Testo di Dario Dabizzi
Oggi è giorno di
riflessioni. Io ho le idee chiare sul mio futuro. Comprendo di essere
in rotta di collisione con il sistema, con tutta questa gente che
"invade" il mio spazio esistenziale. E' un ragionamento
distorto, contorto, castrante e me ne rendo conto. Ma io non mi ci
trovo nella vita reale con questa società che cambia e diventa
multirazziale, multiculturale, eterogenea e inglobante. Tutta questa
tecnologia infarcita dell'inutile, l'adattamento a un modello
esistenziale sempre meno umano, di basso livello mi destabilizza.
D'altronde non mi ci vedo più nemmeno nel vecchio mondo. Ciò che
salverei è solo un po' di vintage tra vestiti e canzoni che mi
ricordano la giovinezza.
Dicevo che ho le idee chiare. Vivo
razionalmente il presente cercando la via di fuga. Sono come gli
elefanti. Sapete cosa fanno i vecchi del gruppo? Si isolano e vanno a
passare l'ultima vita, ciò che resta del giorno, nascondendosi nelle
foreste. Una morte dignitosa, rispettosa, un non voler lasciare il
dolore negli occhi degli elefanti più giovani. Gli elefanti
percepiscono, d'istinto forse, ma più probabilmente per mirabile
intelligenza, il senso della vita. Intendiamoci non ho pensieri di
morte, né voglia di fare l'elogio della morte, ma avverto che sono
entrato in un'altra fase della vita dove non conta più la
competizione sociale, l'affermazione di ciò che si è. Ora prevale
l'assaporare, il gustare le cose belle della vita, buttando via il
marciume moralistico, retorico e vano tipico della giovinezza.
Si
cerca il bello della lentezza, il particolare che prima non avevi
tempo di osservare, mentre assume prepotente importanza sublime la
meditazione cercando chi siamo. Già, chi sono io? Chi sei tu? Farò
di tutto per lasciarmi alle spalle il passato, anche se terrò fede
ai sentimenti e al senso dell'onore che mi appartiene, farò ogni
cosa per trovare la felicità. Se un Dio esiste, comunque si chiami e
in qualunque modo si manifesti non può aver pensato per noi come
vita ideale bollette, smog e devastazioni morali. Credo di aver perso
la strada, di essere fuori rotta rispetto allo spirito che pervade
l'universo. E anche se si tratta di una mera illusione voglio vivere
così. Diverrò un eremita probabilmente, affascinato terribilmente
dalla romantica visione di me sotto i cieli stellati di montagna la
notte, di me ad ascoltare l'acqua fresca del ruscello sotto un freddo
sole invernale, a respirare il vento correndo a perdifiato. Scriverò,
dipingerò, modellerò la materia. Sarò un uomo libero, un giorno.
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