Fonte:
AnimalStation
Sebbene
guardi poco la televisione, a volte mi capita di imbattermi per caso nel
popolare programma Striscia la Notizia. E a volte mi è capitato di vedere
qualche servizio dell’inviato che si occupa degli animali, Edoardo Stoppa,
ribattezzato nel programma come “il fratello degli animali”.
Ogni
volta ho avuto sempre da storcere il naso, a parte qualche caso su canili
lager, che generalmente trovano un’accoglienza favorevole presso il grande
pubblico o, più recentemente, sull’allevamento Green Hill, inquadrato però
sempre in un’ottica zoofila (ovvero: la preoccupazione riguarda solo i cani di
Green Hill: non c’è nessuna condanna delle inenarrabili crudeltà perpetrate in
laboratorio su maiali, topi o ratti). Già qualche mese fa ho parlato di un
pessimo servizio di questo inviato, ma nella puntata del primo dicembre è stato
oltrepassato ogni limite al rispetto degli animali.
I
due presentatori hanno annunciato il nuovo servizio parlando di un caso di
maiali: questo mi ha incuriosito, anche se non mi aspettavo nulla di buono.
L’inizio è già preoccupante: Edoardo Stoppa intervista un allevatore. Questi si
lamenta perché il suo allevamento di maiali è stato messo sotto sequestro – a
causa di un contenzioso con un fornitore di mangimi – e gli animali non vengono
più nutriti adeguatamente, e chiede dunque di potersi occupare dei maiali in
modo da non lasciarli morire. Ogni animale morto rappresenta per l’azienda una
grave perdita economica e l’allevatore è ragionevolmente preoccupato per la
propria attività.
Edoardo
Stoppa parla di oltre 30.000 suini: si tratta pertanto di un allevamento
intensivo, come testimoniano anche le immagini quando l’inviato stesso ne
percorre i corridoi. Chi si interessa dei problemi degli animali conosce bene
quali sono le condizioni di vita dei maiali negli allevamenti intensivi:
sovraffollamento, sporco, sofferenza, stress, malattie e altro ancora. A ciò si
aggiungono pratiche crudeli quali l’estirpazione dei testicoli, l’amputazione
della coda, il taglio dei denti nei cuccioli e il confinamento in assoluta
immobilità per mesi delle scrofe gravide. Una situazione di assoluta sofferenza
per questi poveri animali.
Eppure,
non è certo di questo che parla l’inviato di Striscia la Notizia mentre si
aggira per
l’allevamento. Dapprima mostra un maiale morto, poi si preoccupa per i piccoli affamati: «tutto questo perché non hanno l’alimentazione giusta e non hanno le corrette cure sanitarie». Ma le «corrette cure sanitarie» di cui parla Edoardo Stoppa consistono in estreme terapie antibiotiche e gli animali hanno ben poco da rallegrarsene.
l’allevamento. Dapprima mostra un maiale morto, poi si preoccupa per i piccoli affamati: «tutto questo perché non hanno l’alimentazione giusta e non hanno le corrette cure sanitarie». Ma le «corrette cure sanitarie» di cui parla Edoardo Stoppa consistono in estreme terapie antibiotiche e gli animali hanno ben poco da rallegrarsene.
È
giusto che lo stato di completo abbandono in cui sono finiti questi animali
fosse denunciato, perchè un simile trattamento è certamente inaccettabile. Ma tutto ciò che l’inviato mostra non è
molto diverso dalle normali condizioni di vita di queste sventurate creature.
Come si può ignorarlo? La tortura, la sofferenza immensa di questi maiali, la
loro morte in un lurido macello: ciò dovrebbe essere cosa giusta e lieta?
Evidentemente
sì, quando Edoardo Stoppa afferma, con un piccolo di maiale in braccio: «ci
sono 5.000 cucciolotti come questo, che sono tutti condannati ad una morte
probabilmente inutile». Non è difficile capire perchè per “il fratello degli
animali” questa possa essere una morte inutile. Evidentemente l’utilità di un
maiale per lui è quella che passa per un macello per far sì che un essere
senziente finisca ricoperto di spezie in un piatto.
E
più oltre aggiunge: «la maggior parte di queste scrofe purtroppo abortisce
perché non ha le energie sufficienti per portare a termine il parto».
Purtroppo? Io direi piuttosto per fortuna: quante innocenti creature salvate da
una vita di tormenti! Edoardo Stoppa crede forse come i bambini che
nell’allevamento crescano cuccioli per poi caricarli su un camion e spedirli in
un parco giochi per tutta la vita? Non ha mai pensato che la carne che mangia
(poiché non è né vegetariano né tantomeno vegano) proviene da animali
brutalmente uccisi? Proprio da “cucciolotti” come quello che stringe in
braccio?
Ma
è l’allevatore a raggiungere l’apice dell’ipocrisia quando dichiara,
sconsolato: «ci siam visti quasi violentati, anche dentro di noi, per questo
sistema, perché gli animali…». Ed è a questo punto che, con una voce strozzata
e mimando un pianto incipiente, si allontana disperato dalla telecamera.
Ed
Edoardo Stoppa non manca di mostrare il suo rammarico, la sua solidarietà con
l’allevatore, rattristato dalla tragedia personale di questo povero uomo.
Dopotutto, come potranno ora i maiali non godere delle loro sofferenze di
macchine da carne senza il bravo allevatore al loro fianco? Chi li porterà un
domani alle soglie di un macello per vedersi la giugulare aperta?
Simili
condotte come quelle di questo servizio sono totalmente inammissibili perché
rendono lo sfruttamento e l’uccisione dell’animale per ingiustificabili fini umani
più accettabili per lo spettatore: se un personaggio che si proclama “fratello
degli animali” difende simili posizioni, tutto ciò allora non può che essere
giusto e legittimo. Eppure siamo di fronte ad un evidente paradosso: si
richiede che i maiali vengano riaffidati all’allevatore per curarli, quando
invece sarà proprio nelle mani dell’allevatore che questi animali soffriranno
pene cruente e infine verranno uccisi.
Queste
situazioni sono frutto di una diffusa mentalità zoofila-protezionista per cui lo
sfruttamento e l’uccisione dell’animale sono resi accettabili se eseguiti in
condizioni di benessere adeguate. Ma chi stabilisce le condizioni di benessere?
Non certo gli animali. Sono sempre gli sfruttatori. In questo caso le
condizioni di benessere coincidono con quelle stabilite dall’allevatore:
condizioni che implicano prigionia prolungata, pratiche di tortura e morte
violenta.
Ed
è proprio questa forma mentis, in
cui gli animali sono visti come oggetti di proprietà dell’essere umano – certo
oggetti da trattare bene, ma sempre oggetti rimangono – che genera simili casi:
gli animali, in quanto oggetti di proprietà dell’allevatore, sono stati posti
sotto sequestro, proprio come qualsiasi altro bene materiale. Ciò non dovrebbe
affatto stupire: eppure Edoardo Stoppa è scandalizzato per questo, senza
rendersi conto che egli stesso è parte del problema.
Riccardo
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