Testo di Laura
Lucchini
Nel
percorso al contrario con cui si cerca di rendere invisibili gli animali
incontriamo anche l’architetto De Lucchi. La macelleria che ha progettato e che verrà inaugurata a Parigi si chiama L’ Ecorcheur, lo Scuoiatore. Un
nome, un programma e una promessa.
La
macelleria in questione sarà una vera e propria installazione. Farà parte
di una serie di iniziative economiche ridisegnate secondo un’ottica dedicata
per lo più alla cultura del cibo.
De
Lucchi (a sinistra) spiega che la sfida è quella di "liberare la macelleria dal
concetto dell’atto violento sull’animale".
In uno spazio di 45 metri quadrati si potranno ammirare ad esempio immagini di sacrifici con animali e acquistare anche opere d’arte, animali-scultura, romanzi dedicati al mondo animale, illustrazioni e quant’altro. E’ qui che si celebra l’emancipazione dell’uomo dalla violenza primitiva.
In uno spazio di 45 metri quadrati si potranno ammirare ad esempio immagini di sacrifici con animali e acquistare anche opere d’arte, animali-scultura, romanzi dedicati al mondo animale, illustrazioni e quant’altro. E’ qui che si celebra l’emancipazione dell’uomo dalla violenza primitiva.
Il
tutto godibile insieme con pezzi di animali esposti dietro un bancone, smembrati e ripuliti per non urtare la sensibilità del consumatore.
Si
potranno anche gustare quelle stesse dilaniate carni in un apposito spazio
dedicato alla cottura a vista, dove sarà possibile portare a termine l’ultimo
atto cannibale, al riparo dalla vista di mattatoi, urla strazianti e agonie.
A
questo tipo di operazioni appartengono diverse ‘avventure’ finanziare,
persino firmate, che promettono ampliamenti in molti paesi attraverso
differenziazioni di volta in volta sempre più ‘originali’.
Il
cibo deve essere spiritoso, allegro e soprattutto ‘etico’. E se per fare
questo è necessario nascondere agli sguardi ciò che accade nella realtà,
ben venga!
Designers,
architetti, ristoratori e persino droghieri si ritrovano uniti in un
unico corpo collettivo con una missione da portare a termine.
Sempre
più si tende ad occultare l’infamità della condizione a cui vengono sottoposti
gli animali che finiranno nei nostri piatti attraverso operazioni
definite culturali in cui il corpo dell’animale, fatto uscire sublimato
dalla porta, possa rientrare dalla finestra in forma di bistecca, cotoletta,
salsiccia.
Di
fronte all’opera di De Lucchi o chi per lui, in cui ci si presta a valorizzare
il prodotto e la confezione, non è difficile comprendere come la
celebrazione dell’architetto (che nello specifico decreta la fine
dell’architettura) e di un mangiar sano, pulito e giusto sia l’obiettivo, alla
stregua delle tante iniziative proposte, ad esempio, da Slowfood e Eataly.
E
non è difficile comprendere come, ancora una volta, la subdola finalità
sia l’assopimento delle coscienze.
“Perché non si possono contare tutti i morti e non si può dire l’orrore,
quello che scaturisce dal rifiuto da parte degli assassini, e di tutti
gli altri, di immaginarsi al posto delle vittime” (La vita degli animali,
J.M.Coetzee).
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