giovedì 17 novembre 2016

Sedicenti esperti ingaggiati per guerre psicologiche


Fonte: Leggo

Essere vegetariani o vegani è una scelta di vita che spesso riguarda la volontà di salvaguardare sì la propria salute ma anche, e in molti casi soprattutto, la vita degli animali. Ma davvero tale scelta contribuisce a diminuire le morti animali? La risposta è nelle parole di Claudio Bertonatti, uno dei più famosi naturalisti al mondo, e di sicuro non è affermativa. Lo stesso Bertonatti, ex amministratore delegato dello Zoo di Buenos Aires che ha dato le dimissioni quando il suo piano per trasformare il parco in un centro di conservazione per le specie minacciate non è stato approvato, ha un passato da vegetariano, proprio per proteggere gli animali. 


Ebbene, secondo quanto spiegato in un'intervista a PlayGrounds, lo stile di vita di chi non mangia carne e derivati animali avrebbe un aspetto collaterale non preso in considerazione dai più: mangiando solo verdure, questi promuovono una cultura in cui le colture sono maggiormente salvaguardate, e questo significa la morte degli animali che si nutrirebbero naturalmente delle stesse (uccelli, insetti, parassiti). 
Durante l'intervista, ha raccontato del momento in cui ha realizzato che la sua scelta di vita non era poi così giusta. 
"Ho iniziato a studiare la natura e uscire in campagna per osservare la fauna selvatica. Ho notato che nei campi di colture agricole non c'erano uccelli, e quei pochi che erano lì erano perseguitati. Poi ho iniziato a studiare anfibi, mammiferi, rettili e pesci e ho capito di essere confuso. Come vegetariano, stavo aiutando a prevenire la morte e la sofferenza degli animali domestici, ma non delle specie selvatiche. E molte di queste specie - a differenza di mucche, maiali e capre - stavano scomparendo. In Argentina, ho incontrato molte persone che sostengono di essere i difensori della natura, perché non mangiano carne o usano pellame. Pensano che essendo vegan o vegetariani stanno evitando la morte degli animali. Ma non è vero".



L'intervista continua: "Dal momento che gli esseri umani hanno cominciato a allevare bestiame e adottare l'agricoltura abbiamo generato un impatto. Non vi è alcuna specie animale la cui sopravvivenza non comporta la morte di altri animali, direttamente o indirettamente. Capisco che questo può essere una cosa dolorosa da realizzare. Mi piacerebbe anche vivere in un mondo ideale, ma non è la realtà. Molti vegani e persone che indossano solo cotone sembrano credere che non causano alcuna morte, ma lo fanno. Frumento, riso, mais. La maggior parte dei vegani mangiano queste cose. 
Il primo impatto della coltivazione di massa è la deforestazione: forziamo la natura per far posto alle colture.In Argentina, hanno dato fuoco alla giungla, bruciando nidi con lanciafiamme. Poi si deve difendere il terreno seminato dagli uccelli che vengono a nutrirsi; molti proprietari lo fanno spargendo cereali avvelenati. Dopo di che, quando gli erbivori selvatici vengono a cercare i primi germogli, i proprietari mettono recinzioni elettriche o cacciano gli animali con le pistole".


In conclusione, Claudio ha detto: "Se si mangia carne, si uccidono gli animali, ma li si uccide anche mangiando piante. Un sacco di persone che hanno a cuore le questioni ambientali cercano buoni e cattivi, ma non è così: è molto più complicato".


4 commenti:

  1. Che dire? Io naturalmente a questo non avevo pensato e ne prendo nota. Sì, le cose sono complicate. Ma se la specie umana non si moltiplicasse fino all'inverosimile - ormai al ritmo di un miliardo ogni 10-12 anni - non bisognerebbe abbattere foreste per la coltivazione di cereali. Ma per gli economisti e la Chiesa più siamo meglio è. La crescita è il dogma moderno. Ormai i grandi mammiferi saranno tutti presto estinti, nel giro di pochi decenni. Alcuni sopravvivranno ancora negli zoo, poveretti. Che bel mondo senza elefanti, tigri, delfini, balene, giraffe ecc. ma con miliardi e miliardi di esemplari della specie h. sapiens sapiens, in realtà superdeficienti, che si fanno i selfies e invadono e sporcano ogni nicchia di questo pianeta.

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    1. Dopo i grandi mammiferi, tocca a noi. Questo è lapalissiano.


      Comunque, l'articolo è stato scritto per dare una motivazione in più agli indecisi, spingendoli a lasciar perdere ogni velleità etica.

      I concetti espressi dall'ambientalista argentino sono vecchi, e sono solo un modo per trovare giustificazioni razionali per non assumersi le proprie responsabilità.

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  2. si stanno attaccando a tutti i tram, ma saranno trumpati in de pofundis

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