mercoledì 13 luglio 2016

Chi tenterà l’invasione sarà ricacciato



Obbligati ad essere insofferenti, inospitali, perfino razzisti. Per difendere la nostra intelligenza. La Verità. La Cultura e l’Identità Nazionale. Per salvarci dal collasso sociale che, manco a dirlo, sta ormai disintegrando anche il finto sogno americano; il suo ipocrita e inefficace federalismo, la sua multietnicità forzata, falsa, inesistente direi. Negli Stati Uniti d’America, un negro resta negro e un irlandese resta irlandese. Anche dopo tre secoli. Gli aitalians restano “mafia e mandulino”. I Cherokee non ci sono più e i Sioux rimangono sui disegni a matita di qualche museo sperduto nella valli desertiche, ideali per qualche scena colossale di film autocelebrativo o, all’occasione, autoflagellante e buono solo per un Oscar hollywoodiano. I “latini” occupano, assieme a topi e scarafaggi, tutti i bronx lerci e malati, sogno di santità per qualche monaca o qualche prete malati di masochismo religioso. Mentre NewYork allatta comunistelli di casa (o Cosa) nostra col culo pieno di soldi, fottuti in Europa e spesi sulla Fifth Avenue.

 
Dalle nostre parti, a tre secoli di distanza, gli incappucciati delle banche e del potere occulto d’oltremanica e d’oltreoceano ripetono l’operazione. Per assicurare ai propri discendenti altri trecento anni di grassa e mefistofelica ricchezza a danno nostro.

Questi milioni di poveracci che vengono caricati sui gommoni e prelevati a sei centimetri dall’imbarco, per esempio, servono a meticciare un intero continente che stava per alzare troppo la testa. La nostra moneta unica, peraltro sbagliata fin dal battesimo, non è piaciuta ai panciuti potenti della Terra. Qualcuno, al di qua dell’oceano che conta, stava per seppellire, anzitempo, il dollarone, signore di ogni bordello morale, di ogni ignobile catena, della più piccola e periferica esistenza sul pianeta. E, così, quella massoneria, nera ombra d’inferno, ha, prima, comprato la nostra politica, Stato dopo Stato. Poi, le istituzioni. Tenta, infine, di comprare noi. E, così, all’alba del terzo millennio cristiano, Cristo non conterebbe più. Né i Suoi insegnamenti. La Libertà da Lui predicata, consigliata, pagata con la croce. La correttezza, La lealtà. L’onestà.

I signori della menzogna pretendono ben altro. Grano avvelenato di una messe infernale, il loro grano. Mortifero.
La Civiltà Occidentale, secondo il loro disegno demoniaco,  non può e non deve più avere il nobile passato che nacque ad Atene, crebbe a Roma e studiò a Parigi, Londra, Tubinga, Bonn. Si deliziò dell’Arte di Leonardo, Rubens, Renoir… Si cibò della Poesia di Dante, Baudelaire, Rilke. Si difese e vinse con la strategia di Alessandro, Bonaparte, Nelson. Deve, anzi, demitizzare, dimenticare, cancellare. Sostituire Cesare e Michelangelo, Pirandello e Wilde, con qualche nome più speziato, più esotico. Magari, pezzente e oscuro, ma “forestiero”. Estraneo al nostro Mondo Millenario e Nobile.

E accade così che, mentre il Potere mente per cercare di sbianchettarci le coscienze, noi, inevitabilmente, reagiamo. Il Palazzo comanda le menzogne sui media e per le strade, governa le bugie nelle caserme e negli uffici, premia la manipolazione nell’istruzione e sul lavoro. Noi ci ribelliamo. Ci incatenano. Noi urliamo la nostra rabbia. Ci demoralizzano. Noi combattiamo. Ci affamano, ci levano il lavoro, la dignità, il sogno. Noi lottiamo.
Non ce la faranno, questi signori maledetti, padroni della negazione, a vincere la guerra contro la Verità e il vero Amore. Perché, lo sappiamo, il male non vince mai sul Bene.
E, se per resistere al dominio della bugia, oggi dobbiamo subire l’offesa più sporca, quella di essere razzisti, non ci tireremo indietro. Il futuro, come già fece il passato, ci darà ragione.
Chi dovrà essere integrato, se dovrà esserlo, lo sarà. Chi tenterà l’invasione sarà ricacciato. Come sempre. A dispetto di tutta la finta bontà dei pastori perversi. Di tutta la falsa accoglienza dei fangosi faccendieri. A dispetto di tutte le leggi sporche di sangue patrio versato dagli Eroi e del loro valoroso coraggio dimenticato.

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