Cosa
ci può essere di più traumatico e al tempo stesso irrazionale e complesso da
metabolizzare per una vittima, la quale nel momento in cui vede riconosciuto
dalla giustizia il danno subito, se ne vede infliggere immediatamente un altro,
sempre per mano di chi lo aveva reso vittima in precedenza ?
Parliamo
di pedofilia clericale, un trauma aggravato dalla soggezione che subisce la
vittima, non solo per via della posizione del sacerdote, ma anche per le
pressioni sistematiche che questa comincia a subire da parte della curia nel
momento in cui denuncia.
Parliamo di un caso specifico, quello di Francesco Zanardi, vittima a 11 anni e oggi presidente, di certo fastidioso, dell’unica associazione che contrasta in Italia la pedofilia nel clero. Francesco non ha voluto raccontare in prima persona questa vicenda, non dà importanza al suo specifico caso perché non lo sente solo suo. Sostiene semplicemente “adesso tocca a me e adesso è il momento di dare un contributo alla causa con questa ulteriore denuncia”.
Parliamo di un caso specifico, quello di Francesco Zanardi, vittima a 11 anni e oggi presidente, di certo fastidioso, dell’unica associazione che contrasta in Italia la pedofilia nel clero. Francesco non ha voluto raccontare in prima persona questa vicenda, non dà importanza al suo specifico caso perché non lo sente solo suo. Sostiene semplicemente “adesso tocca a me e adesso è il momento di dare un contributo alla causa con questa ulteriore denuncia”.
Occupandosi
di pedofilia a livello nazionale, Francesco ha una visione ampia del problema
italiano, ritorsioni simili sono attuate regolarmente contro le vittime che
spesso, a causa degli abusi subiti, vivono una vita già precaria. L’obbiettivo è
quello di farle desistere a denunciare o a proseguire.
E’
accaduto a Daniel, sfrattato dal parroco che aveva abusato del figlio di 3 anni,
ad Alessandro, licenziato dalla curia all’apertura delle indagini. Casi come
quello di Ferrara, dove una bambina di 13 anni messa incinta dal parroco, ha
dovuto subire per nove mesi il ricatto che se avesse parlato, il prete
abusatore avrebbe sfrattato lei e la sua famiglia. E’ riuscita a mantenere il
segreto solo 9 mesi.
Purtroppo
l’elenco di queste violenze è ancora lunghissimo e sono tutti casi
tristemente attuali, i cui abusi sono stati confermati dalla giustizia.
Tutte
vittime che mentre la legge da un lato indaga e riconosce loro il danno subito,
gli stessi carnefici dall’altro infliggono una nuova violenza, conseguenza dell’aver
denunciato. Tutto sotto gli occhi delle istituzioni che restano a guardare,
apparentemente impotenti.
Purtroppo
le denunce di Zanardi e della Rete L’ABUSO trovano triste conferma anche nelle
due pesanti relazioni dell’ONU, che
condannano il Vaticano per queste sue politiche criminali inserendole nel capitolo di tortura.
Infatti
ciò che sta accadendo a Zanardi è particolarmente significativo perché avviene
dopo queste condanne e sopratutto perché chi sta attuando altre violenze a
quest’uomo è un vescovo che nella vicenda, fino ad ora, era totalmente estraneo
ai fatti.
La
domanda viene spontanea: come mai una persona estranea ai fatti si spinge ad un
gesto stupido ed impopolare nei confronti di una vittima e in presenza di una condanna, nella quale non si ravvisa solo la responsabilità
del pedofilo, ma sopratutto l’operato criminale di quella diocesi?
Una
vicenda che mette parecchio in bilico anche Papa Francesco, che come hanno
raccontato i giornali è al corrente dello specifico caso savonese.
Apparentemente le politiche di Papa Francesco sembrano inattuabili oltre che
inefficaci se quello che vediamo è il risultato di un caso arrivato fino alla
sua attenzione.
Per
ora Zanardi non vuole rilasciare dichiarazioni in merito alla vicenda, per
rispetto del vincolo di riservatezza dovuto ad una trattativa tra avvocati con
la diocesi savonese, che in base al provvedimento del tribunale di Savona dovrà
risarcire lui e le altre vittime. Chissà se la diocesi, come suggerisce il
buonsenso, accetterà l’accordo o farà anche in questo caso ostruzionismo.
Staremo a vedere.
Nel
frattempo Zanardi ha ricevuto la solidarietà delle vittime con le quali lavora,
degli amici e anche dei colleghi statunitensi di SNAP, i quali gli hanno
offerto appoggio.
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