sabato 16 marzo 2013

Lattina vecchia fa buon brodo

In un mondo perfetto io non dovrei fare ciò che faccio, ma anche in un mondo semiperfetto le cose dovrebbero andare diversamente. Come sapete, dal 6 dicembre ho iniziato un lavoro come L.P.U. (lavori di pubblica utilità) e il mio contratto scadrà il 30 aprile. Non sarebbe compito dei cantonieri, categoria alla quale nominalmente appartengo, di pulire il territorio: quello è compito dei netturbini, o spazzini che dir si voglia.
Ma io, in quanto vecchio ecologista – e prendendo sul serio la dizione “pubblica utilità” – mi sono offerto di togliere l’immondizia dai fossi e in teoria dovrei farlo prima che il collega passi con la fresa attaccata al trattore per sminuzzare la sterpaglia che potrebbe trasbordare sulla strada.
Non avviene, perché non solo questo non è un mondo perfetto, in cui la gente non butta la spazzatura dove capita, ma non è nemmeno semiperfetto e i colleghi addetti alla fresa macinano la sterpaglia – e tutto ciò che contiene – quando e dove decidono, o viene detto loro di farlo.
Del resto, io sono solo in questo gramo compito e non potrei star dietro ai colleghi “fresaioli”. Loro, comunque, mi stimano o almeno spero. O forse pensano anche che sono stato un povero pirla ad offrirmi per una simile incombenza.


A parte il mal di schiena, il nervo nella spalla destra che mi è uscito ultimamente a causa del movimento ripetuto migliaia di volte con la pinza apposita, per raccogliere gli oggetti senza chinarsi, non posso lamentarmi.
All’inizio, prima che mi offrissi volontario, facevo il “giro strade” con un collega, a bordo di mezzi riscaldati e si controllava se c’erano paracarri caduti o piegati o buche nel manto stradale da coprire con asfalto già pronto e questo significava fare lunghi giri in camion o in pick up e far arrivare così le quattro del pomeriggio. In inverno, non c’è sfalcio dell’erba e questi sono i principali lavori da fare.
Dal 13 marzo - nuova disposizione - il dirigente e il mio tutor si sono messi d’accordo che nei giorni di pioggia posso rimanere a casa, pagato, e continuare il lavoro di raccolta rifiuti, con seguente opera di differenziazione, solo nelle belle giornate. Spero che i miei acciacchi, così, migliorino, ma mi mancheranno le lunghe chiacchierate con un collega, al suo fianco mentre guida, su temi cospirazionistici o di attualità e politica.
Quando sono solo, impegnato a pulire i fossi raggiunti a piedi, se vicini al magazzino provinciale, o con mezzi propri, ho tempo di riflettere, pensare e valutare che genere di persone scaricano spazzatura dove non dovrebbero.

Metto in moto, osservando il genere merceologico con cui ho a che fare, le mie doti di detective. Non ci sono solo gli scaricatori occasionali, che, finita di bere la lattina di birra, abbassano il finestrino e la buttano ai margini della strada, con la macchina in corsa, ma anche – diciamo così – i professionisti che chiudono la spazzatura domestica a casa in un sacchetto (a volte anche in quelli per la differenziata) e, caricatolo in macchina, lo depositano lontano. Questi sono i peggiori, perché mi costringono ad aprire il loro sacco e a separare le varie merci. Spesso sento uscire cattivi odori dal sacchetto e ho sempre paura di trovare parti d’animali macellati. Infatti, finora, oltre a brandelli di strane sostanze che noi vegetariani conosciamo solo per sentito dire ma che possiamo immaginare, ho trovato tre teste d’anatra, con varie piume e ossa.
Immaginate per un animalista dover metterci le mani!
Le bottiglie di plastica e vetro, invece, non mi provocano alcuna repulsione, ma spesso, trovandosi sul posto da molto tempo, sono sporche di terra o ricoperte dagli escrementi dei vermi, quei grumi contorti e arricciolati che passano attraverso l’intestino dei lombrichi. Non è facile estrarle perché sopra è nel frattempo cresciuta una tenace pianta strisciante, leggermente spinosa, che forma una vera trama impenetrabile.
Riportate nel retro del magazzino, dove svolgo la fase due, il lavoro di differenziare l’immondizia, non posso stare a lavar via la terra da lattine e bottiglie e le metto negli appositi sacchi così come stanno, sperando, come immagino sia, che nell’azienda dove le sottoporranno a riciclo, abbiano sistemi di pulitura a spruzzo che le rendano pronte per la lavorazione.
Il collega con cui spesso faccio “giro strade” mi ha detto che secondo disposizioni arrivate dall’alto, se si trovano sacchetti contenenti immondizia domestica, chiusi, non li si deve aprire, ma consegnare così come stanno ai vigili urbani. Questo perché a volte i maleducati che commettono questo gesto d’inciviltà sono anche abbastanza stupidi da buttar via buste di lettera con tanto d’indirizzo, a cui, se leggibile, si può risalire per appioppargli una bella multa. 

Neanche a farlo apposta, dopo qualche giorno da quando mi aveva spiegato ciò, mi è capitato di trovare un sacco con, fra le altre cose, una busta con destinatario e mittente. Avevo aperto il sacco, di mia iniziativa, perché mi rendevo conto che una cosa è la norma legislativa, ma altra cosa è la vita reale. E infatti, il mio diretto superiore non ha avuto niente da ridire e anzi mi ha mandato dai vigili con il sacco aperto e la busta incriminata, ché così almeno avevamo un motivo per andare a disturbare la polizia municipale. Non so, al momento, se la cosa è andata avanti e se quel distratto maleducato subirà qualche conseguenza per il suo criticabile gesto. In un paio d’occasioni ho trovato documenti personali, gettati dai ladri che avevano rubato la borsetta alla vittima. Anche in quel caso, li portiamo ai vigili urbani.
Beccare gli sporcaccioni mentre si liberano del sacco è praticamente impossibile e l’eventualità di trovare all’interno indirizzi e buste di lettera è abbastanza rara. In ogni caso, anche se il tizio dovesse vedersi recapitare una multa, non cambierà la sua natura di sporcaccione. Stiamo combattendo contro i mulini a vento!
In tutti gli altri casi, aprendo i sacchi scaricati dagli scostumati, posso solo arguire qualcosa sulla persona che ha compiuto il gesto. Se per esempio ci sono bottigliette di cosmetici si capisce che c’è di mezzo una donna; se c’è una bomboletta di dopobarba, è stato un uomo. Se prevalgono le lattine di carne per gatti, è stata una gattara. Se ci sono siringhe per diabetici in gran quantità, è stato qualcuno che ha quella malattia e che non sa dove scaricare i rifiuti ospedalieri. Faccio esempi che mi sono realmente capitati. 

E ne faccio ancora uno: un russo o serbo o bulgaro di sesso maschile, magari un magnaccia protettore di prostitute. O forse un operaio onesto ma maleducato, che pensa d’essere ancora nella sua terra, mentre invece si trova ospite in Friuli, un Friuli che vorrebbe mantenersi il più pulito possibile, benché la maggior parte dei pacchetti di sigarette vuoti e le lattine di birra siano stati gettati nei fossi da friulani purosangue.
Come ho capito che era uno slavo? Semplice! C’era una scatoletta di un medicinale scritto in cirillico. In quale farmacia italiana si trovano medicine scritte in cirillico? Nessuna! Ve l’avevo detto che rovistare nelle immondizie stimola le mie capacità investigative.
Il resto del lavoro consiste nel raccogliere con la pinza lunga settanta centimetri rifiuti sparpagliati, gettati da auto in corsa o durante una sosta. Si tratta di bottiglie di plastica, di vetro, carte di merendine, caramelle, cioccolate e altri snacks. Non tutti li raccolgo, ma solo quelli che possono essere riciclati, a meno che non intervenga un ragionamento di tipo estetico, cioè la cartina non sia così sfacciatamente visibile dalla strada che devo per forza farla sparire. Ci sono dei punti in cui, nelle piazzole di sosta, camionisti e altri viaggiatori depositano i loro escrementi, direttamente sull’asfalto, approfittando della copertura offerta dal loro mezzo, senza fare lo sforzo di inoltrarsi qualche metro nella vegetazione. O forse per non dover scavalcare il guard-rail. In questo caso, non posso dare la colpa totalmente ai friulani, ma devo per forza pensare a viaggiatori venuti da fuori regione.
Riconosco i posti resi latrina dalla carta bianca che circonda i cataboliti depositati e da lì mi tengo alla larga. Succede raramente, ma succede. Eppure, basterebbe andare al primo distributore con annesso bar e lì troverebbero anche i bagni.
Come dicevo all’inizio, se vivessimo in un mondo semiperfetto, il dirigente prima di mandare gli addetti alla fresa a macinare la vegetazione dei fossi, manderebbe qualcuno a togliere i rifiuti, così sarebbero interi e facili da asportare. Invece, siccome prima del mio arrivo nessuno faceva volentieri quel genere di lavoro, l’addetto alla fresa macinava tutto quello che trovava, compresi, in primavera, nidi di fagiani e di anatre. Di modo che, spesso mi capita di trovare bottiglie di plastica sminuzzate in mille pezzi, e così le lattine delle bibite, e questo mi costringe a fare lo stesso gesto con la pinza moltiplicato per dieci. Cosa che non avverrebbe se potessi afferrare l’oggetto intero.
Non è colpa dei miei colleghi addetti alla fresa, sia chiaro, perché per contratto sindacale la pulizia dei fossi è un optional per i cantonieri, ma il problema resta. A volte, la fresa non macina la bottiglia sul posto ma la scaglia a qualche metro di distanza verso i campi, con grande gioia dei contadini, immagino. Ma, essendo ben visibili sulla terra arata, vedo l’oggetto intruso e lo prendo, senza alcuna difficoltà.
Tuttavia, se finora ho parlato dei lati negativi, dovuti al fatto che questo non è un mondo perfetto e la gente fa i cavoli suoi, vi sono anche altri aspetti da considerare. Per esempio, e mi libero subito del più discutibile dal vostro punto di vista di persone per bene, mi è capitato di trovare generi alimentari non scaduti, o scaduti da poco. Pensate che li abbia buttati via? Se pensate questo vi sbagliate, perché sono sempre stato convinto che…..è davvero peccato sprecare!

Mi è capitato di trovare sulla stessa strada, ma in fossi diversi, due barattoli di Nutella già cominciata, gettati via sicuramente dalla stessa persona. Li ho portati a casa, puliti dalla terra che esternamente ricopriva il barattolo e mangiata sul pane. Non aveva un sapore diverso da quella che si compra nei negozi e io non ho preso nessuna malattia.
Mi è capitata una vaschetta di formaggio biologico tedesco e, sebbene i latticini non rientrino abitualmente nella mia dieta, l’ho finito di gusto. Questo però non era neanche iniziato ed è stato gettato via da una persona che forse si è accorta di aver comprato la cosa sbagliata. Mi è capitato un tubetto di maionese già iniziato, anche quello finito senza problemi, benché anche nel caso della maionese di uova valga il discorso dei latticini.
Mi è capitato un tetra-pak di passata di pomodoro, ma non l’ho ancora aperto: se non dovessi pubblicare più articoli sul blog potrebbe significare che sono all’ospedale con qualche virus intestinale. Ma non credo che succederà perché “audax fortuna juvat”.
Inoltre, dopo questa confessione che vi avrà fatto storcere il naso per il disgusto (nella mia vita precedente forse ero un pankabestia), vi racconto le cose interessanti che scopro lavorando solo su e giù per i fossi.

Trovo le tane dei roditori e mi fa piacere sapere di essere a poca distanza dai miei amici animali, che forse in quel momento dormono. Tutti odiano ratti e nutrie. Io, bastian contrario, li amo. Amo vedere le loro strategie di sopravvivenza. I gusci di noci che gettano fuori dalle tane (ma loro sono giustificati). Amo sapere che nonostante il traffico, i cantonieri ecologisti rompiballe, i contadini con i loro veleni e i cacciatori con la loro mentalità forcaiola, ratti, topi, arvicole e nutrie (ultimamente il collega mi ha portato a vedere tane di volpi che non avevo mai visto) riescono a sopravvivere e a cantare un inno di gioia alla Vita che trionfa. Sempre e comunque. Riuscite a sentire il coro dei topolini che cantano lodi al Signore? Io no, ma so che c’è qualcuno che li sente.

Non è tutto rose e fiori, naturalmente, e sugli investimenti stradali che coinvolgono animali mi prefiggo di fare un articolo apposito, prossimamente, ma su un fatto per me inspiegabile vorrei soffermarmi. Quattro toporagni, di cui uno in formato teschio, morti dentro una bottiglia. La puzza era bestiale, ma la domanda è: cosa sono andati a cercare là dentro? Immagino che sia stato qualche residuo di birra ad attrarli e che abbiano fatto la stessa fine di quegli operai che scendono nelle cisterne, magari uno alla volta, svengono per la mancanza d’ossigeno e il collega da sopra scende per prestare soccorso. Alla fine muoiono tutti e due. Qualche volta anche in tre.
Così dev’essere andata per i quattro toporagni, entrati tutti insieme perché sentivano qualche odore che li attraeva, oppure perché all’interno della bottiglia c’erano insettucci a cui davano la caccia. Ma, in tal caso, perché poi non sono riusciti a venir fuori? Mica avranno eletto la bottiglia a loro dimora? Impossibile! Sono cacciatori solitari che si spostano continuamente alla ricerca di prede e le tane se le fanno sotto terra di loro pugno. Anzi, di loro zampetta. In ogni caso, per quei quattro soricidi la bottiglia è stata anche la loro tomba.
Concludo questo resoconto di ecologia pratica, con i risvolti imbarazzanti della consegna della differenziata, dovuti al fatto che non viviamo neanche in un mondo semiperfetto, ma in una società completamente sballata, squilibrata e a testa in giù, come diceva Eduardo Galeano. Quando i sacchetti azzurri della plastica e quelli giallini dell’indifferenziata (c’è anche il vetro, le lattine d’alluminio e la carta a parte) sono stati chiusi e sono pronti per proseguire la strada del riciclaggio, riscontriamo difficoltà inaspettate. I cassonetti dei comuni della zona sono spesso sotto osservazione da parte dei residenti, che quando vedono che ci fermiamo con il pick up, con le nostre divise arancioni fosforescenti, e scaricare i sacchi, vengono fuori a protestare. Il mio collega, che non ama le discussioni, prende e riparte, e mi ha spiegato perché la gente protesta vedendoci arrivare: perché gli aumentano le tasse in base alla quantità di sacchetti depositati e a nulla serve dir loro che si tratta d’immondizia raccolta nel loro comune.

Quando siamo andati, dopo telefonate intercorse tra il nostro dirigente e l’ufficio tecnico del comune, a scaricare un pick up pieno di sacchetti d’indifferenziata, l’addetto non ha voluto accoglierla, come da suggerimento del suo superiore, ma in quel caso c’era un motivo: gli unici due cassonetti sarebbero stati riempiti dai nostri sacchetti e lui non avrebbe più potuto fornire il servizio ai cittadini. Così, dall’ecopiazzola che non ha voluto ritirarceli, siamo andati in municipio per scaricare sulle spalle del funzionario competente il problema e, poi, dopo l’ennesima telefonata, abbiamo potuto lasciare la roba nel loro magazzino comunale, che di cassonetti ne aveva una sfilza.

Morale della favola: in questo mondo semi-semi-perfetto non solo la gente si comporta da maleducata, infischiandosene degli altri e della bruttura che generano,  ma anche noi pochi che cerchiamo di rimediare e di rendere più bello il mondo incontriamo difficoltà nel nostro lavoro. Anzi, dovrei dire nella nostra missione.
La natura ha tempi lunghi per rimediare alle nostre malefatte, le bottiglie di vetro tendono ad infossarsi, i barattoli d’alluminio si arrugginiscono e batteri, muffe e vegetazione si riprendono ciò che è loro. Fagocitano e smaltiscono. Solo che la natura, oltre ai tempi lunghi, ha anche scarsa propensione per le valutazioni estetiche. Io ho un po’ di fretta, nel pulire il mondo. Sono solo in quest’opera, almeno presso il magazzino provinciale dove sono stato distaccato, ma sono pagato per fare una cosa che in fondo mi piace. Mi è sempre piaciuta. E’ un grande privilegio. Un’opportunità. E sono grato alla Provincia di Udine che me lo fa fare. 
Sarei anche grato a Dio, se solo credessi in lui. 
Ma, obiettivamente, se esiste, credo sia lui ad essere grato a me.



2 commenti:

  1. Commento io! Commento io! Roberto sei il prestigiatore della parola. Riesci a scrivere storie di ogni genere, una sorpresa sempre nuova dal cilindro (niente coniglietti peró ; ) Mandi e salude Pupetta

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    1. Anche a tua madre era piaciuto, sempre che sia riuscita a leggerlo fino in fondo.

      Purtroppo, non sono mai stato capace di scriverli più corti.

      Ho invece un po' di paura che la Provincia mi faccia togliere la foto del pick up.
      Speriamo che la DIGOS non faccia la spia.
      (Seeeee, figurati!)

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