lunedì 20 agosto 2012

Gli ultimi sagrestani


La società sta cambiando, anche se i suoi membri non se ne accorgono. E quando mai il popolo ha da essere reso consapevole di come stanno le cose?
Al di là del generale impoverimento, la società non sta cambiando totalmente in peggio o totalmente in meglio, ma cambia sia in un caso che nell’altro, progressivamente, come una forbice che divarichi le due lame. Il divario tra i consapevoli e gl’ipnotizzati - ma si potrebbe dire anche tra i giusti e gl’ingiusti - diventa vieppiù considerevole.
Quando domenica 19 mi sono trovato in piazza del Popolo a Sacile (PN), per partecipare alla manifestazione di protesta degli animalisti contro la Sagra dei Osei, mi sembrava di essere nel film Idiocracy. Vedevo passarmi accanto masse d’imbambolati e ottusi manichini e ci mancava solo che gli uscisse la bava dalla bocca. In compenso i loro marmocchi s’ingozzavano di zucchero filato e di caramelle gommose, quelle fatte con le ossa degli animali macellati.
Adulti passavano con le loro scatolette traforate in mano, a riprova che la gita a Sacile non era stata infruttuosa e che un piccolo condannato a morte per inedia era stato comprato al locale mercato degli schiavi.




Naturalmente, sono orgogliosi del loro operato, passano davanti agli animalisti con un sorriso di compatimento stampato sul volto e pensano che non ci sia niente di più innocente che comprare un canarino a una sagra.

Lo pensano perché, come ho già detto, sono ipnotizzati da un continuo stillicidio propagandistico da parte dei loro padroni, che li vogliono sottomessi e che concedono loro di sfogarsi sulle bestie onde evitare che si sfoghino sui padroni stessi.
L’idea che il popolo abbia una categoria ancora più in basso su cui sfogare la rabbia della propria condizione di schiavi è stata da sempre propagandata dalle perfide guide religiose che sono in stretta collaborazione con la classe padronale, usufruendo di parte dei privilegi che la classe al potere arroga per sé.
Quando l’operaio sull’orlo di una crisi di licenziamento va alla sagra e si compra un bengalino è come quel maestro elementare maltrattato dalla moglie che, arrivato in classe, se la prende con gli allievi. Lo si può vedere nel film Pink Floyd The Wall.
Gli animali, in questa società gerarchica e oppressiva, sono sempre stati la valvola di sfogo delle frustrazioni, dei singoli sadici che commettono efferatezze, e delle masse inconsciamente contente di avere una categoria più in basso di loro. Facendo correre i cavalli a Siena e gli asini a Roveredo in Piano (PN), i contradaioli e i roveredani si tolgono una piccola soddisfazione e dimenticano che i veri quadrupedi da soma sono loro stessi, così come voluto dalle élite al potere.
Idem con gli uccelli in gabbia alla sagra di Sacile, che in quella annuale occasione viene completamente transennato.

Appena arrivato in piazza, dopo essere passato attraverso un varco tra le reti da cantiere edile, mentre i bigliettai erano distratti, ho 

chiesto di poter intervistare qualcuno degli animalisti. E’ stata chiamata Daniela Galeota, quarantaduenne di Pordenone. Ci siamo seduti sui gradini del palazzo veneziano sotto il cui portico colonnato gli animalisti avevano depositato zaini e materiale cartaceo.

L’anno scorso non c’ero e mi sono perso la baruffa tra Dario, un manifestante, e un espositore. Lo stesso che qualche anno prima aveva messo le mani addosso a Massimo Vitturi, dando seguito a un processo per violenza privata poi decaduto perché l’aggressore aveva chiesto scusa all’aggredito.
Il tizio c’era anche quest’anno, nonostante la Pro Loco, dopo l’aggressione dell’anno scorso, avesse promesso che i facinorosi sarebbero stati tenuti lontano dalla sagra.
E questo episodio, questa “indulgenza” verso le teste calde, denota sia che il business viene prima di qualunque cosa, sia soprattutto che l’intera faccenda è basata sulla menzogna.
Tutto ciò che viene detto dai promotori della sagra è falso e questa norma vale anche per il resto della società. Quella società che, non dimentichiamolo, sta cambiando.
L’anno scorso Dario si era avvicinato al venditore di uccelli e, sotto il sole di mezzogiorno, gli aveva gentilmente chiesto di mettere all’ombra le gabbiette. Per tutta risposta l’energumeno lo aveva prima spinto e poi afferrato per il collo. Anche in quel caso ci sarà un processo e tutti ci aspettiamo che chieda di nuovo scusa per le sue intemperanze: forse crede di poter prendere in giro la gente all’infinito, giudici compresi.
Qui sta l’essenza del mondo venatorio e della società necrofila in generale: dire di amare la natura e nel contempo ucciderne le componenti.
Lo fanno da anni e solo loro ci credono, autoipnotizzandosi beati. Le autorità di Sacile fanno la stessa cosa. Si vantano di essere al passo con i tempi e di rispettare la natura. E intanto mettono uccelli in gabbia, vendono strumenti atti a sterminarli e incrementano lo spaventoso mercato degli uccelli esotici.

Mi fanno quasi tenerezza i forestali quando allestiscono una mostra di trappole sequestrate, dicendo, come si legge nell’opuscolo distribuito dalla Pro Loco, che lo scopo è “di creare un momento interattivo di riflessione con i numerosi visitatori e appassionati, affinché possano maturare quelle necessarie sensibilità rivolte alla tutela e conservazione della biodiversità” (pag. 29).

Ci avete capito qualcosa? Io ho capito che con un linguaggio fumoso, che dice tutto e niente contemporaneamente, si vuole contrabbandare la caccia e l’uccellagione come compatibili con la conservazione della biodiversità. E poi, perché chiamarla biodiversità? Chiamarla natura fa schifo? Bisognerebbe prima spiegare alla gente cosa significa biodiversità, ma va bene anche così: meno ne capiscono e meglio è.
Come è sempre stato.
Daniela mi ha spiegato che il suo gruppo è il secondo anno che organizza la manifestazione anti-sagra, ma negli anni precedenti c’era qualcun altro. Io, la mia ultima manifestazione, credo di averla organizzata nel 1995. Poi c’è stato Unabomber, che inaugurò i suoi ordigni proprio in occasione di una sagra dei Osei e proprio nello stesso posto dove ci mettevamo noi a protestare (ma in quell’anno non c’eravamo).

Daniela mi ha anche raccontato che l’anno scorso il sindaco di Sacile, Roberto Ceraolo, era estremamente seccato che gli 

animalisti gridassero “Vergogna, vergogna” proprio nel cuore della città e ogni cinque minuti andava spazientito a chiedere ai poliziotti di far allontanare i dimostranti. Al che, i responsabili della questura gli rispondevano che la manifestazione era del tutto pacifica e che il prefetto e il questore avevano concesso l’autorizzazione a posizionarsi proprio lì.

E’ per questa ragione, per il grosso fastidio che avevano provocato al principale promotore della sagra, che Daniela Galeota e Massimo Lo Scavo, l’altro animalista organizzatore, hanno deciso di ritornare ancora in piazza del Popolo, pagando anche quest’anno i cinque euro cadauno di biglietto d’ingresso.
L’anno scorso questo era stato il motivo che mi aveva tenuto lontano: mai e poi mai avrei acconsentito a dare i miei soldi ai cacciatori. E infatti, Daniela si è subito affrettata a dirmi che a lei provoca un moto di disgusto dover finanziare i sagraioli, ma non può dire ufficialmente di entrare senza pagare. Se poi lo fanno i singoli, come in effetti con estrema facilità ho fatto io, lei non ha niente in contrario.
D’altra parte, finché lo fa un singolo, o anche più d’uno alla spicciolata, ci può stare, ma un centinaio di manifestanti che volessero entrare forzatamente non passerebbero inosservati. Se fossero tutti determinati e si rifiutassero di pagare il biglietto, interverrebbero le forze dell’ordine e succederebbe come in Val di Susa.

Daniela e Massimo Lo Scavo hanno scelto le via morbida, per facilitare l’arrivo dei manifestanti e non avere problemi, accettando di passare sotto le forche caudine del finanziamento agli aguzzini.

In certi casi tocca storcere il naso, come diceva Montanelli, e scendere a compromessi. Per svolgere la nostra funzione educativa abbiamo dovuto versare un obolo nelle fauci del Moloch assassino. Gloti amar e spudà dolc (inghiottire amaro e sputare dolce), dicono dalle mie parti. E sembra che questo sia addirittura il segreto della vita.
Del resto, la sagra dei Osei di Sacile tocca tradizionalmente i 100.000 visitatori. Moltiplicando i 5 euro di biglietto per persona si ottiene mezzo milione di euro. Lo Stato italiano gongola, il Comune di Sacile pure: si potrà costruire un’aiuola in più, organizzare mostre che fanno tanto chic e forse consiglieri ed assessori potranno anche aumentarsi lo stipendio.
Si capisce che il dissenso non è gradito e si ricorre anche a pratiche anticostituzionali come quella di transennare l’intero paese.
Di modo che, in certi quartieri di Palermo i mafiosi transennano le strade per far correre i cavalli e, anche se la polizia chiude un occhio, rimane un’azione illegale, ma a Sacile è il sindaco a fare la stessa cosa, con apposita ordinanza, ed è tutto in regola.
In un caso c’è il business delle scommesse, nell’altro quello degli introiti nelle casse comunali. In entrambi i casi gli animali lo prendono in quel posto. Prepotenza consolidata.
E poi non si vorrà mica ostacolare quegli onesti commercianti che si guadagnano da vivere vendendo capanni da caccia, custodie per fucili, armadietti per arsenali domestici e animali in carne e piume?!?
Il lavoro, mostro sacro. L’indotto, parola magica. Ancora una volta il rispetto e l’etica vengono in secondo piano.
Se però qualcuno, che al rispetto e all’etica attribuisce importanza primaria, li rimprovera per i bassi istinti da loro seguiti, ecco che viene definito violento, mediante quell’operazione psicologica conosciuta come proiezione freudiana. Per capirci: il bue dà del cornuto all’asino.
Rapiscono, feriscono e uccidono animali selvatici, s’innervosiscono e diventano maneschi, ma ad essere violenti sono gli animalisti!
Rientra nel quadro generale della mistificazione in cui siamo da sempre immersi, in questa nostra società basata sulla menzogna. Una menzogna che ci viene propinata fin dal catechismo e che continua tutta la vita, passando attraverso le elementari, le medie e l’università, senza contare i giornali e le televisioni. Una grandiosa opera di modellaggio delle menti. E i risultati si vedono. Gente frustrata e incattivita. Basta leggere i demoralizzanti commenti dei lettori del Gazzettino.
Dev’essere proprio vero che qualche forma di malìa o di rimbecillimento diffuso viene messa in pratica dai nostri padroni. Statisticamente, non ci dovrebbero essere così tanti idioti in circolazione.

Fra tutte le forme di maltrattamento, Daniela mi ha portato l’esempio delle quaglie, messe in una specie di fiasco in vimini, 

facendole passare attraverso due sbarrette divaricate.

Da quel momento la quaglia non ne uscirà viva. Il mangime le viene buttato sul fondo del cesto, così che si mescoli ben bene con gli escrementi e solo la vaschetta dell’acqua rimane esterna. Siccome la quaglia, quand’è spaventata, tende a fare un salto verso l’alto, l’amorevole allevatore mette un pezzo di gommapiuma in cima alla fiaschetta, all’interno, così che il piccolo gallinaceo non si ferisca. Che premurosi questi uccellinai! E poi gli animalisti hanno il coraggio di parlare di maltrattamento!
Daniela mi ha anche fatto notare che da quando gli animalisti occupano piazza del Popolo, la premiazione della gara canora deve essere tenuta da un’altra parte, con grande scorno del sindaco Ceraolo e di tutti gli uccellatori, allontanati dal salotto buono della città. Se pagare il biglietto, per gli animalisti, è un duro pedaggio, forse si dovrebbe considerare che la nostra presenza è una spina nel fianco della Pro Loco, la cui presidentessa, Franca Busetto, ha chiesto a Daniela un incontro, tramite la giornalista del Messaggero Veneto, giunta anche lei ad intervistare la mia intervistata.
La Galeota ha declinato l’invito, perché giustamente dice che non può sedersi a un tavolo con aguzzini che l’unica concessione che potrebbero fare è quella di promettere – dico promettere – gabbie più grandi e maggiore attenzione a che gli uccelli stiano all’ombra.
La nostra filosofia non è gabbie più grandi, ma gabbie vuote, che è anche il titolo di un libro di Tom Regan.

Anche quell’eventuale promessa di ritocchi e miglioramenti rientrerebbe nella millenaria strategia di gettare fumo negli occhi della gente, suonando suadenti musiche per orecchie disposte a farsi incantare.

Ma gli animalisti non sono disposti a farsi incantare. Le condizioni sono di resa totale. Finché anche un solo animale, di pelo o di piuma, sarà detenuto illegalmente nelle carceri del Sistema, noi continueremo ad essere una spina nel fianco di questi prepotenti bellimbusti.
Alla Lega Nord, che sponsorizza la sagra, auguriamo di sparire totalmente dalla faccia della Terra, considerato che vent’anni fa auguravo la stessa cosa alla Democrazia Cristiana, di cui la Lega è solo la demoniaca continuatrice. La forbice si stava divaricando già a quell’epoca, ma noi che protestavamo contro la violenza dei cacciatori eravamo quattro gatti. Oggi siamo molti di più. Un centinaio di gatti, in mezzo a migliaia di velleitarie belve a due zampe.
La società cambia. Le folle diventano sempre più stupide. I giusti crescono di numero e se dovesse venire il giudizio universale, con i capri messi a destra e le pecore a sinistra del Signore, noi siamo pronti!


6 commenti:

  1. Ottimo Roberto, sopratutto questo pensiero

    L’idea che il popolo abbia una categoria ancora più in basso su cui sfogare la rabbia della propria condizione di schiavi è stata da sempre propagandata dalle perfide guide religiose che sono in stretta collaborazione con la classe padronale, usufruendo di parte dei privilegi che la classe al potere arroga per sé.

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  2. L'uomo, ormai è evidente, non ha autonomia di pensiero. E' il risultato di una aliena manipolazione genetica in primis e di una costante manipolazione mentale con un dispiego enorme e martellante di mass media che ripetono incessantemente il mantra consuma-produci-consuma.
    Poi, per dare una differenza di potenziale a questo piattume facendo finta che la vita è bella perché è varia, si è strutturata la società in classi-categorie in cui chi sta sopra si diverte a menare chi sta sotto ed a sfogare sui sottostanti la rabbia per la schiavitù imposta dai sovrastanti.
    Uno stupido paradigma che domina l'umanoidità terrestre.
    Senza neanche una schifezza di extraterrestre "per bene" che si decida a distruggere questa demenza di libero arbitrio ed a consentire di fare a tutti una settimana di bagni in un mare pulito.

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    1. Ho appena finito di leggere questo articolo di CDC:

      http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=10701

      .....a riprova che "chi sta sopra si diverte a menare chi sta sotto".

      Ciao

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    2. Ho letto l'articolo che mi hai suggerito.
      Praticamente incommentabile.
      Io ho paura delle forze dell'ordine.
      Ho vissuto purtroppo per mano loro, incolpevolmente, brutte esperienze.
      A Napoli, poi, la situazione è particolare e c'è in costoro, spesso ma non sempre per fortuna, un mix di fattori assurdi quali ignoranza, mito del menar le mani, appagamento dal sentirsi parte di un gruppo, sentirsi spalleggiati e protetti, esercitare il potere verso i più deboli, corrispondere al mito (berlusconiano ma non solo) del "ghe pensi mi", aver visto troppi film di mario merola e nino d'angelo e ... potrei continuare all'infinito.
      La mattina ho preso il caffè per qualche tempo in un bar frequentato quasi esclusivamente da forze dell'ordine e, ascoltandone attentamente le gesta compiute in servizio allo smontare del turno di notte, pensavo alle mille patologie della loro psiche.
      Ma, poverini, anche loro sono distrutti dalle difficoltà della vita, da ritmi snervanti, da stipendi da fame e sono parte di un ingranaggio da cui non sanno svincolarsi, a lavaggi di cervello automatici, a consuetudini comportamentali ormai diffuse capillarmente anche e soprattutto all'interno delle nostre famiglie, tra i nostri cari, parenti ed amici dediti esclusivamente ad affermare la legge del più forte, del più ricco, del più colto, del più furbo, del più ...
      Basta guardare i telegiornali e la tv per rendersi conto dell'efferatezza e della violenza cinica con cui i nostri "rappresentanti" al governo si avventano sul bottino rapinato ogni giorno a danno di disoccupati, dipendenti e pensionati.

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    3. Non ho mai visto film con Mario Merola e Nino D'angelo ma posso immaginare che parlino di....sceneggiate napoletane.
      Questa è l'espressione che si usa normalmente per indicare gente che piange e che porta alle estreme conseguenze piccoli problemi che si potrebbero risolvere in silenzio.
      Immagino che faccia parte del comportamento sanguigno dei napoletani, e non vuol dire che sia sempre e comunque una cosa negativa.
      Il napoletano è anche simpatico e generoso, almeno nell'iconografia ufficiale.
      Quando, girando per Codroipo con Pupetta (la mia carlina) sul cestino della bicicletta, incrocio inaspettatamente un vigile urbano, mi viene sempre una botta allo stomaco, a causa dell'adrenalina, in virtù del proverbio "Male non fare, paura non avere" e io Pupetta non l'ho registrata all'anagrafe canina in Municipio, né le ho fatto le vaccinazioni.
      Poi, mi succede che lo stesso vigile da me incrociato si mette a fare i complimenti alla cagnetta, irresistibilmente simpatica, a volte anche esprimendo il "talk baby", il lingiuaggio rivolto ai bambini, che molti riservano anche ai cani.
      Dunque, anche dentro una divisa immacolata può battere un cuore cinofilo.

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    4. Roberto
      é naturale che tra le forze dell'ordine ci siano dei simpaticoni spassosi umanissimi ed intelligentissimi e con un cuore cinofilo e gattofilo.
      Aggiungasi a tanto che, tra amici e parenti, ne frequento e ne conosco un bel pò.
      E' solo che, personalmente, se posso evito.
      Ciao.

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