sabato 12 luglio 2014

Il benvenuto di Mahajanga, con colpo di scena finale



Dopo un viaggio di 550 Km a bordo di un pulmino Mercedes, seduto a fianco del guidatore, arrivo stanchissimo a Mahajanga e Beavy, il lontano parente che Tina aveva contattato fin dal giorno prima, viene a prenderci alla gare routiere per accompagnarci al Central Hotel. Vi arriviamo alle 22.30 e, visto che non c’era di meglio, ordiniamo birra ghiacciata e patate fritte. Presso il tavolo adiacente, tre giovani gay con i loro amici ballano al suono delle ritmiche musiche malgasce. In camera, costata 36.500 ariary, pari a 12 euro, scopriamo che non c’è luce in bagno, il telefono della doccia spara l’acqua verso l’alto e sui letti non ci sono le lenzuola. Interpellato in merito a quest’ultimo particolare, il recepzionista dice che a Mahajanga fa caldo, essendo città costiera nel nord ovest del Madagascar, e le lenzuola non servono. Decidiamo che la mattina dopo ce ne saremmo andati a cercare qualcosa di meglio. Beavy, il parente di Tina, viene a far colazione con noi e ci accompagna presso altri alberghi che però hanno le camere a 60.000 ariary a notte, cioè 20 euro. Mostro a Tina la pagina riguardante gli alberghi della guida Lonely Planet in cui si parla di un hotel economico, chiamato Chez Chabaud. Tina prende il libro e si avvia con Beavy a cercare un taxi nella vicina piazza. Saliamo su una Renault 5 grigia e così cominciano le nostre vicissitudini.


Davanti a Chez Chabaud Tina scende senza il libro, dimenticandolo sul sedile posteriore del taxi. Io scarico le due valige. L’albergo ci piace. Non c’è acqua calda ma nemmeno gelata, nonostante sia inverno, e il prezzo è di 24.000 ariary, otto euro. Le chiedo il libro e risponde di avermelo ridato. Cosa che non è avvenuta. Ora, quindi, dopo aver riconosciuto la sbadataggine da parte sua, si pone il problema di rintracciare il taxista per farcelo restituire. Operazione abbastanza facile perché i suoi colleghi, una volta ritornati nella stessa piazza di partenza, ci danno il suo numero di cellulare. Ci dicono che si chiama Fanu ed è di etnia Merina. Lo chiamiamo e arriva in cinque minuti. Stavo per porre fine a questa disavventura, con la scontata conclusione del taxista che restituisce l’oggetto smarrito prendendosi la nostra gratitudine insieme a una piccola mancia, che si verifica una cosa insolita. Il taxista dice di non aver trovato nessun libro sul sedile posteriore.
Rimaniamo tutti perplessi, io, Tina e Beavy. Ci avviamo sconsolati verso Chez Chabaud, riflettendo sul da farsi.

La notte ha portato il consiglio di rivolgersi alla polizia, perché troppi malgasci, quando vedono un bianco, fanno vazaha-profit e questo non va bene. La mattina del 10 luglio Tina e Beavy vanno dapprima alla Gendarmeria, che li manda al Commissariato e poi, tra una cosa e l’altra arrivano le cinque di sera, con gli uffici che chiudono e il commissario che se ne va a casa.
Si rimanda tutto al giorno dopo, 11 luglio. Per prima cosa cerchiamo un posto dove fare colazione. Poi Tina compra alcuni fogli di carta bianca su cui estendere la denuncia e ce ne andiamo a casa di Beavy per compilarla, come si vede qui a destra. Il suo parente tira fuori copia di una denuncia simile che fece quattro anni fa quando gli entrarono i ladri in casa e su quella falsariga Tina descrive come si sono svolti i fatti, allegando numero di targa del taxi e perfino il cellulare del taxista.

Alle 9.30 Tina e Beavy entrano in un primo ufficio del Commissariato. Poi si spostano in un altro. Io resto sempre fuori dagli uffici e sento il rumore dei tasti delle macchine da scrivere meccaniche. Ogni tanto sento anche Tina e Beavy ridere, per motivi che ovviamente mi sfuggono.
Arriva Fanu. Mi guarda con durezza: sta perdendo ore di lavoro. Gli chiedo, in malgascio: “Dov’è il libro?”. Mi risponde in francese ma non capisco. Tina mi dice che non devo rivolgergli la parola. Usciamo in cortile. Anche Fanu viene interrogato, sotto minaccia di finire in prigione, ma lui continua a ripetere di non aver trovato niente nel suo taxi. Se avesse lasciato passare del tempo prima di venire nella piazza, dopo essere stato chiamato da Tina, avrebbe potuto dire che il libro era stato preso dal cliente successivo e che lui non si era accorto di nulla. E invece, continuò a ripetere la sua insostenibile tesi secondo la quale non c’era nessun libro sui sedili posteriori.
Stante il fatto che è normale dimenticare oggetti sui mezzi pubblici e il vezzo della gran parte dei malgasci di approfittarsi degli stranieri, è del tutto verosimile che Tina lo abbia lasciato sul sedile, scendendo, mentre non lo è la versione di Fanu poiché gli oggetti non si smaterializzano, non in questa dimensione. 

Quando ho provato a fotografarlo, mentre mi passava vicino avviandosi per essere interrogato, mi ha dato una manata sulla macchinetta digitale, impedendomi di immortalarlo, cosa che però avevo fatto pochi minuti prima senza che se ne accorgesse. Qui infatti lo vediamo in cortile mentre parla con un poliziotto.

Alla fine, dopo aver aspettato a lungo all’ombra di una Badamera dalle larghe foglie, Tina mi aggiorna sulla situazione. Essendosi verificato un muro contro muro, per un libro di 25 euro in italiano che gli sarà difficile rivendere, non ci resta che procedere con la denuncia nei suoi confronti, portando la cosa davanti a un giudice. Io sono contrario, ma il poliziotto con cui Tina ha parlato più a lungo le dice che se noi non facciamo così, e lasciamo decadere la faccenda, sarà il taxista Fanu a denunciarci a sua volta e quindi per cautelarci ci conviene procedere con l’iter giudiziario.

Ovviamente, né io né Tina ci presenteremo al processo. Semmai questa sarà una seccatura che lasceremo a Beavy, sempre che il processo si tenga veramente e non venga tutto archiviato, com’è nell’ordine naturale delle cose. Di fatto, io sono stato testimone dell’ennesimo vazaha-profit nei miei confronti, che mi ha guastato la vacanza e amareggiato la vita, oltre a danneggiarmi impedendomi l’accesso a informazioni utili per i miei articoli. Tina, che era unica responsabile della sbadataggine, sembra risentirne meno di tutti, mentre il taxista si ricorderà, forse, in futuro, che i vazaha non si lasciano inchiappettare così facilmente. Sarei curioso di sapere chi gli comprerà una guida del Madagascar in italiano, in un’ex colonia francese dove gli italiani sono pochissimi e i turisti provenienti dal Belpaese hanno già le loro guide.
Tanti auguri Fanu! Anche tu hai dato il tuo contributo alla bruttezza del mondo.

ADDENDUM
Voi vi aspettate che questa storia finisca qui, con un vazaha che tanto per cambiare viene imbrogliato e un malgascio che riesce a farla franca, anche se a fatica. Ebbene, poiché viviamo nel regno di Maya - il regno dell’illusione - e i malgasci sono abili illusionisti, alle 14.30, davanti all’hotel Chez Chabaud, si fanno vive due donne dicendo di aver trovato il libro per terra e chiedendo una piccola mancia in cambio del favore che fanno restituendolo. Se non che, dopo attento esame, il libro non presenta segni di caduta, né alcun granello di polvere o sabbia fra le pagine o attaccato alla rilegatura e il luogo indicato dove dovrebbe essere caduto non è esatto, perché Tina è scesa dietro di me, dalla parte sinistra dell’auto, mentre le donne dicevano di averlo trovato dalla parte destra della medesima.
Ergo, il furbo Fanu, per cavarsi d’impiccio, per salvarsi la faccia e contando su un nostro – a quel punto – necessario ritiro della denuncia, ha istruito le due donne, che hanno una postazione nei pressi in cui vendono vestiti, su cosa dire al vazaha e a sua moglie. L’ennesima bugia, l’ennesimo inganno, in un infinito gioco di specchi in cui la verità viene sistematicamente vilipesa, il bugiardo passa per sincero e il sincero passa per bugiardo.
Se non fossimo andati a fare la denuncia, Fanu se lo sarebbe tenuto. Tina, che l’ha firmata, ha paura della sua vendetta, ma non dovrebbe esserci alcuna reazione da parte del taxista, se è vero che si è trattato di una sua manovra per costringerci a ritrattare. Tanto rumore per nulla, direbbe Shakespeare. Vedremo cosa diranno al Commissariato. 

E invece, la reazione c’è stata e il signor Fanu ci ha fatto una denuncia, sulla base di non si sa cosa, e i poliziotti sono venuti a cercarci la mattina del 12 luglio. E allora, via di corsa a casa di un ispettore, originario di Tulear, quindi della stessa zona di Tina, benché di etnia diversa, il quale riceve un’ennesima contro-denuncia da parte di Tina, dietro pagamento di 60.000 ariary (20 euro), comprensiva del ritiro della prima denuncia, il tutto a casa sua, mentre è fuori servizio e senza rilascio di ricevuta.
Mi sento preso in giro, ma ho dovuto fidarmi di Tina, sperando che con quei soldi si chiuda definitivamente la faccenda. Per maggior sicurezza, lasciamo l’hotel Chez Chabaud e ce ne andiamo al Mev Hotel, a 20.000 ariary a notte, trovatoci dal parente di Tina. Scappare come ladri, senza aver fatto nulla di male. Questo è il punto della situazione e si spera sia anche il finale della storia, come mi dicono sia Tina che Beavy, ma io non ne sono del tutto sicuro.

6 commenti:

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    1. A Codroipo non c'è molta "movida" e quindi non posso fare un confronto.

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  2. Dai Roberto , dilla tutta , sotto sotto ti diverti come un matto :-)

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    1. Divertirsi non è la parola esatta, ma nel momento in cui riesco a rilassarmi per lo scampato pericolo, di qualsiasi genere esso sia, provo una sensazione di sollievo come quando si rilassano gli sfinteri.

      Detto in altri termini, mi sento come dopo l'espulsione dei cataboliti.

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  3. Com'è la situazione scie chimiche, cielo senza nuvole naturali in Madagascar?

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    1. Non ne ho mai viste. Probabilmente perché nel Terzo Mondo sono altri i metodi con cui gli Illuminati mirano a sfoltire la popolazione.

      In caso di guerra mondiale tra Occidente e mondo arabo, il Madagascar si schiererà con la Francia, essendone una sua ex colonia.

      E allora saranno guai per la minoranza musulmana dell'isola.

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