venerdì 11 aprile 2014

La guardiana del ghetto e il signor Tafazzi

 
L’essere umano è fondamentalmente stupido e gli animalisti, in fondo, sono esseri umani come tutti gli altri. Però a tutto c’è un limite, verrebbe da dire, e quanto vi sto per raccontare va ad aggiungersi alle cosiddette miserie umane in generale, e alla “sindrome dei polli di Renzo” in particolare. Sulle prime non occorre chiosare, ma sui secondi temo di dover fornire nota esplicativa. Dicesi “sindrome dei polli di Renzo” quella serie di comportamenti messi in atto da sfigati tenuti metaforicamente per le zampe, che, invece di beccare la mano dell’aguzzino che li trattiene, si beccano vicendevolmente. Gli animalisti lo fanno da sempre e tale sindrome può essere applicata anche alla società italiana dell’attuale momento storico, con una popolazione che invece di dare addosso agli esosi Padroni, se la prende con migranti e Rom, quasi l’unico sbocco possibile – l’unica via d’uscita dalla crisi - fosse la classica guerra fra poveri, che è esattamente ciò che i Padroni si aspettano dal popolo.


Fatta questa premessa, bisogna accennare all’antefatto. Domenica 30 marzo, a Pordenone, 5 attivisti per i diritti animali sono stati mandati all’ospedale dai circensi di Viviana Orfei. Il panico, oltre all’indignazione, si sono diffusi nel movimento animalista come un virus e questo ha portato il signor Edoardo Valentini, che d’ora in poi chiamerò Tafazzi, a stilare un documento con cui dichiarava che, se ad organizzare qualche presidio davanti ai circhi fosse stato lui, avrebbe richiesto il silenzio da parte dei partecipanti, dimenticando che a Pordenone, se il questore non avesse vietato l’uso del megafono, gli attivisti presenti non sarebbero stati costretti a gridare a squarciagola il proprio dissenso alle famigliole dirette verso la cassa, invitandole a non pagare il biglietto.

Da un questore digiuno di animalismo lo posso accettare, anche perché costui, come i poliziotti presenti sul posto che vedevano in noi manifestanti il pericolo, pensa che reprimendo gli animalisti si riducano le possibilità di disordini, mentre è vero il contrario, giacché i circensi si sentono spalleggiati dalle autorità religiose (Don Andrea Rossi), dalla popolazione (le famose mamme di Pordenone) e dalle autorità laiche (il questore appunto).
Se invece viene data la parola agli animalisti, che sono i portavoce di chi, quella parola non ha e a cui viene negata da secoli, ci si può chiarire e far conoscere per quello che siamo: gente per bene, nonché amanti della giustizia. Almeno le persone di buona volontà,  che dovessero ascoltarci, riuscirebbero a capire chi sono i “buoni” e chi sono i “cattivi”, sempre che a parlare nel microfono sia qualcuno in grado di spiegarlo.
                                                                                                                                                 

Un questore può, a sua discrezione, vietare l’uso del megafono in qualche manifestazione, facendo una deroga al diritto costituzionale della libertà di espressione, ma un animalista come il signor Tafazzi che, sua sponte, lo vieta, anche se il questore di Udine non lo aveva vietato, non ha capito una cosa importante, forse a causa dell’elemento fondamentale di cui accennavo nell’incipit, e cioè che con il megafono si può ottenere un effetto educativo sulla gente che va al circo molto superiore di qualche semplice cartello, benché un’immagine valga più di mille parole. Però, se oltre alle immagini c’è anche chi le spiega l’effetto si moltiplica. A far le belle statuine son capaci tutti, ma se c’è pure uno speaker i più intelligenti fra gli ascoltatori potrebbero anche aprire gli occhi sulla realtà celata dei circhi, nella fattispecie. Non è saggio essere più realisti del re.

E invece no. La decisione di attuare presidi muti, il signor Tafazzi l’ha presa il 3 aprile, sull’onda emotiva del pestaggio del 30 marzo. E’ stata una decisione d’emergenza, presa senza capire che se a Pordenone ci fosse stato qualcuno che parlava alle gente (si badi, ho usato il verbo parlare, non quello insultare), il pestaggio magari ci sarebbe stato lo stesso, ma le calunnie delle famose “mamme di Pordenone” che hanno accusato gli animalisti di insultare i passanti e sputare loro addosso, non avrebbero potuto essere mosse. La gente non è sorda e se ascolta una lezione di animalismo estemporanea, per lo meno le mie lezioni, non può, nemmeno volendo, dire che gli animalisti hanno insultato e sputato addosso ai passanti.

E veniamo ad oggi. Veniamo al circo di Mosca purtroppo attendato a Codroipo. Il signor Tafazzi ha mandato la notifica in questura.  Tre giorni prima, come vuole la legge. A Udine, non a Pordenone, con un questore diverso, quindi. L’uso del megafono non è stato vietato, ma Tafazzi, fermo sulle sue decisioni d’emergenza del 3 aprile, ha deciso che non lo si deve usare. Quando ho saputo che avevano intenzione di fare un presidio a Codroipo, ho detto all’organizzatore che sarebbe la prima volta nella vita che vado a una manifestazione animalista in bicicletta. Avrei giocato in casa e avrei dato il meglio di me in termini educativi. Della serie: chi ha orecchio per ascoltare, ascolti.

Poi salta fuori Daniela Billiani, la guardiana del ghetto, conosciuta anche come “Faso-tuto-mi”, una specie di Kapò del campo di concentramento dove la società ha relegato gli animalisti, insistendo sul fatto che l’organizzatore non vuole che si parli con l’amplificatore vocale. Al massimo, qualcuno potrebbe leggere degli aforismi.
Capito cosa mi si chiedeva? Leggere aforismi! Volevano mettermi delle pastoie, imbavagliarmi e non sto parlando della questura. Sto parlando di altri animalisti! Sarebbe come se a una Ferrari venisse messo il carburatore di una 500. Sarebbe come se Einstein venisse mandato a far scuola ai bimbetti dell’asilo. E tutti voi pronti a sfoderare la cazzata dell’ego ipertrofico, andateci piano con i luoghi comuni, perché so quel che mi dico. Parlo con cognizione di causa, altrimenti a cosa mi è servita tutta l’esperienza accumulata fin qui? “Ao di vé cinquante ains par nuje?”.
                                                                                                                                                 

Né il signor Tafazzi, né la guardiana del ghetto mi hanno mai sentito parlare al megafono, nei miei anni migliori, e quindi sono parzialmente giustificati nelle loro preoccupazioni, ma questa è una loro lacuna, essendo gli ultimi arrivati nel mondo dell’animalismo. Uno sforzo di fiducia nei miei confronti avrebbe ovviato all’inconveniente. E’ vero che, autoetichettandomi, mi definisco “anarchico individualista”, ma io non ho niente a che fare con gli sbarbatelli, probabilmente infiltrati dalla polizia, dei centri sociali, capaci solo di drogarsi e dividere il mondo dualisticamente in Destra e Sinistra, ovvero chiudendosi nella loro riserva indiana senza sbocchi e senza aperture. Il fatto che alle spalle io abbia 25 anni come insegnante di scuola elementare avrebbe dovuto aprire gli occhi al signor Tafazzi e alla guardiana del ghetto.

Ci sono alcuni punti fermi in questa faccenda: io non devo chiedere il permesso di parlare in pubblico a nessuno, perché la Costituzione me lo garantisce. Se è la Forza Pubblica a farlo lo devo accettare, ma se è un mio pari, no. Sono fermamente convinto che un discorso fatto ad adulti come se fosse fatto a bambini, quali sono i discorsi che io faccio normalmente, p essere fruttifero e svolgere il lavoro di educare gli ascoltatori, in base al quoziente intellettivo dei medesimi e alle percentuali statistiche di coloro che hanno ancora un barlume di coscienza. Rimanere in silenzio significa ridurre l’impatto emotivo sui passanti e quindi anche l’effetto educativo. L’uomo sandwich fa meno presa dell’oratore appassionato e trainante.

Altro punto fermo di cui sono convinto è che, impedendomi di parlare al megafono, non si usano a dovere le risorse umane, perché se c’è una cosa che so fare bene è spiegare le cose, per iscritto e a voce, forse proprio in virtù di una mia deformazione professionale, avendolo fatto nelle aule scolastiche per tanto tempo.
Rinunciando a me come risorsa umana, mi si manca di rispetto, perché non mi si accorda quella fiducia che mi avrebbe incoraggiato, fatto conoscere come affidabile e utilizzato anche in futuro. E invece, metaforicamente, è come se mi avessero detto: “Sei vecchio, vai in pensione e non rompere più le palle!”.

Grazie! Come minimo questa è una cosa perversa, malsana, antiproduttiva e antipatica. Si fa il gioco dei nemici degli animali e il bello è che a farlo, non so quanto inconsapevolmente, sono gli animalisti stessi, dando ragione a Freud quando diceva che i peggiori nemici degli animali sono gli zoofili. Ai suoi tempi li si chiamava così.

Troppe volte ho visto compagni di lotta che invece di remare in accordo con gli altri, non solo remavano contro ma davano il remo in testa agli altri componenti della barca. E questo forse dipende dalla mentalità tribale della psiche umana e dalla parcellizzazione, forse voluta dai Padroni, con la quale ci siamo divisi in mille rivoletti inconcludenti e frustrati. Per capirci meglio, userò la metafora delle farfalle.

Un giorno Dio, dopo aver creato le farfalle, vide che erano TROPPO belle. E creò la ranocchia. Per riportare l’equilibrio nella natura. Analogamente, un giorno Dio, dopo aver visto il potenziale di Bene che l’umanità sapeva esprimere, creò le associazioni animaliste, non per riportare l’equilibrio, ma per neutralizzarne la forza. Divide et impera è ciò che la guardiana del ghetto, appoggiandosi sulla stolta decisione del signor Tafazzi, è riuscita a fare. Infatti, io non andrò a quel presidio, nonostante si tenga nella mia città. E sono in forse anche sui presidii futuri, se il QI degli organizzatori non darà segno di elevarsi almeno un po’.
                                                                                                                                                                 
La guardiana del ghetto, che vediamo qui a destra in un'immagine d'epoca, insisteva dicendo che ad organizzare il presidio è stato Tafazzi e che bisogna sottostare alle sue esigenze. Se ad organizzarlo fossi stato io, i partecipanti avrebbero accettato le mie, di esigenze. E questa separazione, questo fittizio monopolio mi ha mandato ancora di più in bestia, dato che questo è un modo meschino e burocratico di ragionare. E’ come se dovessimo rispettare la priorità derivante da un atto burocratico e che chiunque non lo rispetti divenga automaticamente un ribelle. Questo, a casa mia, si chiama creare divisioni, alzare steccati prima inesistenti, immaginarsi ghetti all’interno di un più ampio ghetto. Parcellizzarsi e dividersi. Che è esattamente ciò che ci indebolisce e che è stato pianificato dai Padroni del mondo, gli stessi padroni che hanno deciso di dare in mano gli inermi animali alla scimmia assassina, che a Codropo prende le forme del circo di Mosca.

Non aver capito che gli Arconti nostri creatori agiscono in questo modo subdolo, può essere scusabile, sia per la guardiana che per Tafazzi. Non lo sanno e ragionano secondo vecchi schemi rigidi. Io che lo so e che non vado al presidio forse sono meno giustificabile, ma, d’altra parte, l’offesa nei miei riguardi è stata metalinguisticamente fatta. Se la Billiani e il Valentini sono destinati a un aumento di Consapevolezza, mi chiederanno scusa e verranno loro a cercarmi. Altrimenti, gli animali continueranno ad essere difesi da minorati mentali le cui armi saranno sempre spuntate e le cui cartucce saranno sempre a salve.

Gli animali è da millenni che sono stati dati in pasto ai loro carnefici, come l’umanità è stata data in pasto ai suoi, di carnefici, e non sarò certo io, con una lezione estemporanea, fatta davanti a passanti frettolosi e disturbata dagli altoparlanti del circo, a far avanzare le cose, anche se mi piace pensarlo.
Se non immaginiamo di poter incidere sulla feroce realtà di vita degli animali oppressi, con l’esempio e le parole, allora è finita. Tanto vale che ci dedichiamo a una vita edonistica come fanno gli altri, rinunciando ad ogni velleità missionaria e in tal caso anche stare due ore muti con un cartello al collo diventa pura perdita di tempo. Ma se invece crediamo di poter modificare anche di una virgola la situazione carceraria nostra e degli animali, allora tutte le opportunità devono essere sfruttate e tutte le strade seguite, pur di arrivare al traguardo finale: la giustizia per gli animali oppressi.

Il cammino non è né semplice né lineare, anzi è una vera corsa ad ostacoli. Ci pensano già i nostri nemici, che coincidono con i nemici degli animali, a rendere le cose difficoltose. Se ci mettiamo anche noi, stiamo freschi! D’altra parte, già in passato mi ero accorto di questo fenomeno e il concetto di “sindrome dei polli di Renzo” non l’ho inventato io. A me questo handicap faceva venire in mente un film con Dan Haykroyd, sottotitolato: “Con alleati così, chi ha bisogno di nemici?”.
                                                                                                                                                                 
Con il megafono, se mi fosse stata data la possibilità di usarlo, avrei parlato della necessità di rispettare e di amare gli animali, piuttosto che di sfruttarli e maltrattarli, ovvero avrei detto pacatamente tutte quelle cose che un bravo militante per i diritti animali dice. E invece, ostacoli burocratici me lo hanno impedito. Ostacoli arrivati, come i classici bastoni fra le ruote, da sedicenti compagni di lotta e non dalle autorità speciste preposte al controllo dell’ordine.
Sarà stata l’inesperienza del signor Tafazzi, sarà stata la mania di voler tutto controllare della guardiana del ghetto, fatto sta che sabato sera me ne andrò a sentire una  conferenza sulla coltivazione della canapa, invece che andare dove mi porterebbe il cuore. E questa mortificazione, questa sconfitta, la si deve a due persone tutto sommato per bene. Incapaci però di vedere oltre il loro naso, oltre le dannate regole, oltre gli schemi prefissati e sterili. La mancanza di fiducia, di rispetto per gli anziani, quale io mi reputo, e la mancanza d’immaginazione, unitamente a un eccessivo desiderio di controllo, produrranno un presidio anonimo e scarsamente educativo.

Da molti anni ho fatto mio un modo di dire: “Le regole sono come le uova: meglio strapazzate!”. Non è un proverbio vegano, ma è pur sempre valido. Troppe regole, troppo controllo, troppe imposizioni danneggiano la creatività, soffocano la vita vera e rendono tutto più squallido. Il mondo ci perde anziché guadagnarci. Chissà se la guardiana del ghetto e il signor Tafazzi un giorno se ne renderanno conto.

5 commenti:

  1. Caro Freeanimals sul caso specifico mi sono già più volte espresso. Ribadisco che se avessi organizzato io l'evento ti avrei, ben volentieri, fatto parlare al megafono. Ed è esattamente ciò che è accaduto a Riva Del Garda il primo giorno della manifestazione contro la fiera della caccia. Ricordo che il tuo intervento è stato più volte apprezzato il giorno successivo dal dirigente Digos (ottima persona!) presente alla manifestazione. Evidentemente coloro che avevano organizzato questa cosa a Codroipo non ti avevano mai sentito parlare.
    Detto ciò, conoscendo la tua ormai esperienza pluridecennale in fatto di tali eventi, vorrei cogliere l'occasione per metterla a frutto. Per inciso ricordo, qui, che anch'io ho partecipato a varie manifestazioni negli ultimi quattro anni. Con varie organizzazioni animaliste e anche, ultimamente, in prima persona. Ora farei subito una grande distinzione tra manifestazioni che hanno il fine (principale se non unico) di "sfogare" il risentimento di noi animalisti verso alcune categorie particolarmente colpevoli di nefandezze. Cacciatori, Pescatori, Circensi, Vivisettori, Macellai, Allevatori ecc. Tali manifestazioni si risolvono quasi sempre con urla di scherno, cori più o meno carichi d'insulti, esibizioni di striscioni e manifesti sullo stesso tono ecc. ecc. Conosco gruppi che, praticamente, non fanno altro. Effettivamente tali performances servono ottimamente agli animalisti per scaricare la loro tensione. Ma a parte questo, quali sarebbero i risultati nei confronti dei non-animalisti? Ossia, in altre parole e in ultima analisi, quali vantaggi ne avranno le creature oppresse? Molti poi, particolarmente truculenti, non sanno trattenersi e scadono in scene poco edificanti che lasciano una pessima impressione negli astanti; alcuni dei quali, pur se avessero qualche tendenza all'animalismo, potrebbero venirne allontanati. Con ciò non voglio dire, naturalmente che i non animalisti, particolarmente quelli delle categorie citate, non meritino ampiamente a volte, insulti e cori.
    Dopo questa categoria metterei coloro che fanno animalismo a scopi politici. Gli specialisti dell' antispecismo.
    C'è anche la categoria di coloro che sono spinti, magari perché amano pazzamente il loro cane o il loro gatto, a cercare la compagnia di gente affine. In altre parole gente che vuole solo socializzare. Che magari va ad un presidio stando un paio d'ore con un cartello in mano senza nemmeno sapere cosa ci sia scritto. Che spesso non sono nemmeno vegani o vegetariani e una volta a casa si mangiano tranquillamente gli animali che dovrebbero difendere.
    Anche in questi due casi quali sarebbero i vantaggi per le creature oppresse?
    In definitiva mi convinco sempre di più che occorra si andare in mezzo alla gente non animalista ma che occorra andarci con una solida preparazione alle spalle. Occorre saper parlare e saper spiegare. Per quelli che vogliono ascoltare. Tu cosa ne pensi?

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    1. Con me sfondi una porta aperta, perché ho fatto l'educatore per 25 anni e non vedo differenza intellettiva tra un bambino delle elementari e un adulto che va a caccia o al circo.

      Tuttavia vorrei puntualizzare il fatto che tu hai negli occhi e negli orecchi le manifestazioni del D.J. a cui anch'io ho partecipato diverse volte.

      Ebbene, per nostra fortuna, il suo stile è un'eccezione nel panorama animalista italiano e credo che te ne sarai già accorto andando a Roma e in altre località.

      Indi per cui, il metodo dei 100% Animalisti non fa testo.

      A San Polo d'Enza, a una manifestaione organizzata dai centri sociali toscani, una volta presi il megafono, avendo davanti a me una schiera di poliziotti in tenuta antisommossa e, sebbene ci mettessi tutta la foga e la grinta possibile, scontentai gli organizzatori del presidio, uno dei quali arrivò al punto di minacciarmi di spaccarmi le gambe se avessi ripetuto la stessa performance una prossima volta.

      Come vedi, c'è del marcio in Animalandia e l'oggetto padovano del tuo odio non è l'unico ad avere le rotelle fuori posto. A Bergamo l'hai visto.

      Si chiama "fuoco amico" ed è assai insidioso.

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    2. In effetti caro Freeanimals, a parte i giustissimi riferimenti che hai messo nella tua risposta e le osservazioni frutto di vari discorsi fatti durante i lunghi viaggi per fare qualche presidio, a parte questo ...dicevo comincio seriamente a sentire la necessità di qualche strategia più "remunerativa" da usare nell'animalismo. Sono le piazze, in effetti, il luogo più adatto per confrontarsi su queste tematiche? Comincio, in verità, a valutare molto positivamente ciò che sta facendo Tettamanti sulla vivisezione parlando nelle università. Troverei anche estremamente utile cominciare a parlare nelle scuole. E qui sarebbe utilissima la tua esperienza di educatore. Hai pensato di dedicarti ad un'attività del genere? Ecco ...secondo me occorrerebbe cominciare a pensare ad altri metodi. M'interesserebbe sentire anche il parere di altri...Avanti coraggio...intervenite!!!

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    3. Temo che ormai siamo rimasti solo io e te, qui.
      Comunque, il luogo più adatto per la diffusione delle nostre idee è la televisione, più adatto ancora delle scuole, delle università e delle piazze.

      Purtroppo, i nemici degli animali hanno preso possesso di tutti i gangli strategici della società, compresa la costosissima televisione, e a noi predicatori nel deserto non resta che andare per strada, cominciando dal volantino fuori dalle chiese e dal megafono davanti al circo, quando i nostri sedicenti compagni di lotta ce lo lasciano fare.

      E' una lotta impari, che conduce i singoli al pessimismo. Eppure, siamo costretti a pensare positivo, in base alla formula già usata dai socialisti: "Il pessimismo della ragione, ma con l'ottimismo della volontà".

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    4. Vero! Tuttavia secondo me la televisione comincia a stancare.

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