Ebbe un discreto successo editoriale il libro di Gino & Michele
uscito nel 1991 e intitolato “Anche le formiche nel loro piccolo
s’incazzano”. E’ un libricino che non poté mancare nella biblioteca di
quelle persone che all’epoca leggevano Lotta Continua e la rivista
satirica “Cuore” e che oggi seguono Travaglio e la Gabanelli. Gente di Sinistra, per intenderci, qualunque cosa ciò possa significare.
Eppure, le formiche, arrabbiate o meno, restano formiche. Estremamente vulnerabili.
La formica – INA scuola
e l’esopiana cicala insegnano – è simbolo di laboriosità e risparmio,
ma se una formica, da sola, si mettesse ritta su un binario, alzasse le
zampette davanti e pretendesse di fermare il treno in arrivo,
diventerebbe simbolo di qualcosa d’altro. Per esempio, della pretesa
assurda da parte delle minoranze d’impedire l’attuazione dei progetti
della maggioranza. Il sale della terra e il lievito nel pane sono figure
retoriche inventate da utopisti frustrati, anche di una certa fama,
per non dover ammettere la natura utopica della loro stessa filosofia.
Un po’ come quando all’alba dell’umanità a qualcuno venne la brillante
idea d’inventare l’anima che sopravvive alla morte del corpo, per non
dover ammettere il disfacimento totale dell’individuo.
Endorfine ideologiche.