lunedì 4 gennaio 2016

La fine dell'agricoltura biologica


Testo di Davide Suraci

Oggi sugli scaffali di un supermercato...Due prodotti "biologici" - fagioli secchi - con denominazione italiana (cannellini e borlotti) ma rigorosamente coltivati in Cina (osservare l'indicazione della provenienza). Se è vero per i cinesi che tutto ciò che si può masticare è commestibile, è anche vero che non tutto ciò che è commestibile sia salubre. Immaginate adesso in quali lontani, insalubri e sconosciuti terreni possono aver luogo simili coltivazioni....Il "bello" della truffa e dell'assenza di garanzie sanitarie raggiunge l'apice se date una sbirciatina all'imprimatur (via libera!) offerto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali...Chi ci garantisce sull'assenza, in tali prodotti "taroccati", di sostanze tossiche prese direttamente dai terreni, dall'acqua e dell'atmosfera della Repubblica Popolare Cinese? Moltissimi cittadini ignari comprano e consumano, insieme ai propri figli questi prodotti senza alcuna tutela e/o informazione da parte delle istituzioni...





10 commenti:

  1. Almeno e' indicata la provenienza. Il consumatore un piccolo sforzo può anche farlo!

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  2. Infatti controllare sempre la provenienza ma poi i controlli che sarebbero dovuti in cina chi li fà?

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  3. @Gentili & attenti LETTORI,

    personalmente utilizzo solamente prodotti agroalimentari
    BIOLOGICI locali-regionali-nazionali, qualche volta anche europei ma assolutamente evito assieme ai miei Allievi/e l' acquisto di prodotti extraeuropei !!!

    MANDI
    da
    SDEI/SERGIO

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  4. Nella mia COOP le uvette sultanine per il muesli vengono o dalla Turchia o addirittura dal Cile.

    ......maledetti comunisti!

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  5. anche io ho notato una invasione delle uvette dal Cile, sono giganti, a volte giallissime e si trovano dappertutto. probabilmente la maggiore resa e il minore costo del lavoro valgono il costo del trasporto. Poi sulla eticità dei prodotti coop, stendiamo un velo pietoso!
    Resto dell' opinione che manca cultura alimentare di massa, e che leggere quantomeno la provenienza dei prodotti sia doveroso.

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    1. Fra poco non potremo fare neanche quello!

      :-(

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    2. temo anche io. però bisogna riconoscere che a volte si fanno anche passi in avanti: ho molto apprezzato il recente obbligo di specificare in etichetta il tipo di olio vegetale usato. Mai più olio di palma in casa mia!

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  6. @Francocci,

    mi dispiace leggere il Tuo pesante giudizio sulle COOP o NON le conosci BENE come Me che ne faccio parte come Consumatore Informato,
    oppure come sbagliando scrive Roberto sui "maledetti comunisti" sei prevenuto politicamente;

    allora in questo caso andate pure a "ingrassare" gli azionisti delle catene agroalimentari straniere(= capitalismo) con quali garanzie(!?) poi rispetto alle ns. COOP nazionali, es. con la linea VIVI VERDE COOP(= BIO) oppure FIOR FIORE COOP(= produzioni tipiche) o meglio ancora con i prodotti della LIBERA TERRA esempio gli conosci questi ultimi !!!???

    MANDI
    a ri-leggerVi

    SDEI/SERGIO

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    1. Non è solo il problema dei prodotti a Km zero, ma anche quello dell'ipocrisia con cui pubblicizzano la carne con slogan del tipo: "Carne prodotta con amore".

      Se non è linguaggio orwelliano questo!!!


      Comunque, la mia COOPCA (cooperativa carnica) di Codroipo sta fallendo, con centinaia di soci
      truffati.

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    2. @Sdei, ti illustro il mio punto di vista.
      io vivo sul Lago di Como, dove la Coop non esiste, abbiamo solo qualche punto vendita Conad come riferimento, e sono sicuramente in minoranza rispetto i vari Bennet, Esselunga, Iperal ecc.. Non è quindi un sistema di distribuzione molto diffuso dalle mie parti.
      Riguardo i prodotti biologici ne vedo molti di più all'Esselunga ed ultimamente anche Bennet si sta difendendo bene. (catene di GDO italiane, attenzione, non straniere).
      I prezzi di Conad non sono certo convenienti.
      Non prediligono il made in Italy, specie per l'ortofrutta (es. fragole sempre spagnole).
      Essendo cooperative, sono agevolate fiscalmente (credo tu sia a conoscenza della polemica lanciata dal padrone di Esselunga), in sostanza pagano meno tasse rispetto ai concorrenti. Non sono prevenuto psicologicamente, osservo la realtà.
      Poi, se voglio prodotti a km zero non vado certo al supermercato, ma cerco mercatini agricoli, piuttosto che vendite dirette.

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