lunedì 23 marzo 2015

I musulmani non lasciano molta scelta agli infedeli




I Kalash, battezzati Kafiri ("infedeli") dalle popolazioni islamiche loro confinanti, subirono un primo tentativo d'islamizzazione nel VII secolo d.C., ma resistettero; verso l'anno Mille respinsero il sultano Mahmud, fondatore del ramo turco dei Ghaznavidi. Nel 1400 resistettero anche a Tamerlano e ai suoi diecimila cavalieri, ma si trovarono costretti ad abbandonare la loro regione - il Tsyam, corrispondente all'attuale Afghanistan - per ripiegare sempre più a settentrione, verso le ampie montagne del Pakistan nord-occidentale, ove ancor oggi risiedono. 


Il colpo di grazia lo ricevettero nel 1896, quando l'emiro Kabul Abdur Rahman, supportato dal Governo Inglese, ne fece strage, lasciando ai pochi sopravvissuti solo una scelta: convertirsi all'Islam oppure morire. Anche il nome Kafiristan venne cancellato dalle carte geografiche e sostituito con il nome di Nuristan (Paese della Luce, inteso come luce coranica). Gli ultimi superstiti dell'etnia kalash che resistettero alla dominazione occupano oggi tre valli: Bumburet, Rumbur e Biris. Nonostante le difficoltà nel mantenere la propria identità etnica nel più completo isolamento, i Kalash resistono. 

I Kalash sono politeisti e dediti al consumo rituale sacro del vino. Si purificano con bagni ghiacciati, diete e fumigazioni di ginepro. Gli dèi dei Kalash hanno molti punti in comune con quelli dell'antica Grecia: il Padre degli Dèi si chiama Di-Zau; il dio greco Apollo e il dio kalash Balumain hanno gli stessi simboli: il sole, la luce, il cavallo e il corvo. Anche i loro canti ricordano i canti greci di alcune popolazioni odierne della Grecia. Danzano in cerchio, cosa niente affatto comune in Asia. 

La loro lingua, senza alfabeto scritto, è di ceppo indo-ariano. Il dottor Qasim Mehdi, studiando il dna degli attuali Hunta e Kalash, affermò: confrontati con tutte le popolazioni pakistane e con quelle europee, risultano geneticamente più vicini ai Baschi spagnoli, ma sembrano avere qualche somiglianza anche con gli Iraniani. Il loro dna presenta inoltre una parentela genetica con Italiani e Tedeschi". Festeggiano il Chaumos, il Solstizio d'Inverno, giornata in cui dolci e pani vengono offerti da ragazzi vergini a Kushumai, dea dei campi e dell'amore. La notte santa del Solstizio è anche la notte dei sacrifici: in onore di Balumain, il Dio Ariete, si sale sulle montagne e si compiono riti per propiziare il ritorno del sole, del calore e della vita. Ogni capofamiglia porta un caprone da sacrificare. Durante il rituale, i sacerdoti ed i giovani più sensibili cadono in trance manifestando la loro vocazione sciamanica.

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