lunedì 12 maggio 2014

Un animalista ante litteram

 

Elisee Reclus, anarchico francese e geografo, era un vegetariano militante che aveva, per l'epoca, idee molto progressiste riguardo ai diritti degli animali. Servendo come membro della milizia, partecipò attivamente alla Comune di Parigi del 1871, una rivolta della classe operaia che Karl Marx denominò "il presagio glorioso di una nuova società". Dopo la sua cattura da parte delle forze governative, Reclus venne inizialmente deportato in Nuova Caledonia, un arcipelago al largo delle coste dell'Australia. Ma grazie all'intervento dei suoi sostenitori, che secondo alcune fonti includevano anche Charles Darwin, una nuova sentenza ridusse la distanza del confino, ciò gli permise di vivere in Svizzera.
Reclus era sensibile come un bambino alla violenza contro gli animali. "Una volta un mio familiare mi aveva inviato, piatto in mano, dal macellaio del villaggio, con l’ordine di prendere qualche pezzo di carne da mangiare", ha scritto Reclus, ricordando un esempio.


"Ricordo ancora questo cantiere cupo dove uomini terrificanti andavano e venivano con grandi coltelli, indossando grembiuli schizzati di sangue. Appesa sotto un portico un'enorme carcassa sembrava occupare una straordinaria quantità di spazio. Dalla sua carne bianca un liquido rossastro scorreva nei canali". Travolto dalla vista del macello, Reclus, a quanto pare, svenne.

 Reclus ha scritto acutamente circa il processo che permette agli esseri umani di commettere tale violenza, un processo che potremmo chiamare di socializzazione specista. La reazione inorridita di un bambino di fronte allo sfruttamento degli animali "svanisce nel tempo, cedendo davanti alla perniciosa influenza dell'educazione quotidiana", ha dichiarato Reclus. "I genitori, gli insegnanti, in modo ufficiale o amichevole, i medici, per non parlare del singolo potente che noi chiamiamo 'tutti', lavorano tutti quanti insieme per 'indurire' il carattere del bambino rispetto a questo alimento a quattro zampe, che, tuttavia, ama come facciamo noi e sente come noi".



Forse anticipando il lavoro di scrittori come Joan Dunayer, Reclus ha riconosciuto il ruolo dei giochi linguistici nel negare o razionalizzare lo sfruttamento degli animali. "Gli animali sacrificati per l'appetito dell'uomo sono stati sistematicamente e metodicamente resi orrendi, informi, e sviliti in intelligenza e valore morale", ha scritto Reclus. "Anche il nome degli animali è stato trasformato: il maiale viene utilizzato come grossolano insulto, la massa di carne che vediamo sguazzare fra i suoi escrementi è talmente ripugnante da guardare che siamo d'accordo nell'evitare ogni somiglianza del nome tra la bestia e i piatti di pietanze che ne derivano".



E naturalmente Reclus credeva ci fosse un collegamento tra la violenza contro gli animali e la violenza contro gli esseri umani. "C'è poi così tanta differenza tra il corpo morto di una giovenca e quello di un uomo?", chiede Reclus. "Gli arti mozzati, le interiora mescolate l'una all'altra, sono molto simili: il massacro del primo rende facile l'omicidio del secondo, soprattutto quando fuori squilla l'ordine di un leader, o da lontano arriva la parola del maestro incoronato, 'essere senza pietà". 


Reclus è morto nel 1905 all'età di 75 anni. "Si dice che i suoi ultimi giorni siano stati resi particolarmente felici dalla notizia della rivoluzione popolare in Russia", secondo Camille Martin e John P. Clark. "Morì poco dopo aver sentito della rivolta dei marinai sulla corazzata Potemkin."

5 commenti:

  1. Pitagora ha vissuto qualche anno prima del Nostro e diceva le stesse cose.

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    1. Forse c'è stato anche qualcuno vissuto prima di Pitagora, che diceva le stesse cose.

      Che noiosi questi animalisti!

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    2. Ne sono certo.

      Non tutti, solo i fondamentalisti per moda.

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    3. Ah, meno male!

      Io sono fondamentalista per convinzione profonda.

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    4. Vorrei sottoporlo ad una regressione per sincerarmi, Roberto, io sono un tommaseo.

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