venerdì 16 dicembre 2011

Non dire Rom se non l’hai nel sacco






Dopo l’assalto al campo Rom di Torino del 10 dicembre, è uscita sul Gazzettino la notizia dell’ arresto di un uomo che si era introdotto in un giardino scavalcando il recinto e cercando di rapire un cane di grossa taglia. Senza minimamente pensare al fattaccio torinese, avevo inviato un commento alla notizia in cui chiedevo se a tentare di rapire il cane fosse stato un Rom. Il commento mi è stato censurato perché, come dice la redazione del giornale veneto nel disclaimer, non si accettano commenti che contengano “espressioni volgari o scurrili, offese razziali o verso qualsiasi credo o sentimento religioso o abitudine sessuale, esaltazioni o istigazioni alla violenza o richiami a ideologie totalitarie”.

La mia semplice curiosità di sapere, siccome il ladro era stato arrestato, se fosse di etnia Rom, è stata considerata offensiva. Oppure pericolosa, perché vista come una provocazione. Di modo che, per eccesso di perbenismo, che oggi viene chiamato buonismo, si arriva a negare la verità che Rom e Sinti abbiano la tendenza a rubare. Non m’interessa qui e ora approfondire le ragioni storiche che hanno portato a questo risultato, e lungi da me voler emettere sentenze di condanna o giudizi moralistici in merito a tale loro tendenza, ma se dobbiamo partire, come dovrebbe fare ogni testata giornalistica, dai dati di fatto, cioè dai concreti epis
odi della realtà, si deve ammettere che in quasi tutti i rapimenti di animali domestici c’è la matrice zingara.
Vi voglio raccontare un aneddoto di quando ero maestro elementare e avevo tre bambini Rom nella scuola di Talmassons.
Erano due fratelli e un cugino che usufruivano del trattamento speciale di avere un insegnante tutto per loro (me). Un giorno dettai al più piccolo questo problemino: se lo zio Tony ha 16 pecore e durante la notte i suoi cugini gliene rubano 8, quante pecore si ritrova al mattino lo zio Tony? Manuel mi guarda perplesso e serio e poi, da bambino giudizioso ed esperto della vita qual era, mi risponde: “No, no, maestro, io non mi voglio impacciare in queste storie!”.
Il furto di bestiame, chiamato abigeato, ha avuto origine con la pastorizia e presso i popoli del Terzo Mondo è pratica diffusa. In Madagascar, paese che conosco bene, i ladri di zebù si chiamano malaso e sono odiatissimi dalla popolazione. A volte, quando catturati, vengono giustiziati sul posto, senza processo.

In Occidente, i Rom si rubano il bestiame tra loro, quando non fanno regolamenti di conti tra famiglie a colpi di pistolettate, e rapire cani ai Gagi, cioè noi, è solo logico e consequenziale. Non so quanto il fenomeno sia diffuso, ma alcuni ritagli di giornale in mio possesso mi dicono che a Udine due donne pagarono un milione di lire per ciascuno dei due cagnetti rapiti [1], se non che, i Rom del Villaggio del Sole, un quartiere periferico della città, dopo aver intascato la somma del riscatto, glieli fecero trovare morti.
Antonella Federici, in un suo editoriale del Gazzettino cartaceo [2], racconta di come nell’area di parcheggio del supermercato Lando, dove a Mestre inizia la strada statale Romea, succede spesso che vengano lasciate auto o camper con il cagnolino di razza a bordo e, di ritorno con la spesa, di scoprire che il cane non c’è più. In questo caso, nessuno si fa avanti chiedendo il riscatto come a Udine, perché i ladri preferiscono rivendere il cane di razza ed evitare il reato di estorsione. La giornalista si lamenta del fatto che i carabinieri si scocciano quando gli affranti padroni del cane vanno a presentare esposto contro ignoti, perché per loro è solo un’inutile perdita di tempo, dato che i responsabili non vengono mai individuati.
Essendo uomini come tutti gli altri, ovvero carichi di preconcetti specisti, anche i carabinieri in questi casi obiettano che ci sono cose più importanti dei rapimenti di cani. Anche loro sono, nei secoli, fedeli al principio del “benaltrismo”.
Come ci racconta Virginia Woolf nel romanzo Flush il furto dei cani di razza era già praticato in Gran Bretagna nel XIX secolo e i cagnetti presi di mira appartenevano ai nobili e agli aristocratici. A rapirli per chiedere il riscatto erano proletari dei quartieri poveri e malfamati di Londra e delle altre città industriali. Poiché ad essere colpiti, negli affetti e negli averi, erano le classi agiate, quelle stesse che magari sfruttavano i lavoratori nelle miniere e nelle fabbriche, immagino che una certa mentalità di Sinistra approvi o giustifichi i rapimenti di cani, tanto è vero che nel paese comunista per eccellenza, la Russia, fino a poco tempo fa possedere un cane era considerato controrivoluzionario e quindi disapprovato dal partito.
In un altro paese comunista (ora non più), la Cina, il governo centrale impose una tassa di 6.000 Yuan, un milione e duecentomila lire, a tutti i possessori di cani, ma – ed è questa la vera notizia – il Comune di Pechino si oppose giudicandola troppo elevata, discriminatoria e impopolare [3].
Oggi, benché molti cinesi e vietnamiti rapiscano i cani di proprietà per venderli ai ristoranti, sembra che la mentalità della gente stia cambiando e che la figura per noi classica di fedele amico dell’uomo stia prendendo piede anche in Cina, come si può dedurre dalla storia del cagnetto che ha sviluppato la capacità di riconoscere il denaro e che è diventato la star del quartiere.
Infine, come prova del fatto che non ho nulla contro i Rom, almeno finché non rubano cani o beni di proprietà ai Gagi, concludo con un altro aneddoto personale. Quando abitavo in un monolocale di Milano, una sera misi il cucciolo di maltese, che avevo appena preso in un canile, a dormire nella FIAT 500 parcheggiata in strada, non potendo tenerlo a dormire nell’appartamento. Se non che, dopo averlo chiuso a chiave in macchina, lasciando aperta una fessura ai finestrini, notai che, appoggiata al muro della strada, proprio all’altezza dell’utilitaria, c’era la losca figura di un tarchiato sudamericano, in attesa di qualcuno. Aveva visto che mettevo il cagnetto in macchina, senza proferir parola. Fatti una decina di metri in direzione del miniappartamento, decisi di ritornare sui miei passi e di riprendermi il maltese.
Che rubasse pure la scassata 500 – pensai – ma non il cane!
A pensar male si fa peccato, ma s’indovina. Il crimine è meglio prevenirlo che reprimerlo e quello fu il primo caso in Italia di Minority Report applicato a un cagnetto maltese, che poi visse con me per i successivi 17 anni.

Note:
[1] Messaggero Veneto del 1.06.93
[2] Gazzettino del 29.09.94
[3] Gazzettino del 15.09.94

8 commenti:

  1. tra poco sarà vietato perfino citare in giudizio anche in caso di fragranza di reato chiunque non abbia cittadinanza italiana o sia di un'etnina diversa, potrebbe essere considerata discriminazione, alla faccia dell'eguaglianza.

    Ps ti segnalo questo articolo, ora se volevano consentire i rapporti omo per me nessun problema MA CHE C'ENTRANO GLI ANIMALI?
    Possono esprimere un giudizio o volontà del rapporto loro???

    http://effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=70165:la-sodomia-e-il-sesso-con-gli-animali-adesso-negli-usa-sono-legali&catid=34:lettere&Itemid=199

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  2. Roberto !!!!!ma ancora!!! perchè continuare a cascare in sfoghi razzisti ???? mi chiedo come mai la tua sensibiltà verso altri esseri ( animali)sparisca cosi facilmente in confronto col diverso,giudicando solo per le aparenze,mi dici che senso ha? la tua lotta per la difessa degli animali è ammirevole,ma la tua superficialità nel giudicare e sorprendente.Sai perche ti acusso di superficialità?perchè punti il ditto solo contro i "diversi"cadendo cosi nel piu primitivo degli istinti "quello apartiene ad un altra tribù"..."donne e buoi dei paesi tuoi"e in questo raptus di "primitivismo"dimentichi que questi agli animali se li mangiavano ( come pure forse al diverso !!!!)se non sono ucraini,sono zingari o...sudamericani !!!! ma dai,quel tarchiato "sudamericano"eri sicuro che voleva rubarti il maltese?forse si stava chiedendo chi poteva lasciare tutta la notte in machina un cane...e poi non dimenticarti che "Minority report" aveva delle falle....

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  3. Martin, se leggi i miei articoli (tutti e non solo uno) ti accorgerai che io non me la prendo con i...diversi, appartenenti a etnie differenti, e quindi la tua accusa di comportarmi come tutti gli altri, che ragionano secondo schemi tribali, non è giustificata.
    Io me la prendo con chiunque infierisca sugli animali e a farlo non sono di certo solo gli zingari. Rubare cani, per chiedere il riscatto o per rivenderli, è invece una loro prerogativa. Ucraini e altre genti slave li uccidono direttamente. Se tu vuoi tenere gli occhi chiusi di fronte a queste realtà, fai pure, ma non venirmi ad accusare di essere razzista.
    Mi hanno detto che nel tuo continente (in Perù, per la precisione), se un cane morde qualcuno, vanno in gruppo, lo immobilizzano, lo cospargono di benzina e gli danno fuoco. Qui da noi, se un cane morde qualcuno, viene messo sotto sequestro e il giudice decide se deve essere soppresso o se risparmiargli la vita. Se si tratta solo di un morso viene lasciato vivere e solo le l'umano morsicato muore, in alcuni casi ma non sempre, il giudice decide per la soppressione.
    Ora, anche qui, se vuoi chiudere gli occhi di fronte a questi dati di fatto accertati, fai pure, ma non ti arrabbiare se ti rispondo che le tue accuse sono infondate.
    Capisco che tu voglia difendere la tua terra, ma dovresti farlo senza mancare di rispetto alla verità.
    Ciao e grazie.

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  4. Grazie Barbara e benvenuta sul mio blog!
    Per ora non intendo pagare 7 euro a Blondet, perché le stesse informazioni le trovo gratis altrove.
    Tuttavia, se vuoi fare copia e incolla e postare l'articolo qui, ti sarò grato.
    Avevo letto che anche in Olanda hanno legalizzato i rapporti sessuali con animali ed è strano che succeda proprio in due paesi...civili.
    Mah, saranno anche questi i segni dei tempi, i segni della fine?
    Verrebbe da crederlo, se solo l'Apocalisse si potesse prendere sul serio.
    Magari ne riparleremo.
    Ciao e grazie.

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  5. Martin, mi accorgo ora che il tuo commento più lungo non è apparso. Quello dove parlavi del signor Martinelli. Come mai?
    Prima che tu mi accusi di censurarti, ti prego di ripostarlo, se vuoi.
    Lasciami dire inoltre che su Stampa Libera NON sei stato radiato da nessuno e questi tuoi sospetti non sono dovuti a censure volontarie ma a qualche disguido.
    Se vuoi credermi credimi, se no fai a meno.
    Come alcuni tuoi commenti siano finiti nella spam, non so.
    Per il resto, un gesto di gentilezza di una ragazza Rom non fa sparire i furti di cani compiuti da altri membri della sua etnia.
    Se tu vuoi far finta che non si verifichino, fai pure. Io mi attengo ai fatti e respingo le accuse di razzismo, da parte tua, di Elisabetta e di quant'altri.
    Ciao

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  6. Questa dei rom che rubano i cani non la sapevo...

    Io "accudisco ed ospito" due gatte che però sono libere di girare per il quartiere come e quando vogliono.

    Fin'ora mi preoccupavo solo che non finissero sotto una macchina, dovrò cominciare a preoccuparmi anche dei rom? Qui, però, non ci sono notizie in quel senso. Ciao.

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  7. Buongiorno Wasp! Molti anni fa, quando si accampava il circo, i gatti sparivano dal paese e il sospetto era che venissero catturati per darli in pasto ai leoni spelacchiati al seguito della carovana.
    Se i circensi fossero stati cinesi, i sospettati non sarebbero stai i leoni.
    Poi, l'ente nazionale circhi è riuscito a farsi dare i finanziamenti pubblici, di cui usufruiscono tuttora, e non c'è stato più bisogno di rapire i gatti di famiglia.
    Il furto dei cani, per riscatto o per rivenderli, sembra sia continuato, ma se esistono differenze tra Rom e Sinti, ammaestrare animali è una prerogativa dei secondi, chiamati anche giostrai, mentre i Rom tradizionalmente si sono sempre occupati di commercio di cavalli.
    Poi c'erano i Calderas, che, come dice il nome, aggiustavano le pentole.
    E' facile immaginare che, con il consumismo, i Calderas si siano estinti o siano entrati a far parte della più vasta categoria dei Rom.
    Non è facile ottenere queste informazioni, non direttamente da loro, per lo meno.
    Un saluto.

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  8. Martin, anche stavolta Hotmail e Gmail non si sono messe d'accordo e il tuo ultimo commento, che mi appare nella posta, qui non lo vedo.
    Vabbé, fa niente.
    Ne riparleremo.
    Ciao

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