Fonte: Paolo D’Arpini
Si ripete ormai da mesi che gli imprenditori sono allo stremo e da più parti si sono levati appelli al Governo affinché vada in soccorso di un’imprenditoria che da sola non può certo trascinare il Paese fuori dalla crisi.
Pensare di finanziare il rinvio dell’aumento dell’Iva con aumenti di pressione fiscale a carico delle imprese equivale a dichiarare la morte di queste ultime.
«Non si può continuare a chiedere l’impossibile alle nostre imprese – precisa Andrea De Simone, segretario di Confartigianato Imprese di Viterbo – Siamo già ai massimi storici con una tassazione che nel 2013 tocca il 53,4% del Pil. Gli imprenditori non possono sopportare ulteriori incrementi di tassazione derivanti dagli anticipi di Irpef, Ires e Irap. Il Governo deve trovare una strada alternativa».
E strade alternative ce ne sono. Governo e Parlamento dovrebbero impegnarsi soprattutto sul fronte della riduzione di sprechi e spesa pubblica improduttiva per reperire le risorse necessarie a diminuire il carico fiscale sulle aziende, rilanciando investimenti e occupazione.
«Sovraccaricando le attività imprenditoriali con tassazioni sempre maggiori – spiega De Simone – non si fa altro che spingere gli imprenditori, già penalizzati da un credito inaccessibile e dai ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, a chiudere le loro attività. Non è così che si gettano le basi per uscire dalla crisi. Non si può impostare una politica economica che va a spremere la linfa imprenditoriale italiana per poi abbandonarla nella paralisi.
Al contrario, è necessario creare le condizioni affinché gli imprenditori possano ritrovare le forze necessarie a supportare il coraggio dell’impresa».
Il no, dunque, all’aumento di pressione fiscale è deciso e l’appello è a vagliare altre possibilità per il finanziamento del rinvio dell’aumento dell’Iva.
Possibilità che escludono un ulteriore appesantimento della situazione dell’impresa italiana, già fortemente penalizzata da una situazione creditizia a dir poco critica. È evidente che non si può chiedere un ulteriore sforzo a chi, come gli imprenditori, annaspa in una situazione generale di penuria di liquidità e circolante.
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