venerdì 17 agosto 2012

La luce Scecchina


Quando gli antichi sacerdoti ebrei uscivano dal sancta sanctorum, dopo esser stati per un po’ a contatto con l’arca dell’alleanza, erano tutti circonfusi dalla luce scecchina, come una specie di aura, e il popolo ammirava estasiato ancora una volta la potenza del Dio degli Eserciti, anche se in realtà i sacerdoti si erano solo presi un bel po’ di radiazioni da quel misterioso congegno elettronico.
Anch’io giovedì 16 agosto, quando me ne sono venuto via dall’incontro con il presidente regionale di Arcipelago SCEC, ero tutto circonfuso di una nuova luce, sebbene non scecchina, e avevo finalmente capito cos’è il signoraggio. Peccato che non ci fosse il popolo adorante a vedermi!
Chissà se anche il compianto Auriti era circonfuso di un’aura quando formulava le sue prime intuizioni sul SIMEC e chissà se i finanzieri che lo misero sotto indagine poterono ammirare la grandezza dell’idea di cui era portatore.
Non conosco la vicenda di Giacinto Auriti, ma alcuni suoi allievi nel 2007 decisero di continuare la sua opera creando qualcosa di simile.



A Roma Gianfranco Florio creò l’Ecoroma; a Crotone Ettore Affatati creò il Kro; in Toscana Paolo Tintori creò il Tau e a Napoli Aniello de Gennaro creò lo SCEC. Ma non va dimenticato il Thyrus, nato in Umbria, del quale non c’è un fondatore preciso, ma un gruppo di commercianti.

Un anno più tardi, a Napoli, nell’aprile del 2008, ci fu un incontro allargato alle varie realtà esistenti sul territorio nazionale e si decise di abolire le prime tre “monete locali” (quattro se si conta il Thyrus) facendole convergere nello SCEC, di cui parleremo dettagliatamente.
A quella prima storica riunione partecipò il mio intervistato ed è giunto il momento di conoscerlo.

Si chiama Federico Varutti, cinquantaseienne segretario comunale a Pontebba e Tarvisio, presidente dell’associazione Arcipelago 
Friuli.

Sì, perché da quella riunione di Napoli del 2008 nacque l’Arcipelago SCEC, che al momento conta 13 isole in tutta Italia, cioè gruppi locali che si rifanno alla filosofia di ciò che prosaicamente si può chiamare “Sconto ChE Cammina”, ma che per i più idealisti si chiama “Solidarietà ChE Cammina”.
Il senso della versione laica e di quella spirituale si capirà fra poco. Presidente nazionale di Arcipelago SCEC fu nominato Pierluigi Paoletti, attualmente in carica.
Il signor Varutti mi ha veramente aperto gli occhi sui meccanismi della moneta-debito e su come gli SCEC siano diversi e moralmente superiori.
L’ha fatto con alcuni esempi pratici. Il sottoscritto non capisce granché di economia, ma siccome questo è un problema che coinvolge la maggior parte della popolazione, si potrebbe dire “mal comune mezzo gaudio”, se non fosse che c’è poco da gioire, perché è proprio con l’ignoranza (la Chiesa in tanti secoli ha fatto scuola) che i banchieri ci fregano.
Recentemente anche Paolo Barnard ha voluto cimentarsi nell’impresa di spiegare una materia così ostica con una serie di articoli, ma sentirlo dalla viva voce di un esperto, anziché leggersi su internet lunghi papiri, è tutta un’altra cosa.
Ecco gli esempi del signor Varutti. Se io vado da un sarto per comprare due metri di stoffa, con il sistema economico attuale, basato sulla moneta-debito, il sarto mi fa pagare i due metri di stoffa più il metro con cui li ha misurati. Ma io non avevo bisogno del metro, che fra l’altro si è tenuto, perché mi serviva solo la stoffa.
Se io vado in un bar a bere un caffé, con il sistema sanguisuga attuale, generatore di debito all’infinito, il barista mi fa pagare la bevanda più la tazzina, che però lui si tiene, mentre io in un certo senso vengo tassato del valore della tazzina senza entrarne in possesso.
Questo è ciò che accade ogni giorno, continuamente, in tutte le nostre transazioni, senza che né il consumatore, né il sarto, né il barista lo sappiano. Siamo tutti tassati a nostra insaputa, e le banche ci fanno pagare il valore di merce che non ci serve, non abbiamo chiesto e non passa dalle mani degli esercenti a quelle dei clienti. E’ una specie di tassa occulta, da veri maghi della finanza, ed è così che i banchieri (ebrei) si arricchiscono e il popolo  (gojm) s’impoverisce.
Il signoraggio non è precisamente questo, perché si tratta di un’operazione tutta finanziaria che si concreta mediante la riscossione degli interessi sugli interessi sugli interessi sugli interessi, ad libitum, ma alzi la mano chi era già al corrente del fenomeno del metro e della tazzina or ora esemplificato.
Io non l’avevo mai sentito prima d’ora e ringrazio Federico Varutti per la chiarezza con cui me l’ha spiegato.

Quindi, per spezzare questo circolo vizioso, onde evitare di lasciarci da esso stritolare, Auriti ideò il SIMEC. Forse non fu una sua idea perché di monete locali ce ne sono diverse in giro per il mondo, ma la peculiarità dello SCEC che ne è derivato è che lo si può usare in tutto il territorio nazionale, mentre la moneta alternativa usata a New York, a Washington non l’accettano e quella usata a Tokyo, a Kyoto non la vogliono neanche sentir nominare.

Federico ha dovuto andare a Firenze per motivi di lavoro,  prima di partire ha visto su internet quali Bed and Breakfast erano iscritti al circuito SCEC e ne ha scelto uno che gli ha applicato il 25 % di sconto, ovvero ha accettato di essere pagato con un 25% di “moneta” SCEC.
Il giorno in cui avrà bisogno di farsi mettere la dentiera, andrà a Padova da un dentista iscritto all’associazione Arcipelago SCEC e potrà pagare con un 30 % di moneta complementare. Ovviamente, non lo farà perché non ha bisogno di denti finti e perché anche andare da Udine a Padova ha un costo in benzina e autostrada e l’ideale sarebbe che ci fosse qualche dentista nella sua zona che s’iscrivesse all’associazione.
E’ quindi una scommessa sul futuro e bisogna essere molto ottimisti per credere che la gente si sveglierà dal torpore nel quale, di proposito, è stata fatta cadere.
Al momento, in Italia ci sono circa 15.000 soci fruitori e 2450 accettatori e se per puro miracolo il popolo dovesse scrollarsi di dosso il giogo della moneta-debito, tali numeri sarebbero destinati a crescere, rendendo così più agevole per tutti la fruizione degli sconti solidali che la “moneta” SCEC rappresenta. Se si pensa bene, è un concetto rivoluzionario. In tal modo, né io né Federico dovremo più andare a Padova per le cure dentistiche, perché le avremo qui vicino casa.

E come tutti i concetti rivoluzionari, all’inizio Auriti fu sottoposto a indagini della G.d.F. (Guardia Dedita a Finanziarsi), con tanto
 di processo da cui risultò assolto. Uno strascico della diffidenza dello Stato lo si è avuto in tempi più recenti, quando Arcipelago SCEC si rivolse all’Agenzia delle Entrate per mettere a punto la propria posizione fiscale. Dopo quattro mesi d’accertamenti fiscali e di pignolerie altrettanto fiscali, lo Stato italiano decretò che non vi era nulla d’illegale nell’uso degli SCEC, a patto che non si definissero monete, ma buono sconto.

In tal caso, come lo Stato non può impedire che la COOP promuova di tanto in tanto sconti sui prodotti venduti al pubblico, così non può impedire che gruppi spontanei di cittadini si scambino tra loro moneta a corso forzoso, l’euro, insieme a pezzi di carta riconosciuti validi dai soci stessi, in percentuali variabili che vanno dal 10 al 30.
Se qualcuno volesse scambiare euro più conchigliette nessuno glielo potrebbe impedire.
La differenza è che lo sconto della COOP è uno sconto secco, che si esaurisce nel momento in cui il cliente se ne esce dal supermercato con il sorriso sulle labbra, pensando di aver fatto chissà quale affare, mentre lo “sconto” SCEC non è secco e non finisce lì, ma….cammina.
Cioè diventa buono per un’altra occasione.
Ecco un altro esempio di Federico. Se io ho bisogno di un idraulico vado da uno del mio circuito SCEC, ovviamente. A lavoro finito il conto è di 350 euro. L’idraulico accetta il 10 % di “moneta” SCEC e quindi io lo pago con 315 euro più 35 SCEC. La sera, l’idraulico vuole mangiarsi una pizza. Andrà ovviamente in una pizzeria dove accettano gli SCEC. Se pizza e bevanda gli vengono a costare 30 euro e il pizzaiolo iscritto all’associazione accetta anche lui il 10 % di SCEC, l’idraulico pagherà 27 euro più 3 SCEC.
In questo modo, saremo tutti contenti:
1) io, che ho avuto uno sconto sui lavori dell’idraulico, grazie agli SCEC che non mi erano costati niente (all’atto dell’iscrizione vengono dati gratuitamente 100 SCEC);
2) l’idraulico, che potrà avere sconti in quella pizzeria e in tutti gli altri negozi associati all’Arcipelago SCEC (se poi ne trova una in cui il pizzaiolo accetta il 30 % di “moneta” complementare, ancora meglio!);
3) il pizzaiolo, che vedrà aumentare la dotazione di SCEC in suo possesso e che gli serviranno in qualche altra occasione per pagare beni o servizi presso altri soci iscritti all’arcipelago.
In pratica, è come se si abbattesse l’IVA del 20 % senza violare la legge ed è un po’ quello che succede negli aeroporti o sugli aerei in volo con il cosiddetto Duty Free: una specie di zona franca.

Con lo SCEC è come se la gente si trovasse in una zona franca senza dover comprare un biglietto aereo. Lo Stato riceve meno tasse, la “moneta” circolante non crea debito infinito, i grandi banchieri smettono di lucrare, il denaro resta vincolato al territorio e s’incentivano le produzioni locali. Naturalmente, per le multinazionali, questo sistema di pagamento è come l’acqua santa per il diavolo. E’ un sistema contro il Sistema.

Due anni fa l’agenzia delle entrate ha rilasciato a denti stretti una specie di nulla osta nei confronti degli SCEC, cioè ha fatto buon viso a cattivo gioco. L’accordo è che non vengano mai chiamati moneta, anche se nel primo passaggio, quando io pago l’idraulico, è uno sconto, ma nel secondo, quando l’idraulico va in pizzeria, è una moneta a tutti gli effetti.
Si sa, lo sappiamo, ma non si deve dire in giro. Legalmente siamo in regola. Mi diceva Federico che in Friuli, a Camporosso, c’è Benvenuta Plazzotta che vende cibi fatti in casa e che accetta gli SCEC; a Cervignano c’è una libreria; a Cividale una farmacia, ad Aquileia un’artigiana che fa lavori in mosaico e a Udine una sarta e una ditta che distribuisce libri.
Come si vede, siamo ancora nella fase in cui quasi quasi si conoscono i nomi e i cognomi degli iscritti all’Arcipelago, ma quando diventeranno milioni, se mai ciò succederà, i soci saranno anonimi e l’intera società sarà strutturata diversamente.
Ora siamo nella fase eroica, fatta d’entusiasmo e militanza, tanto che in Toscana Paolo Tintori va nelle scuole a spiegare cos’è lo SCEC. A Roma, grazie all’iniziativa di Gianfranco Florio, il quarto municipio dell’Urbe, con 270.000 abitanti, distribuirà gratuitamente gli SCEC (poi si vedrà cosa succederà). E nel sospettoso e tirchio Friuli, Federico Varutti ha già ottenuto l’approvazione dei tre comuni Mortegliano, Povoletto e Tavagnacco. O per lo meno l’interessamento.
Anch’io devo riconoscere che la cosa m’incuriosiSCEC assai e se prossimamente andrò a cena a casa del signor Varutti, che mi ha invitato, ne approfitterò per iscrivermi all’Arcipelago SCEC. Federico e sua moglie mi offriranno un aperitivo ben SCECherato e dopo cena me ne tornerò a casa con in tasca un bel pacco di bigliettoni (denaro facile, anzi facilissimo) e in corpo un bel po’ di birra, che mi renderà fluorescente come gli antichi sacerdoti ebrei.
Spero solo che nessun poliziotto mi fermi per un controllo con l’etilometro. In tal caso, potrei provare a corromperlo con gli SCEC. Sia mai che ne trovo uno iscritto all’Arcipelago.



3 commenti:

  1. Quando non resterà più pane a causa della Geoingegneria, potremo decidere se mangiare una banconota da 10 euro o uno Scec. Grande opportunità!

    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sembrerebbe dunque una battaglia di retroguardia.
      Gli eventi economici precipitano, ma Federico Varutti se ne rende ben conto.

      Elimina
  2. Esatto, una battaglia di retroguardia o un soccorso tardivo: maiora premunt e pochi se ne rendono conto, anche se il signoraggio è una truffa intollerabile.

    Ciao

    RispondiElimina