Bernardo nacque a
Barcellona nel 1924 e riuscì ad attraversare indenne la guerra
civile spagnola pur combattendo contro Franco tra le fila degli
anarchici. Nel 1948 si ritrovò a Marsiglia in partenza per Israele,
su una nave di ebrei reduci dalla seconda guerra mondiale.
All’arrivo,
il
funzionario del ministero degli interni del neonato stato di Israele
gli chiese di che nazionalità fosse e Bernardo prontamente risposte:
“Catalana!”. Al che, il funzionario rispose: “Mi dispiace, ma
non esiste una nazionalità catalana. Scriverò spagnola”. Bernardo
protestò dicendo che si rifiutava di portare un documento su cui
c’era scritto “nazionalità spagnola” e allora il funzionario
accettò di scrivere sulla carta d’identità “nazionalità
catalana”, facendo sì, in tal modo, che Israele fosse il primo
paese al mondo a riconoscere la nazione catalana, benché
ufficialmente non esistesse. Questa vicenda realmente accaduta si
trova ne “L’invenzione del popolo ebraico", di Shlomo Sand e ci fa
capire che il referendum del primo
ottobre e
il braccio di ferro tra la Catalogna e il governo centrale spagnolo
ha radici antiche e non nasce dall’oggi al domani.
Noi italiani
difficilmente riusciamo a farci un’idea di ciò che per un catalano
significhi la sua identità. Forse possiamo paragonare la situazione
dei catalani a
quella dei
sudtirolesi, che noi ci ostiniamo a chiamare altoatesini. Anche se
gli abitanti della provincia di Bolzano hanno la carta d’identità
italiana, non hanno per questo un’identità corrispondente. La
Storia li ha fatti rientrare nel territorio italiano, ma loro si
sentono austriaci. Se dobbiamo rispettare il loro sentimento di
appartenenza al mondo germanico, perché non dovremmo rispettare il
sentimento dei catalani che non si sentono spagnoli?
Evidentemente, la lingua
catalana è sufficientemente diversa da quella spagnola, giacché
l’identità di un popolo passa attraverso la lingua, ma per
spiegare perché siamo giunti alla situazione attuale, con un
referendum plebiscitario
e un duro
scontro con il governo centrale, si deve considerare anche un altro
fattore, oltre alla lingua: l’orgoglio caratteriale dei catalani.
Cosa che
per esempio noi friulani non abbiamo. Eppure, la nostra lingua, il
ladino, ha tutte le carte in regola per differenziarci dagli italiani
e dalla loro lingua, ma ciò che ci manca è l’orgoglio di
appartenere a un popolo storicamente particolare, sui
generis. Ci
siamo sempre fatti comandare da qualcuno e abbiamo sempre avuto dei
padroni. Ciò spiega perché non indiremo mai un referendum, né
lasceremo mai l’Italia.
Come ho già detto nei giorni scorsi, mi stupisce che un sardo non provi simpatia per i
catalani e anzi parteggi per il governo di Madrid. Mi pare che ciò
dipenda dal fatto che i catalani si sono spesso pronunciati a favore
del meticciamento kalergiano, accogliendo i migranti che stanno
invadendo l’Europa. Se le nazioni così come sono uscite dalla
seconda guerra mondiale sono destinate a sparire per lasciare il
posto al nuovo ordine mondiale, lo si potrà ottenere grazie
all’invasione delle orde afroasiatiche, ma anche grazie a risorgere
dei nazionalismi
minoritari. Su quest’ultimo punto ho qualche dubbio. Per decenni,
per farci accettare l’Europa, è stato divulgato lo slogan
“L’Europa dei popoli e non quella dei banchieri”. E noi ci
abbiamo creduto, magari senza sapere bene cosa significasse. Per me
l’Europa dei popoli è proprio quella in cui tutte le popolazioni
con un preciso dialetto o lingua (i concetti sono intercambiabili)
possa autogestirsi, sulla base del principio di autodeterminazione
dei popoli, altro cavallo di battaglia dei libertari.
Ora no. Ora non va più
bene che i popoli decidano del proprio destino e perfino Berlusconi e
Maroni si sono premurati di dire che il referendum di domenica
prossima, in Lombardia e Veneto, non ha niente a che fare con quello
catalano. Insomma, in un modo o nell’altro, i massoni sionisti che
premono per arrivare al governo oligarchico mondiale, sperano di
avere successo e di implementare i loro progetti. E’ un bel
dilemma. Crea confusione e ulteriori spaccature in chi, viceversa,
vuole
impedire che il NWO venga realizzato. Io che faccio parte di coloro
che si oppongono al NWO sono d’accordo che i catalani si separino
da Madrid, ma altri che come me rigettano i piani sionisti stanno
dalla parte del governo spagnolo, perché le nazioni così come sono
tracciate sulle carte geografiche vanno salvaguardate a tutti i
costi. Il problema è dunque: cosa s’intende per nazionalità? La
risposta dovrebbe essere ovvia, lapalissiana, ma non intendo
affrontare qui questo tema, perché ho già detto che le nazioni, e
successivamente gli stati, si modellano sulle lingue parlate e non
viceversa. L’anima di un popolo è nella sua lingua materna.
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