Cara Mucca, non essere così ingenua! Nessuno, in Argentina, verserà mai una lacrima per te, né prima, né durante, né dopo averti assassinato. L’unico liquido corporeo che gli argentini sapranno versare sarà quello delle ghiandole salivari e non di quelle lacrimali. Tutti, tranne gli animalisti, vedranno in te del cibo su quattro gambe anziché una persona dotata di sensibilità, individualità e diritti. Vedono in te bistecche e hamburger esattamente come Giacomone, in preda ad una fame accecante, durante la corsa all’oro del Klondike vedeva Charlie Chaplin come un grosso pollo e non come l’abituale compagno di baracca.
Vi sono dei momenti topici nella vita degli animalisti occidentali e uno di questi è la traversata di un mese che i cavalli argentini vengono obbligati a fare, nel chiuso di buie e puzzolenti stive di navi mercantili, per essere importati in Francia e Italia, paesi notoriamente equinofagi. Gli altri incubi spinosi sono gli agnelli trasportati dall’Ungheria all’Emilia Romagna, i cavalli dalla Russia alla Puglia e le mucche dalla Germania alla Tunisia, i primi due casi solo su camion e il terzo sia su ruota che per nave.
Quando il consumatore italiano di carne equina mangia la fettina sanguinolenta suggeritagli dal medico in funzione antianemica, dovrebbe considerare che quella povera carne ha affrontato un viaggio terribile in fondo alla stiva di una nave. Come gli africani che morivano o si ribellavano durante le traversate in direzione delle Americhe venivano gettati in mare, così anche i cavalli che non ce la fanno vengono gettati nello stesso oceano, anche se le direzioni di marcia sono opposte.
Tuttavia, sembra che tali questioni etiche interessino pochi lettori e allora mi adeguo spostando l’argomento su temi di economia sociale. Per la durezza dei vostri cuori, direbbe la Bibbia. Eccovi allora un’intervista a distanza fatta ad un argentino che vive in Italia da dodici anni.