Testo di Robert Sarah
La crisi che sta
sferzando come un vento impetuoso l’Occidente non si era mai
verificata nella storia dell’umanità. Con le leggi che non
rispettano la sacralità della vita, della famiglia, del matrimonio,
delle persone con un handicap, così come con la legalizzazione
dell’aborto, dell’eutanasia, delle unioni omosessuali,
l’occidente europeo (e non solo) sta marciando verso una generale
eutanasia dei suoi valori fondanti che hanno per secoli illuminato il
cammino dei popoli. Non è esagerato affermare che l’occidente
sta perpetrando un genocidio della sua popolazione. Staccato da
ogni visione divina della vita, l’uomo occidentale sta morendo
lentamente, perché non alimentato dal Divino. Se l’uomo è il
tempio di Dio, la dimora più sacra di Dio è dunque vero che Dio è
dentro di noi. Parlare continuamente impedisce all’uomo
di entrare in se stesso e si preclude la possibilità di capire e
ascoltare l’altro e di percepire dentro di sé la presenza di Dio
che parla il linguaggio silenzioso dello Spirito.
Ascoltare vuol
dire considerare attentamente il mio passato, il mio presente per
intravedere il mio futuro. Silenzio che spesso non si
trova più neppure nei luoghi di culto, nelle Chiese trasformate in
pregiate mete per folle di turisti. I sacerdoti e i fedeli
corrono il pericolo di credere che ciò che è importante nella
celebrazione sia il darsi da fare. Rischiamo di ridurre le
nostre liturgie a un palcoscenico nel quale i sacerdoti diventano
protagonisti e attori principali e Dio viene sempre più messo da
parte. Si riduce tutto a un’autocelebrazione, a una
convivenza fraterna, a un radunarsi insieme, un atto di
solidarietà. E’ Dio che siamo venuti ad ascoltare, ad
adorare, a contemplare. E questo nostro incontro con lui
trasforma la nostra vita e illumina il nostro volto: come quello di
Mosè.
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