domenica 29 settembre 2013

In mezzo al turbinio dell’indifferenza

 
“I ricchi si abbracciano e i poveri si ammazzano”, dice un vecchio proverbio. Poiché è nella natura animale, e quindi anche umana, cercare il massimo benessere possibile, fin dall’inizio della storia dell’uomo ci sono stati quelli che hanno mirato a raggiungere il benessere per sé o per il proprio clan, sfruttando, nel primo caso, tutti gli altri e, nel secondo, le tribù diverse da quella di appartenenza. La mentalità tribale non ci ha mai abbandonato, nel corso degli ultimi cinque milioni d’anni, e gli effetti, a ben guardare, li possiamo vedere quotidianamente. Basta andare a una partita di calcio.
Ma anche in altre situazioni più sfumate. Un esempio: la recente presa di posizione degli studenti di farmacologia di Milano, dopo la liberazione di un certo numero di conigli e topi dalla loro facoltà. Si sono presentati in piazza con il camice bianco, essendo quella la loro divisa che li contrapponeva, almeno in quelle poche sortite pubbliche, alla tribù degli animalisti.


I quali, solo in casi eccezionali indossano divise, potendosi dire che, oltre ai numerosi cani al seguito che li contraddistinguono (c’è mancato poco che anch’io mi portassi dietro, a Trieste, la mia Pupetta), sono i cartelli appesi al collo, la loro divisa, insieme agli striscioni.
Dunque, tornando al discorso dell’acquisizione di ricchezze, c’è stato chi, nella Storia, ha approfittato degli altri per diventare ricco. Non lo hanno fatto solo monarchi, aristocratici, papi e imperatori, ma, a partire dalla rivoluzione industriale, anche piccoli, medi o grandi borghesi, che non si sono fatti scrupolo di schiavizzare un certo numero di disgraziati esseri umani, alla faccia del cristianesimo e degli ipocriti che lo divulgavano, per altro diventati i più ricchi della Terra.
Negli stati del sud degli Stati Uniti, si possono vedere ancora molte sfarzose residenze appartenute a gente immorale e spietata che opprimeva un gran numero di africani importati dalla madre patria, esercitando un potere schiavista su di essi e arrivando a tagliare un piede in caso di fuga. In caso di recidiva, veniva tagliato anche l’altro.
Il tutto, in piena legalità.

A proposito della quale ci sarebbe da fare un lungo discorso, sintetizzato nella frase secondo cui l’autorità costituita, con le buone o con le cattive, col bastone o con la carota, è sempre riuscita a spillare denaro agli schiavi, chiamati di volta in volta sudditi o cittadini, a seconda dell’inganno adoperato: monarchia o repubblica. Cambiando l’ordine dei fattori, il risultato non cambia. Noi non dobbiamo romperci la schiena nei campi di cotone della Luisiana, ma siamo costretti ad ammalarci di veleni e stress nel chiuso di fabbriche maleodoranti o a morire di noia in uffici illuminati al neon.
E siamo così attaccati alle nostre catene che leviamo alti lai se la fabbrica chiude o se in ufficio si operano tagli al personale. Il massimo del condizionamento mentale!
Ovviamente, per arrivare al punto di rendere attraente la galera lavorativa, galera che in senso letterale era una nave nella stiva della quale i rematori erano incatenati alla postazione, gli sfruttatori devono usare l’arte dell’inganno, cominciando ad ingannare se stessi, i lavoratori loro sottoposti e l’opinione pubblica pettegola e impicciona, conosciuta anche con il termine di sindacalisti.
                                                                                                                                                 
Tutta questa lunga premessa per dire che la ricerca su modello animale segue le stesse antiche regole: 1) sfruttamento di forza lavoro, 2) ricavo di denaro contante e 3) inganno degli astanti.

(1) Nel nostro caso, non abbiamo africani sprovveduti reperiti in Camerun o in Liberia, ma animali a sangue caldo chiamati tradizionalmente cavie da laboratorio. E’ pur sempre la materia prima su cui i ricercatori lavorano. Se gli si desse qualcosa di diverso, lo rifiuterebbero, a differenza dei latifondisti della Luisiana a cui, se qualcuno avesse dato macchine agricole, le avrebbero accettate.
(2) Il ricavo del denaro contante, nel caso dei ricercatori sedicenti scientifici, non viene dalla vendita delle balle di cotone, ma da quella di pillole miracolose vendute secondo i principi della ciarlataneria internazionale, codificati in secoli di pratica. Si tratta di ricavi miliardari, poiché ottenuti sotto la pressione dell’antico impulso all’autoconservazione di cui parlavo prima: la ricerca del benessere e dell’allontanamento della morte. Siccome a vivere bene e a lungo ci tengono tutti, possiamo applicare “il principio del cappellaio”: finché la gente nascerà con la testa, avrà bisogno di me, diceva il fabbricante di cappelli. Finché la gente nascerà, vorrà tenere lontane le malattie e avrà bisogno dello sciamano in camice bianco che gliele fornisca, pensa l’astuto ciarlatano plurilaureato.
(3) Se il proprietario terriero ottocentesco non aveva bisogno di ingannare nessuno perché nessuno, a parte forse Abramo Lincoln, gli rinfacciava alcunché, aveva però una base concettuale etica che gli consentiva agevolmente di sfruttare lavoratori di colore. Il vivisettore moderno, oltre alla base etica tutta sua particolare, per altro non dissimile da quella del mangiatore di bistecche, deve presentarsi al pubblico con una facciata candida e immacolata, perché una parte del medesimo ha obiezioni sull’uso e l’abuso di animali sensibili. Non che questa minoranza abbia qualche peso contrattuale, ma non si sa mai come la maggioranza – banderuola volubile – possa reagire se venisse a sapere cosa succede nel chiuso dei laboratori. E’ sull’ipnotizzata maggioranza che la casta vivisettoria fa affidamento ed ecco che viene all’uopo diffusa l’idea che il sacrificio degli animali serve alla vita e al benessere degli uomini.

Milioni di allocchi ci cascano. E il carrozzone può andare avanti, con ruote ben oliate di denaro pubblico, contando in tale concetto anche il denaro che utenti spaventati dalle malattie depositano nelle banche distributrici di veleni, chiamate farmacie.
La reazione a tutto questo triplice lavorio malvagio (sfruttamento, rendita, inganno) è affidata a una minoranza di idealisti utopisti che, prima di internet, si documentavano sul cartaceo e, dopo internet, hanno cominciato a documentarsi sul siliceo. Il risultato è che sono molti di più coloro che rifiutano l’inganno dei vivisettori, biasimano il ricavo disonesto da essi ottenuto e condannano lo sfruttamento di creature innocenti nelle stanze degli orrori.
Fanno tutto ciò senza che il tetragono Leviatano nemmeno si accorga di loro, tranne quando entrano nelle stanze della tortura uscendone con piccoli prigionieri. Allora, si verifica la contro-reazione degli apprendisti stregoni.
In altre situazioni di vita quotidiana non è solo l’Apparato satanico direttamente responsabile a non accorgersi delle nostre proteste, ma nemmeno l’assonnata opinione pubblica, a passeggio nei pigri pomeriggi dello shopping, che, se non le si sbatte sul muso qualcosa di traumatico, non batte ciglio.

Lo si è visto sabato a Trieste, a Padova e forse anche a Milano, a meno che in quest’ultima città non si siano presentati gli Apprendisti. A Trieste c’ero. A Padova c’era il mio amico Franco Galliano, di cui vediamo qui a sinistra una sua foto. Di Milano non so niente, né so se la protesta contro la vivisezione sia stata fatta anche in altre città italiane.
Questo è un tema di una certa delicatezza e ciò che sto affermando potrebbe offendere la suscettibilità di alcuni attivisti, perché significherebbe mettere il dito su un’annosa piaga. Scoprire che tutti i nostri sforzi, il nostro denaro, i nostri entusiasmi non servono a una beneamata minchia genera frustrazione da aggiungere a quella dell’impotenza di fronte al trionfo del male su questa Terra. Scivoliamo in ambito metafisico e non è una bella scivolata.

Tuttavia, siccome noi siamo contro l’inganno della vivisezione, dovremmo essere anche contro l’autoinganno e accettare - o almeno cercare di conviverci - l’idea che i nostri cartelli, i nostri striscioni e i nostri interventi pubblici nelle piazze, a BigPharma non fanno un baffo. E se la ride, con l’appoggio della mansuefatta opinione pubblica. Lo scoglio insuperabile: tra tuo figlio e un topo chi sceglieresti?
Vigliacchi – e perfidi – coloro che hanno inventato, divulgato e reso popolare un simile truffaldino ricatto.

Ad ogni modo, poiché fare i profeti è sempre qualcosa di azzardato e fare i profeti di sventura è anche piuttosto scomodo e pericoloso, io qui mi limiterò a dire che l’instancabile Anna Stancanelli, qui a sinistra, ha fatto la parte del leone, sabato scorso in piazza della Borsa a Trieste. C’è stato anche l’intervento di Andrea Zanoni, intervistato, in quanto V.I.P., dalla televisione. Il pubblico, tra veterani e novizi, non superava le quaranta unità.
A Padova non c’ero, non avendo il dono dell’ubiquità, ma, a giudicare dalle foto di Franco, (ne vediamo un'altra qui sotto), i numeri corrispondevano a quelli di Trieste.
Cani al guinzaglio sempre, caratteristica peculiare degli assembramenti animalisti. A volte, Angelica Pileo porta i suoi maialini.
                                                                                                                                                 
Insomma, se può dare una certa ebbrezza sapere cose che il resto della gente non sa, non sarà purtroppo con i nostri sforzi che le cavie smetteranno di essere torturate nei laboratori. Lo ha detto anche Andrea Zanoni, dall’alto del suo osservatorio di eurodeputato, che la situazione legislativa non solo non sta migliorando, ma semmai peggiorando. Le industrie del farmaco non ci pensano proprio a cessare l’attività di lucro basata sulla sofferenza animale e insistono a dire che non se ne può fare senza. La gente gli crede, come crede che la carne sia indispensabile per stare in salute, come da secoli crede alle panzane della Chiesa. L’inganno è globale, come recita il titolo di uno dei film di Massimo Mazzucco.
Che si può fare? Storicamente parlando, come c’è voluta la guerra di Secessione americana per “liberare” gli schiavi delle piantagioni, così ci vorrebbe una guerra letterale con tanto di barricate, di sparatorie e d’impiccagione, ai lampioni delle città, di Garattini e degli apprendisti stregoni che lo fiancheggiano.
Abbiamo un esercito di Liberazione Animale? C’è un centro di reclutamento aperto? La risposta è no ad entrambe le domande. Indi per cui, la Storia è più forte di noi. Il Male non ha mai smesso di esercitare il suo dominio sul mondo. Ritiriamoci in un angolo a maledire il buio, accendendo un fiammifero ogni tanto. Mastichiamo la nostra dose quotidiana di veleno e lasciamo che l’umanità si estingua più in fretta possibile, ultima spes. Forse non manca molto.
Al limite, i più coraggiosi possono venire con me a liberare qualche animaletto ogni tanto, ma in tutta sincerità, di attivisti così coraggiosi, finora ne ho incontrati pochini.
E allora, che facciamo?

2 commenti:

  1. Condivido quanto scrive Freeanimals. O, meglio, lo condividevo in modo totale fino a ieri. Noi animalisti siamo una categoria disgraziata di persone che trascurano assolutamente tutto per le loro idee. Per noi non esistono: lavoro, interessi economici, relazioni personali. Il vero animalista cambia persino i propri gusti a tavola. Vi piace la Pizza Margherita, quella con la mozzarella filante? La lasciate perdere...perché ogni volta che la mangiate vi viene in mente quello che debbono sopportare mucche e vitellini per permettervi di mangiarla! E siete contenti così...siete contenti di questo vostro piccolo sacrificio. Per le vostre idee dovete persino guardarvi ...le spalle da finti animalisti e autentici infami che ci circondano numerosi. Tutta gente che se non fosse per le vostre idee manterreste sempre e rigorosamente alla larga alle primissime avvisaglie. Dicevo che fino a ieri ero ormai rassegnato a questo triste destino; al triste destino che perseguita e incombe, come una spada di Damocle, su tutte le animaliste e gli animalisti seri.
    Ma ieri è accaduto qualcosa che per me ha del miracoloso: molte persone, molti giovani sono scesi con noi, poveri disperati, in piazza. Tutte persone con le nostre idee...tutte persone che hanno collaborato con noi...Abituati da sempre ad essere soli contro tanti...ebbene siamo rimasti stupiti ...increduli...Ma sarà vero? Io temo di risvegliarmi da un momento all'altro da un bel sogno!!!

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    1. Mi fa piacere che a Padova ci siano stati riscontri fra la popolazione (a Trieste la gente ha continuato a fare la passeggiata del sabato pomeriggio), ma ho la sensazione che l'esempio della pizza margherita, da te fatto, non sia stato casuale.

      :-)

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