lunedì 2 gennaio 2017

A 12 Km dal paradiso


Sembra impossibile, ma poco fuori città c’è una pace e un silenzio incredibili. Proprio quello che sto cercando. Basta un’Ape Piaggio giallo per arrivarvi. Purtroppo, la conquista del paradiso non è facile. Deve scontrarsi con le paure di chi normalmente vive all’inferno senza saperlo. Tina ha una vasta clientela in città, il suo business di vestiti si svolge con molti clienti che le danno appuntamento a Tulear e senza un mezzo autonomo per raggiungerli, se per ipotesi vivesse con me ad Ankilibe, si troverebbe in difficoltà. Siamo arrivati al punto di ipotizzare un mio rientro in Italia, visto che al momento non sto guadagnando niente, ma è bastata la parola magica “motorino”, per ridurla a più facili ragionamenti. Del resto, ad Ankilibe, presso un bungalow del signor Bernard, siamo già vissuti nove anni fa e io quei 12 Km per arrivare in centro li facevo in bicicletta. Erano altri tempi. Ora sono diventato una persona anziana. Dodici Km sotto il sole tropicale non li reggerei, ma Tina sì, con uno scooter nuovo di fabbricazione ovviamente cinese.



Ci sono altri intoppi, purtroppo. Con il signor Bernard, che ora ha 80 anni e da 17 vive in Madagascar, siamo venuti parlando di Fanja, la compagna che aveva all’epoca e che gli ha causato non pochi grattacapi. A Tina, nel corso della chiacchierata con il pensionato francese, almeno un paio di volte ho detto di lasciar perdere Fanja, ma la lingua batte dove il dente duole e sia Tina che Bernard hanno continuato a parlare dei dispetti e delle carognate che la signora che conoscemmo nove anni fa ha fatto al suo ex marito francese. Questo rinvangare vecchi sgradevoli ricordi deve aver messo il signor Bernard in una disposizione d’animo poco favorevole nei miei confronti, benché io mi ricordi che la donna fosse gentile con me e Tina, prestandoci, in un’occasione, addirittura il quad.




Io non capisco molto il francese, è una mia pecca, ma quando prima di congedarci dal proprietario ho chiesto reiteratamente il suo numero di telefono e ho notato che esitava a darcelo, ho capito che i 50 euro d’affitto mensile che gli avevo offerto per il bungalow non erano di suo gradimento, visto che lui ne aveva chiesti 80. Ma secondo noi non è una questione di soldi. E’ proprio che Bernard, in attesa di divorzio da Fanja da quattro anni, è troppo spaventato dall’idea che la donna gli faccia qualche altra vendetta giudiziaria, se venisse a sapere che ha affittato un bungalow senza il suo consenso. Lei al momento sta nelle isole Reunion, dove lavora come cameriera, ma ha alcuni contatti a Tulear che la informerebbero delle mosse del suo ex marito. Probabilmente, Bernard non ha creduto che anche Tina, a suo tempo, ha litigato con quella donna e potrebbe addirittura pensare che sia stata mandata da lei, per metterlo in difficoltà. La mente umana, in genere, è contorta, quella femminile è demoniaca e nel caso del pensionato francese vale il proverbio: “Il cane scottato ha paura anche dell’acqua fredda”.




Ci sono poi i problemi di natura tecnica, ma non vale la pena dilungarsi troppo, almeno finché non conosceremo la risposta del signor Bernard, se ci dà il bungalow in affitto o no. Accenno solo al fatto che bisognerebbe scavare un pozzo per l’acqua, sistemare una pompa elettrica perché la invii al serbatoio sopra il lavello della cucina e posizionare un pannello fotovoltaico sul tetto per avere luce e corrente elettrica, che mi permetterebbe di avere un frigo funzionante. In alternativa, se il fotovoltaico non dovesse bastare, potrei procurarmi un frigo a gas, come quello che Fanja ci aveva messo a disposizione nove anni fa nel bungalow vicino, dove passai tre mesi fantastici della mia vita. Nove anni fa andavo in bici tutte le mattine alla montagna, distante un paio di chilometri, a cercare la solitudine della natura, ad ascoltare il canto del Coucal (Centropus toulou) e, se capitava, a recuperare qualche fossile. Oggi mi accontenterei della pace e della tranquillità che quei luoghi assolati trasmettono. Tina è volubile, passa dalla collera all’entusiasmo. Bernard mi sembra piuttosto spaventato. E a me non resta che aspettare qualche giorno prima di tornare a fargli visita. Per ora, tengo le dita incrociate.




12 commenti:

  1. Caro Roberto, mi sembra che tu stia progettando, non di buona voglia, di spendere soldi per cose che 5 minuti dopo che le hai acquistate non ti appartengono più, e in Madagascar non si fa. La prima cosa che mi ha detto Marcello, quando ci siamo conosciuti, tanti anni fa quando il Madagascar era un Paradiso, è stata "in Madagascar non si compra nulla, tutto si affitta". Quando mi sono attenuto ai suoi consigli mi sono sempre trovato bene, in caso contrario mi sono sempre pentito.E forse e successo anche a te con me.Quando compri qualcosa per qualcun altro, dopo, non ne hai nessun diritto, e neanche riconoscenza perchè sei un vahaza. Giancarlò del ristorante "le Jarden" di Tulear mi ha detto, sempre tanti anni fa, "per un malgascio rubare ad un vahaza e come per un italiano rubare a Berlusconi". E' tanti anni che ti dico di abbandonare Tulear, città senza mare e senza pioggia, e tutti i suoi legami, ma tu non mi ascolti. Vedrai che ti diverti di più, e spendi di meno. Ti ho sempre detto, vai a Morondava, c'è mare e tranquillità o Antalaha, cittadina con il clima dell'Oceano Indiano con un'eterna primavera e una breve estate, una cittadina di una noia mortale, ma alla nostra età è il meglio. Tra l'altro ad Anthala c'era un solo italiano che a causa dell'età è tornato in Italia. Cerca una cittadina alla periferia dell'impero, come una volta era Tulear. L'unico problema è che il Madagascar, come l'Italia, non è più come prima, ma noi ci attacchiamo al ricordo e non vogliamo vedere il cambiamento, e forse non c'è più neanche la periferia dell'impero. A proposito alla Reunion è pieno di donne malgasce sposate con francesi e, naturalmente separate, il vero passaporto è il matrimoni con il vahaza. Francesco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Molto saggio quello che scrivi, ma non temere: anch'io mi sono fatto le ossa e tengo duro riguardo al non acquistare terreni, come vorrebbe Tina.

      Si cerca un compromesso e a volte si trova.

      Elimina
  2. Mi viene in mente un'altra cosa che diceva Marcello, "ogni cosa comprata in Madagascar è persa" Francesco

    RispondiElimina
  3. roberto è da parecchio che leggo i tuoi racconti di vita e da quanto scrive francesco i suoi consigli mi sembrano molto saggi.........
    ragionaci su a mente aperta senza lasciare che le persone (tina) decidano la tua vita....
    finchè sei in tempo x farlo.

    michy

    RispondiElimina
    Risposte
    1. altrimenti è meglio che ritorni qua.
      almeno qua i vazaha sono altri...

      michy

      Elimina
    2. Grazie anche a te, Michy.

      Ora il nostro obiettivo è fare business.

      Appena vi riuscirò - e in questo Tina mi è di grande aiuto - sarà una grande conquista per me.

      Elimina
  4. roberto è da molto tempo da quando ho letto le vostre storie di vita e ciò che Francesco scrive il suo consiglio sembra molto saggio.
    che è un grande viaggio

    RispondiElimina
  5. @Roberto,

    da SEMPRE dare consigli di VITA agli altri è più facile che a sè stessi e per Te vale la stessa cosa VIVI allora la Tua VITA, come Ti suggerisce il Tuo ISTINTO vedrai che farai molti meno "errori" è così che funziona nel Pianeta TERRA Te lo dico per esperienza !!!!

    AUGURI

    SDEI

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie SDEI.

      Si usa dire: "Non datemi consigli. Lasciatemi sbagliare da solo".

      Comunque, fa sempre piacere se gli amici si interessano di te.

      Elimina
    2. Cesare Pavese diceva "Quando sbaglio non dico, ho imparato la prossima volta non sbaglierò più, ma ho capito come sbaglierò la prossima volta" francesco

      Elimina
  6. Io non voglio farti consigli di vita, ma consigli pratici avendo avuto le mie vicesitudini e avendo visto quello che è successo agli altri. Il Madagascar è un paese duro dove il vahaza non vince mai. Per quanto riguarda il terreno io l'ho comprato a Tamatave per mia figlia, e solo per lei. Ho dato i soldi a Pascaline e non ne ho voluto sapere più niente. Glieli ho dati perchè so l'amore di Pascaline per Nathalia, e nonostante tutto la sua correttezza verso la sua famiglia, non verso di me vahaza. L'unica cosa che ho visto è un pezzo di terra recintata in mezzo ad altri pezzi di terra recintati. Guarda caso quando compri un terreno salta fuori che anche qualcuno d'altro è proprietario, i malgasci si inculano tra loro figurati quando c'è di mezzo un vahaza.Tu che sei a Tulear fatti raccontare la storia del bancario di Torino, persona correttissima e simpatica, con soldi, che aveva comprato l'ex farmacia di Manghili e una casa sul mare dopo Manghili, anni di cause, alla fine viveva in un container e a quanto so alla fine è stato espulso dal Madagascar. E se vuoi te ne racconto tante in giro per il Madagascar. Ai tempi potevo entrare in società con la padrona del Palmiter, c'era terreno per ampliare il piccolo hotel e cercava un socio vahaza per portare altri vahaza, e per cucinare all'europea. Ai tempi lei aveva clienti che venivano da Ilakaka, "commercianti" di zaffiri, e dovevi vederli. Il problema era che il terreno su cui sorgeva l'alberghetto aveva un altro proprietario. La proprietaria non era stupida, era la figlia della padrona delle saline saline di Ifaty, sorella della moglie dell'italiano padrone delle miniere di labradorite, guarda caso poi anche lui espulso dal Madagascar, ma è una storia lunga, e in più apparteneva alla piccola tribù vicino a Tulear di malgasci bianchi con i capelli lisci neri che derivava dai combattenti indonesiani, quindi con una mentalità diversa dagli altri. In più per darti l'idea mi sembra che fossero gli unici in Madagascar a non mangiare tartarughe. Quando sei lì ti sembra di entrare in un sogno ma purtroppo non è così. Io ho rinunciato perchè non mi piace Tulear dove non piove mai e perchè mi piaceva continuare a girare, allora si poteva. L'ultima volta che sono andato al Palmiter, l'alberghetto era in mano a due fratelli reuninesi sempre ubriachi di Pernod che vivevano con i soldi che la madre gli spediva dalla Reunion. Fatti un giro, le Palmiter è vicino alla Gelateria Italiana e fammi sapere. L'unico valore che ha un vahaza in Madagascar è quanti soldi può cacciare. francesco

    RispondiElimina
  7. E fatti raccontare la storia del Melita, il ristorante italiano, bellissimo, che c'era vicino al vecchio mercato delle conchiglie.

    RispondiElimina