lunedì 28 dicembre 2015

Compratevi la baita!


Testo di Enrico Priotti

Si parla già del crollo di parecchie altre banche. Se la cosa dovesse essere estesa, si innescherà un effetto-domino che non potrà essere fermato. Non commettete l'errore di lasciare i vostri risparmi in quelle mani, perché li perderete tutti e non illudetevi di poter prelevare quando inizierà la vera crisi, perché accadrà tutto in fretta e non farete a tempo. Comprate oro e argento fisico e tenetelo in luoghi dove avete accesso pieno. Meglio ancora: compratevi attrezzature di sopravvivenza o pezzi di bosco e baite in montagna, con sorgenti d'acqua. Non so se il margine sia di mesi o di pochi anni, ma questo sistema salterà e le conseguenze di tale crollo saranno estreme.

11 commenti:

  1. Ok, mi compro oro e argento; ma vorrei sapere, si mangiano crudi o li devo cucinare? E il bunker antiatomico lo devo costruire? E quanto chili di oro e argento è meglio mettere da parte per soddisfare il mio fabbisogno alimentare giornaliero? E per quanto tempo? Mesi? Anni? Decenni? Eoni? Ma contengono proteine o carboidrati? Ma devo anche comprarmi qualche fucile? Metti il caso all'indomani del crollo mondiale dell'economia orde di zombie affamati mi assalgono per rubarmi l'oro e l'argento, mi devo difendere no? E quante munizioni mi devo portare? E poi rivedersi tutte le puntate di McGyver può essermi utile per imparare qualcosa sulla sopravvivenza?

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  2. Non credo proprio che la baita in montagna sia una soluzione: un po' di legna (senza benzina, a mano?), qualche frutto spontaneo d'estate... e nei 6/7 mesi di inverno? è morte certa. i nostri antenati in montagna facevano affidamento all'allevamento (maiali soprattutto), ad una situazione climatica più regolare e meno imprevedibile, ad un tessuto sociale molto più coeso e ad abilità manuali tramandate dal passato, che vedo ormai quasi del tutto disperse. Oltre che ad una resilienza che noi, nel 2015, ci sogniamo.

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    1. Se si recuperassero vecchie usanze ormai casalinghe ormai in disuso, si potrebbe avere da mangiare anche d'inverno, o quantomeno quanto di cui sopravvivere.
      Ad esempio, si potrebbe essiccare la frutta ottenuta nella bella stagione, idem per vari ortaggi, e sarebbero disponibili per mesi, per di più con una concentrazione calorica molto maggiore rispetto alla frutta o agli ortaggi freschi.
      Poi si potrebbero conservare per l'inverno molte cose sott'olio o sott'aceto, anche queste durerebbero mesi. Poi ci sarebbero alimenti sostanziosi, calorici e poco deperibili quali noci, nocciole, mandorle, leguminose, ecc... che sono commestibili per mesi.
      Inoltre, non è che il freddo precluda la coltivazione, anzi:
      http://www.ideegreen.it/cosa-coltivare-in-inverno-42535.html

      Io ho sempre pensato che in caso di un'eventuale situazione critica per non dire tragica, avere una buona scorta di mandorle, noci e nocciole, arachidi, leguminose e cereali, oltre che a frutta e ortaggi essiccati (avendo la facoltà di prepararli e conservarli), oltre ad erbe e piante selvatiche commestibili (in questo caso bisogna però conoscerle) sia la migliore garanzia di avere cibo disponibile. Per cui non direi che sarebbe morte certa, anzi magari risulterebbe benefico per la salute mangiare di meno e soprattutto mangiare cose sane per l'organismo (la carne non lo è per niente ed è fortemente deperibile).

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    2. In linea teorica sono d accordo con lei. Però ci si deve necessariamente confrontare con la realtà. Il freddo non preclude l agricoltura, ma il suolo di tante montagne sì, per fattori idrici e geologici. Inoltre senza cereali e derivati non so quanto si possa resistere, io non ho mai provato. Parlo con piccola cognizione di causa: ho un terreno di 9000 mq a 400 m slm e le assicuro che non e' per niente facile ad esempio gestire le piante di noci per garantire raccolti abbondanti, figuriamoci la sopravvivenza. Potrei farle molti esempi di attività, che, senza l ausilio di macchine a benzina, sarebbe proibitivo fare manualmente...

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    3. Concordo con te (diamoci del tu, dai), non sarebbe una cosa semplicissima da attuare. Specie in montagna.
      Però pensiamo ai nostri nonni: di carne ne mangiavano veramente poca, e la loro sopravvivenza in termini di alimentazione risiedeva in quello che potevano coltivare.
      Non so le noci, ma in montagna (almeno dove sto io) abbondano le conifere, nelle cui pigne ci sono i pinoli, altra fonte di cibo sostanziosa e calorica. Poi ad esempio i castagni, i cui frutti (o meglio semi) sono anch'essi conservabili a lungo e buona fonte di carboidrati e quindi energie.
      Dove abito, un paesello a circa 200 metri sul livello del mare, le noci vengono in abbondanza, ho quattro alberi di noce che ogni anno producono noci a iosa, basta aspettare che cadano, raccoglierle, pulirle dallo strato esterno e conservarle. A quote più alte non saprei, ma credo che essendo alberi tosti non avrebbero problemi particolari. A quanto ne so il noce e il nocciolo sono alberi spontanei della collina e anche della montagna e nei tempi passati del pre-guerra costituivano una notevole fonte di calorie e grassi per le popolazioni contadine/montanare. Poi è arrivato il boom economico con annessa la capacità di accesso a ogni tipo di alimento senza fatica, e la coltivazione e utilizzo di auesta pianta venne meno.
      Senza cereali si vive benissimo: quello che danno i cereali sono i carboidrati (=energie), che sono benissimo (anzi meglio) ottenibili dalla frutta in primis. Frutta secca come mandorle, noci, nocciole, ecc... sono principalmente costituite da grassi e carbidrati, sembrano fatte apposta per l'inverno.
      Raccolti abondanti (oggi) credo servano per poter vendere, mentre er la sopravvivenza di un nucleo familiare credo basti la normale produzione ottenibile da alberi di proprietà oppure ricorrendo alla raccolta in natura, come per le castagne.
      Non so se hai alberi da frutto, ma se li hai noterai che praticamente mai si mangia tutto quanto essi producono. Ad esempio, io ho tre alberi di prugne e tre alberi di mele e non capita mai che si riesca a mangiare tutto ciò che producono (sicuramente perchè oggi abbiamo cibo in abbondanza a disposizione) e ogni anno, per non buttare via quanto raccolto o per non lasciar marcire sull'albero i frutti, o li regala a qualcuno oppure se ne fa marmellata (pessima per la salute per via dello zucchero che bisogna utilizzare) oppure... se ne fa incetta come faccio io. Poi se si volessero conservare per l'inverno bisognerebbe essiccarle e conservarle, ma bisogna sapere come fare.
      D'accordo anche sul discorso delle macchine a benzina, ma i nostri nonni come facevano in assenza di esse? Semplicemente avegano molto più tempo a disposizione e c'erano molte più persone (in luogo delle macchine) ad aiutare.
      Boh, finchè non lo vivremo direttamente (speriamo di no!) non potremo fare altro che fare delle ipotesi e delle congetture più o meno realistiche.
      Io per sicurezza faccio scorta di frutta secca!

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    4. Hai ragione! Ho tante piante sa frutto. I frutti, specie quelli estivi spesso devo regalarli, oppure li lascio sulla pianta, come le mele, visto che non le tratto in nessun modo rimangono piccole e dure. Sono buone, ma troppe... un sistema autarchico (usiamo pure questo termine), e' troppo vulnerabile: ad esempio i castagni dalle mie parti non hanno prodotto nulla dal 2011 a causa di un parassita; hanno ricominciato solo quest anno... e' rischioso. Venendo al nocciolo della questione credo anche io che tornare indietro 80-100 anni abbia lati positivi, non sia impossibile, ma sarebbe molto molto duro (oltretutto in Un ambiente piu inquinato e sovrappopolato rispetto il 1915). L output produttivo agricolo, che ora e' fornito dal 3% della forza lavoro, sarebbe (o sarà?) Fornito dal 75%! (L attuale percentuale impiegata nel terziario). io sono più pronto di tanti altri 30enni come me. Ma le prospettive mi fanno molta paura!

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  3. credo che un buon approccio sia: diversificare i propri risparmi. temprare fortemente il carattere. Essere resilienti al massimo. Avere un fisico sano. Imparare lavori manuali. Imparare lavori agricoli (e potremmo aprire il capitolo dell'allevamento casalingo, ma non è il blog giusto. Io per primo non lo pratico e non ne sarei capace). Se poi si ha la fortuna di non vivere in grosse città, è un bel vantaggio.

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    1. Più che altro, bisognerebbe essere abituati a vivere con poco, poco sia per ciò che riguarda il cibo che per ciò che riguarda tutto il resto (riscaldamento, mezzi di trasporto, comodità varie), proprio come vivevano i nostri nonni. Sono proprio queste cose che temprano il carattere. E permettono di avere la vita salva (e magari di salvarla ad altri) in caso di situazioni di difficoltà.

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  4. Bellissimo dibattito, (anche se non è......il blog giusto), ricco di interessanti spunti.


    Ho vissuto sei anni in una baita a 800 metri slm, ma non posso intervenire nella discussione perché ogni giorno scendevo a valle in macchina per andare in ufficio.

    Questo libro, che comprai molti anni fa, affascinò buona parte della mia giovinezza:

    http://www.macrolibrarsi.it/libri/__il-grande-libro-dell-autosufficienza-libro.php#

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  5. è questo il punto. Anche io ogni giorno faccio 10 km e vado in città a lavorare. Il nostro (il mio quantomeno) stile di vita è troppo interconnesso con la società per poterne ipotizzare uno soddisfacente di quel tipo. Mancherebbero troppe cose, in primis elettricità e combustibili. Ogni passo verso l'autosufficienza è giusto, utile e doveroso, in fondo credo nella decrescita. Ma non illudiamoci...

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  6. @Gentili & attenti LETTORI,

    un TEMA così importante meriterebbe tanto spazio & tempo in più per ESSERE dibattuto, ma mi limito anch' IO ad alcune riflessioni spero condivisibili;

    essendo ormai da più di 45 anni un tecnico agricolo
    alla produzione agroalimentare, posso testimoniare che quello che proponete è di un' estrema difficoltà;

    già il termine di "decrescita felice" di Serge LAUTOCHE è sbagliato, molto meglio "crescita ecocompatibile" visto che il MONDO è una COSA ben definita;

    in ogni caso il MONDO RURALE è SEMPRE sopravvissuto a guerre & carestie, rispetto a quello URBANO/CITTADINO dipendente al 100% dal cibo che NON viene prodotto !!!

    MANDI
    SDEI

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