I
servizi sanitari di Norrköping, città di 80 mila abitanti della Svezia
orientale, hanno scoperto che 60 bambine e ragazze dai 4 ai 14 anni hanno
subito mutilazioni genitali, 30 di loro sono nella stessa classe. La maggior
parte è stata vittima della peggiore forma di mutilazione «rituale», con l’asportazione
totale di clitoride e grandi labbra e l’area genitale cucita quasi
completamente. Scrive
Monica Perosino su La Stampa che ora
l’allarme è altissimo, visto che molte mutilazioni vengono fatte all’estero,
durante le vacanze estive, quando molte famiglie tornano ai loro Paesi d’origine
dove sono ancora oggi un rito di passaggio all’età adulta diffusissimo.
Secondo
l’Eige, l’agenzia europea per l’uguaglianza di genere, la diffusione delle Fmg
in Svezia ha coinciso con l’enorme flusso migratorio dall’Africa subsahariana –
soprattutto dalla Somalia – negli Anni 80. Per questo i legislatori scandinavi,
ancora una volta, hanno tentato di prevenire il danno con una regola. Ma non è
bastato.
Gli
effetti sulla ragazzine sono devastanti: infezioni gravissime, infertilità,
disturbi psichici, emicranie, crampi e, naturalmente, l’annientamento completo
e definitivo della vita sessuale. «Abbiamo scoperto le mutilazioni durante i
colloqui periodici con gli studenti: è stato uno choc – dice Juno Blom,
direttrice del Dipartimento di sostenibilità sociale dell’Östergötland – .
Questo è un risveglio vergognoso per tutti noi».
«Vergogna»,
è questa la parola che corre di bocca in bocca, sui giornali, in televisione,
nelle eterne riunioni che caratterizzano tutte le pieghe della società fondata
sul confronto. Vergogna e senso di colpa. Per questo nessuno osa fare
differenze tra i membri della società-stereotipo e quelli più reali della
società multirazziale, nessuno allude all’origine delle vittime. Sono svedesi,
punto.
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