Fonte: Il Giornale
Dunque riepiloghiamo: la
Cia aveva avvertito i servizi spagnoli sul rischio di un attentato
proprio alla Rambla. L’Isis già
in febbraio aveva minacciato azioni terroristiche nelle aree
frequentate dai turisti e il rischio era così elevato che, come ha
sottolineato ieri Germano Dottori durante lo speciale su Rai3, alcuni
tour operator hanno reclutato in
segreto più di 100 ex membri delle truppe speciali britanniche,
affinché controllassero siti sensibili, come le spiagge di Ibiza. Sulla strage di Barcellona è già
stato detto quasi tutto, mi limito a due osservazioni. La prima. Considerato l’altissimo
livello di allarme era così difficile blindare le Ramblas con delle
protezioni anti intrusione, come avviene in molte piazze europee?
Purtroppo siamo di fronte, come già avvenuto a Parigi e a Nizza, a
un clamoroso fallimento dei servizi di intelligence, in questo caso
spagnoli. La seconda. E’ giunto il momento di
smascherare l’ossimoro dietro a cui si trincerano le autorità dopo
fatti come questi. Il refrain è sempre lo stesso: orrore per gli
attentati, ma noi siamo migliori, noi non dobbiamo aver paura; dunque
dobbiamo continuare a mantenere le frontiere aperte e ad accogliere
gli immigrati islamici. Paradossalmente fino ad oggi questo approccio
è stato vincente, ma razionalmente non sta in piedi. Anche l’ultimo attentato in
Finlandia è avvenuto al grido di Allah Akbar. E questo perbenismo porta a
inaccettabili forme di autocensura.
Vi ricordano qualcosa queste due foto?
La prima la conoscete tutti. I media non si sono fatti scrupoli nel
mostrare l’immagine del piccolo Aylan, perché serviva a
giustificare moralmente l’immigrazione, ma la seconda immagine,
segnalata su twitter, non diventerà una hit mondiale. La maggior
parte del pubblico non la vedrà mai, eppure mostra un altro bambino
di tre anni ucciso assieme alla madre dai terroristi islamici sulla
Rambla. Viene censurata. Perché se venisse diffusa susciterebbe
un’altra ondata emotiva ma nel senso contrario a quello desiderato
dal mainstream multiculturale e globalizzante. E’ un’ipocrisia,
ma rivelatrice. Così si gestisce l’opinione pubblica.
Sia chiaro: sebbene le cause del
terrorismo non possano essere banalizzate e ha ragione chi sostiene
che a destabilizzare il Medio Oriente siamo stati noi occidentali, in
primis gli americani in Irak, Afghanistan, Libia e Siria, è
innegabile che l’immigrazione incontrollata a cui stiamo assistendo
da mesi e che riguarda principalmente l’Italia, sia fonte di
destabilizzazione sociale, per la mancata integrazione di masse
enormi di migranti a cui è impossibile garantire un lavoro e una
normale accoglienza, e dunque di fenomeni estremi, come l’aumento
della violenza, della criminalità, dell’estremismo religioso e,
infine, del terrorismo. Ecco perché ha ragione chi manifesta
gridando “io non ho paura”. Ma quel grido andrebbe accompagnato
con l’urlo: “Enough is enough” come dicono gli inglesi. Ovvero
l’immigrazione incontrollata, soprattutto quella islamica, non è
più accettabile. Ovvero, in italiano, abbiamo sopportato abbastanza.
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