Lucio Gladio: E questo chi è? Ahahahhaha, che vergogna!
Rossana Lanini: Che tristezza...povera la nostra Italia.
Luca Noli: ANPI, Associazione Nazionale Povera Italia. Ma davvero
i partigiani italiani hanno combattuto?
Me: I nazisti avevano ragione a chiamarli banditi. In realtà, si
è trattato di un gruppo paramilitare di italiani che scelsero di
schierarsi dalla parte degli americani, in contrapposizione ad altri
italiani che scelsero di rimanere fedeli al vecchio alleato, i
tedeschi. Come gli imperialisti americani oggi finanziano i
cosiddetti ribelli siriani, definiti moderati per compiacere
l’opinione pubblica, così settanta anni fa gli americani
paracadutavano armi e aiuti alimentari ai partigiani, con la
differenza che i “ribelli” anti Assad, oggi, sono per lo più
mercenari, mentre fra i partigiani c’erano sicuramente persone che
credevano negli ideali di libertà e giustizia e, filosoficamente,
erano di derivazione sia cattolica che comunista. Gli americani,
avendo poi vinto la guerra, hanno idealizzato i partigiani italiani,
con tutti i mezzi propagandistici, editoria in testa, di cui
disponevano. Questo spiega l’enorme mole di letteratura riguardante
i partigiani, che in alcuni casi è stata libro di testo per gli
studenti delle scuole medie. Esempi: “L’Agnese va a morire”;
“Ci chiamavano banditi”. Oggi l’ANPI, insieme a tutta la
cosiddetta Sinistra, è al servizio dei padroni angloamericani, la
cui agenda comprende anche la globalizzazione di merci ed etnie.
Questo spiega la presenza di africani nell’organizzazione di questo
rudere nostalgico di un passato che, tirando tutte le somme, non ha
molto di glorioso e va inquadrato nel contesto di una larvata guerra
civile tra italiani, con gli Yenkee a fungere da catalizzatore.
L’ANPI, come altri fossili sociali, ha l’orologio della storia
fermo a settanta anni fa.