno imposto come dogma.
    In questo, la religione ha sicuramente le sue responsabilità.
    Ciao

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  5. Secondo molti semitisti, la traduzione "desiderare" è errata. In verità, il verbo ebraico recita: "Non gettare il malocchio, non compiere malefizi" a danno delle donne e cose altrui. Il tutto nell'ambito di un'esecrazione del dio biblico nei rispetti della magia e dell'evocazione degli spiriti, considerate pratiche immonde, punite con lalapidazione.

    Bene la Bardot; male la Lollo.

    Ciao

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  6. Zret, in effetti avrebbe senso. E si dovrebbe tradurre così: "Non gettare il malocchio sulla casa, sulla moglie, sul servo, sulla serva, sul bue e sull'asino del tuo vicino".
    Ma perché avrebbero dovuto mettere il verbo desiderare al suo posto?

    Riguardo a Giornalettismo, non sapevo che tu avessi il dente avvelenato e non posterò più link che lo riguardano sul tuo sito.
    Tuttavia, di debunkers ce ne sono dappertutto.
    Qui ne ho trovato uno di nome Gregorj:

    http://www.giornalettismo.com/archives/183197/la-bistecca-che-brillava-di-luce-propria/

    Ciao e grazie.

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  7. Fu Agostino d'Ippona a riscrivere il Decalogo: vescovo lussurioso e pieno di pruderie al tempo stesso, ritenne che si dovesse demonizzare il desiderio in quanto tale, la concupiscenza, radice per lui di ogni male.

    Non è che abbia il dente avvelenato con quelli di Giornalettismo: non tollero la loro assoluta mancanza di buon gusto. Passi se l'etica è conculcata, ma all'estetica non rinuncio.

    Ciao e grazie a te per i tuoi eccellenti articoli.

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  8. Ma sei un'enciclopedia!!!
    :-)
    I tuoi studenti devono adorarti....

    So che Massimo Mazzucco recentemente aveva avuto da ridire con Giornalettismo, sulle scie chimiche, ma non conosco gli orientamenti della redazione.
    C'è però una giornalista che mette spesso notizie sui cani mangiati in Estremo Oriente. Magari ha una sensibilità superiore rispetto ai suoi colleghi.
    Comunque, grazie per le precisazioni.
    Ciao

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  9. Roberto,infatti,io ho detto che "non sarà la religione a darci piu sensibiltà verso gli animali" (non lo fa nemmeno nei confronti degli uomini..)...e che invece sia questa una delle responsabili dei "sacrifici"l'ho sempre sostenuto,le religioni monoteiste e non hanno fatto sempre uso del sacrificio rituale,sia del agnello,che del uomo,la violenza nelle religioni è intrinseca,c'è una corrente del budismo,che crede nella possibile "retro-gresione"del anima e puo incaranre anche in un animale...da li il fatto che sono un po'piu benevoli con questi,non sia mai che si ne uccido uno,sto magari facendo fuori il mio zio...ti ripeto,sarà solo la logica evoluzione del essere umano a stabilire un pacifico equilibrio fra le diferenti forme di Vita...
    P.S: ho osservato al meno in Argentina,che anche la maledetta abitudine di avere uccelini in gabbia sta scomparendo,resta una cosa dai sessantenne in su...
    Ciao

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  10. Martin, come sai io non credo nell'esistenza dell'anima, ma se è vero che per l'induismo e il buddismo le anime degli uomini cattivi possono prendere il corpo di qualche animale - e per questa ragione la gente porta rispetto agli animali - allora quella sarebbe l'unica cosa buona che le religioni hanno mai prodotto su questa terra.
    Se in Argentina, come anche da noi, gli uccelli non vengono più tenuti in gabbia, i cacciatori hanno un'età media di sessant'anni e le donne impellicciate sono anch'esse anziane, forse stiamo veramente andando incontro alla nascita di un nuovo paradigma culturale.
    Tuttavia, può essere che la crudeltà sia solo nascosta, tipo vivisezione e mattatoi, e che prima di parlare della nascita dell'Uomo Nuovo, passeranno secoli.
    Quando arriva l'Era dell'Acquario, fra 800 anni?

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