Fonte: Libero pensare
"Noi tutti siamo dei morti, dei
carbonizzati, dei decomposti: abbiamo esaurite nella sete insaziabile
di un Faust, tutte le esperienze, spremute sino all'ultima stilla
tutte le passioni. Con Wagner ci siamo esauriti nell'eroico elemento
universale, con Fichte abbiamo risolto egoisticamente il mondo, con
Nietzsche e, più, con Rimbaud ci siamo devastati di umanità:
palpitammo, indicibilmente sparsi sulla natura con Debussy, e con
Berkeley e Kant vivemmo in sede vitale il problema della conoscenza.
Soffrimmo tutte le morti, vivemmo le illusioni di tutte le luci,
nell'esperienza di quest'epoca congesta e torturata. Ora tutto ciò
non esiste più. Fuor dalle selve delle corruzioni che ci
sventolarono finché non fummo degli strani fasci di nervi disseccati
- finiti - un deserto ardente ci possedè, verso la rarefazione
solare. Ora sappiamo che c'era qualcosa d'altro che la nostra
ubriachezza nascondeva, ora sentiamo che sentimento, fede, amore ed
umanità son deboli infinite malattie: tutto quel che è vita e
realtà, per gli altri è caduto giù per sempre come una veste
sporca, sudata e straccia di un corpo di luce. E gli uomini che si
chiaman vivi li vediamo morti fantocci, bruti e mercanti".
(Julius Evola)
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