giovedì 30 gennaio 2014

Piccoli tentativi di restaurazione del paradiso


 

Testo di Alessandra Profilio

Cani, gatti, maiali, oche, galline, galli, pecore, conigli, tartarughe. Sono circa duecento e ognuno di loro ha un nome. Vallevegan è casa loro. Questa settimana vi raccontiamo la storia di uno dei primi e dei più importanti rifugi per animali liberi in Europa e del suo fondatore Piero Liberati.

 
La Fondazione ValleVegan è nata nel gennaio del 2006 ed ha sede tra i boschi, i fiumi e le grotte di Bellegra e Rocca S. Stefano, ad un’ora di distanza da Roma. Lo spazio è costituito da un casale e 11 ettari di terreno riscattati ad un prezzo molto basso da un allevatore che ora ha smesso l’attività, abbandonando molti degli animali, tutti gravemente malati, ora sotto la cura degli attivisti della Fondazione.
Tutti gli abitanti non umani della valle sono infatti animali salvati da allevamenti o macellerie, o portati via dai laboratori. ValleVegan è dunque un centro per varie attività di recupero, rinaturalità e accoglienza per chi ha subito torture, reclusioni, derisioni e privazioni da parte dell’uomo. Un luogo fisico, ma anche un ambiente di riflessione in cui gli esseri viventi possono sperimentare e scoprire una dimensione di incontro, di conoscenza, di contatto e convivenza.
“Avere a che fare con un animale – dice Piero – è come trovarsi davanti ad una persona che non la pensa come te ma da cui tu puoi apprendere tanto”.

ValleVegan però è anche un simbolo: la trasformazione di luoghi precedentemente usati per la macellazione, per la caccia, per l’agricoltura intensiva, in uno spazio senza confini, senza sofferenza e senza sfruttamento.
                                                                                                               
Perché ‘vegan’? ‘Vegan’ significa ‘vegetariano radicale’ e indica quindi la scelta di non mangiare carne, pesce, uova, latte o qualsiasi altro alimento di origine animale, né di usare cuoio, pelle o lana. Ma il veganismo, sottolinea Piero, è solo il punto di partenza, una filosofia di vita che acquista senso solo se associata alla lotta contro ogni forma di discriminazione e sopraffazione di un essere vivente su un altro.
                                                                                                                                                  
 
“Fin da piccolo – racconta Piero – ho sempre salvato animali, mi sono sempre occupato di ecologia e lotte politiche. L’idea era quella di prendere un pezzettino di terra e metterci gli animali, dar vita ad un posto libero. La motivazione più forte che mi ha portato a questa scelta è stato l’amore per gli animali”.
Ma non solo: determinante è stata anche la volontà di salvare dalla distruzione e riqualificare un luogo in cui prima venivano bracconate e macellate le pecore ed era pieno di rifiuti. “Nessuno distruggerà questa terra, qui non vengono cacciatori, nessuno ci costruirà una palazzina, non verrà fatta una discarica”.
Al contrario, oggi nella valle sta aumentando la biodiversità e sono tornati alcuni animali selvatici.
Vegano, anarchico, animalista e da molti anni volontario nei campi antibracconaggio, Piero Liberati vive a ValleVegan insieme alla sua compagna Antonella e altri tre inquilini che variano. “Abbiamo un orto, tanti alberi da frutta, compriamo il meno possibile all’esterno, ci scaldiamo e cuciniamo con la legna”. Secondo Piero si può vivere bene senza tante cose superflue come la tv, i vestiti alla moda, etc. “Potrei quasi vivere senza soldi, ma in realtà me ne servono un bel po’ per mantenere gli animali, per il loro cibo e le spese veterinarie. Per questo io e Antonella facciamo piccoli lavoretti e organizziamo cene di finanziamento in cui la gente prova la cucina vegan e dà un contributo”.

“La quotidianità è uno degli aspetti migliori del vivere qui: non hai scadenze lavorative né orari fissi, quindi è una vita molto tranquilla e rilassata senza dover rendere conto a nessuno se non a te stesso e agli animali. Tornando indietro lo rifarei”.

Vivere nella valle però, ammette Piero, è anche una sfida: “non è facile vivere qui perché sei in un posto isolato, fa freddo, gli animali si ammalano”. ValleVegan, tuttavia, non è un posto eremitico ma una comunità in cui convivono stabilmente persone che hanno deciso di dedicare la vita all’amore per tutti gli esseri viventi (animali e vegetali) ed un luogo aperto a chiunque condivida tale scelta.
“Inoltre stiamo instaurando un rapporto sempre migliore con le persone del paese. Questa è una delle più belle vittorie degli ultimi anni: essere passati da una diffidenza reciproca al supporto”.
Tanti i progetti che Piero ha in mente per il suo futuro e per quello della valle. “Mi piacerebbe salvare altri terreni, altre aree tipo queste, semiurbane o ai margini delle città. Vorrei creare oasi rinselvatichite o un posto dove possano abitare persone che non hanno una casa. Ecco l’idea è quella di trovare posti da salvare. Mi piacerebbe anche migliorare questo posto, costruire un prefabbricato, una pensione per cani e mettere su una piccola attività economica per poter continuare a mantenere gli animali”.

4 commenti:

  1. Vallevegan...Vallevegan...questo nome non mi è nuovo. Mi sembra che qualcuno me ne abbia già parlato.

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    1. Conosco i retroscena e al suo caso si può applicare il detto: "Dal letame nascono i fiori".

      Andavo in Sardegna con Piero ai campi antibracconaggio e tutto sommato non mi sembra un cattivo ragazzo.

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  2. Encomiabile Piero! Anima nobile e per me, particolarmente sensibile ed evoluta. Il servizio verso i nostri fratelli animali e' un atto di grande ed onorevole generosita' ed amore. Mariasole

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