giovedì 10 aprile 2014

Scacciati senza colpa

 

La ricerca del petrolio nel lungo tratto di mare Adriatico che separa Croazia e Italia sta mettendo a serio rischio la sopravvivenza della fauna ittica locale e dei mammiferi che popolano questo corridoio marittimo. A denunciarlo sono numerose associazioni ambientaliste internazionali che ora lanciano un nuovo appello per la progressiva scomparsa dei delfini dall’Adriatico.
A far scappare i tursiopi, infatti, sarebbero i rumori prodotti dai sonar delle navi norvegesi che negli ultimi mesi perlustrano con particolare insistenza le coste croate dell’Istria alla ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi. Una nave in particolare, la norvegese Spectrum, sta facendo il giro dell’Adriatico producendo ogni 10 secondi un’onda sonora che si stima esser pari a 250 decibel (più forte del rumore prodotto dal decollo di un jet).


Di fronte e a un frastuono così assordante, balene, capodogli e delfini rischiano emorragie cerebrali e lesioni gravi al delicato sistema uditivo che utilizzano per cercare cibo: per loro, dunque, la fuga è l’unica possibilità di salvezza. Gli scienziati non sono in grado, al momento, di fornire indicazioni più precise sulla gravità del fenomeno e sulla sua ‘non reversibilità’. In poche parole, non è dato sapere se i delfini torneranno a popolare la zona in questione – a patto che l’inquinamento acustico cessi e nell’Adriatico torni il silenzio – oppure se il loro allontanamento sarà definitivo.

Allo stesso modo, non è possibile determinare quanto negativo possa essere l’impatto di questa ‘migrazione forzata’ sulla loro vita e sui delicati equilibri che regolano i rapporti tra gli esemplari della specie. Studi recenti dimostrano che non sono solo i delfini ad accusare gli effetti dei rumori molesti provocati dalla navi che si muovono in Adriatico alla ricerca di petrolio, ma anche tartarughe, balene e molte specie di pesci tra cui tanti predatori (merluzzo, aringa, tonno, ecc). L’effetto più immediato è una diminuzione della pescosità del mare (70%) soprattutto nelle aree dove si svolgono le ricerche, con gravi ripercussioni anche sulle economie locali.

Per tentare di riportare il silenzio (e con esso i delfini) nell’Adriatico sarà necessario uno sforzo congiunto di Italia e Croazia e un impegno serio delle istituzioni coinvolte: lo Stato croato, in particolare, dovrà impiegare maggiori risorse nella valutazione dell’impatto ambientale che questo tipo di ricerche comportano e rendere i permessi di transito alle navi norvegesi molto più difficili. Se la corsa al petrolio continuerà, la fuga dei delfini dal mare sarà inevitabile.

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