giovedì 2 novembre 2017

L’arte della manipolazione


Chi segue questi temi ormai da anni, dovrebbe essere in grado di riconoscere gli eventi manipolati da quelli spontanei. Come l’Italia è colonia degli Stati Uniti, così gli Stati Uniti sono colonia di Israele e siccome Israele è di proprietà di Jacob Rothschild, ne consegue che sia gli Stati Uniti che l’Italia sono di proprietà di Jacob Rothschild. Ogni fatto significativo che si verifica in questi territori (escludiamo Russia e Cina che hanno altri padroni e comprendiamo l’intera Europa) è soggetto all’approvazione del proprietario, sia che si tratti di eventi catastrofici presunti naturali, con decine di morti e ingenti danni, sia che si tratti dell’ultimo accoltellamento di ignari passanti, sapientemente manipolato, poi, dai mass-media del padrone.


La manipolazione più vistosa, che soggiace al tema più importante per il signor Rothschild, è il presunto terrorismo arabo. Lo scopo è quello di spingere i Goim cristiani a combattere i Goim musulmani e tale campagna pubblicitaria, poiché di questo si tratta, ha una data di nascita ben precisa: l’undici settembre 2001. Tutti gli attentati terroristici successivi sono opera del Mossad, che è la micidiale forza operativa di cui Jacob si serve, in collaborazione, di volta in volta, con la CIA e gli altri servizi segreti, se escludiamo, ancora una volta, quelli di Cina e Russia. I metodi sono piuttosto ripetitivi ed è facile, per questo, riconoscerne l’autenticità. Se lo strumento usato dal terrorista è semplice, come per esempio un coltello da cucina, aumentano le probabilità che la matrice non vada ricercata nei servizi segreti, ma nell’istinto di emulazione di qualche singolo individuo suggestionabile.

Del resto, sono milioni gli arabi, e non solo loro, che hanno creduto alla storiella di Bin Laden, che è andato ad occupare mitopoieticamente la nicchia che per gli occidentali è stata di Che Guevara. Nel Terzo Mondo gli Yenkee sono odiatissimi e le magliette indossate per strada con l’effige del barbuto anti-imperialista saudita le ho viste con i miei occhi in Madagascar e so quel che dico.

Se viceversa i metodi di attacco sono elaborati, come l’impiego di mezzi a motore o di esplosivi di difficile reperimento, possiamo star certi che ci sono di mezzo i servizi segreti. Chi altri potrebbe fornire le armi ai manipolati mentali in procinto di ammazzare un po’ di gente a caso, se non coloro per cui le armi sono il pane quotidiano? Quanto dovrebbe essere idiota un terrorista per lasciare in macchina un proprio documento d’identità o un biglietto di rivendicazione dell’ISIS come nell’ultimo caso di New York? E’ chiaro che tali presunte prove vengono messe nella macchina del terrorista da quegli stessi loschi figuri che la macchina gliel’hanno procurata. L’opinione pubblica dovrebbe sospettare qualcosa già solo da questo fatto, ma la gente non sospetta niente giacché i Goim sono bestie stupide abituate ad obbedire al padrone e a credere a tutte le bugie che dice sui suoi giornali e sulle sue televisioni. Il gioco è fin troppo facile. Non c’è partita.

Se gli attentati terroristici che hanno una regia occulta ben precisa nel Mossad e nei suoi colleghi ripetono schemi precisi, vi è però un certo margine di estemporaneità dovuto allo spirito di emulazione su accennato. In alcune scuole coraniche si insegna effettivamente ad odiare i cristiani. Lo ha testimoniato Tiziano Terzani e quindi la cosa è attendibile. Vi sono perciò masse di giovani arabi pronti ad immolarsi per la guerra santa, ma non è detto che i servizi segreti occidentali, veri professionisti del terrorismo, glielo lascino fare. O, se lasciano che i combattenti di Allah si spingano oltre le mere intenzioni, cercano per lo meno di controllarli e di dirigerli.

L’ultimo terrorista in ordine di tempo è Sayfullo Saipov che ha adottato un metodo ormai collaudato più volte in Europa. Fatta la strage di ciclisti, è sceso dalla macchina e si è messo a vagare come un deficiente, perché quelli erano gli ordini che aveva ricevuto, in attesa di essere ucciso e quindi messo a tacere per sempre. Il poliziotto invece non è riuscito a farlo secco, mandandolo in ospedale con un buco nello stomaco. Magari, dovrà pensarci qualche medico o qualche infermiere a finire il lavoro incompleto. “Allah akbar” è lo slogan che tutti i manipolati mentali devono gridare durante e dopo gli attentati, pena la decadenza della validità del prodotto. Questo è un punto su cui i loro istruttori insistono parecchio, giacché la colpa deve assolutamente ricadere sull’Islam, altrimenti Jacob non è soddisfatto del lavoro e diventa una belva. Diventa intrattabile con tutti coloro che gli stanno vicini.

Fin qui stiamo parlando di manipolazione “hard”, con morti, feriti e un cattivone maligno astratto, l’Islam, che vuole far fuori quanti più cristiani possibile. Ma c’è anche una manipolazione “soft” che viene giocata tutta attraverso i mass-media, i quali, ricordiamolo ancora una volta, sono di proprietà di Jacob e dicono solo quello che lui vuole. Prediamo il caso di quel bengalese che è rimasto vittima di un pestaggio da parte di giovani italiani, uno in particolare, Alessio Manzo (più Goim di così non si può), che ora è in carcere. Qui assistiamo a un ribaltamento dei ruoli. I cattivi sono i caucasici e il buono è l’uomo di colore. Un evento del genere doveva per forza accadere in Italia, dal momento che qui, ora, sta avvenendo la sostituzione dei caucasici con etnie afroasiatiche. Niente di meglio, quindi, che un caucasico cattivo picchi un asiatico buono, perché se i cattivi muoiono, alla fine del film, gli spettatori sono tutti contenti. Peccato che non si tratti di un film, ma della nostra vita reale di tutti i giorni, su questo che un tempo era il nostro territorio ma che è stato svenduto e ci viene tolto di sotto i piedi ogni giorno che passa.

Kartik Chondro, con la faccia nascosta dalle bende, è stato intervistato in ospedale e ora mi aspetto che la Boldrini vada anche a fargli visita. Del terrorista uzbeko è stata mostrata la foto segnaletica. La barba non poteva mancare, di modo che sorga nell’utente medio caucasico l’istintiva fobia verso gli uomini barbuti. Ora si è trovato un complice, un altro uzbeko, Mukhammadzoir Kadirov, pure lui con barba d’ordinanza. Stiamo attenti quindi a non farci manipolare. Siamo in piena guerra psicologica, preludio, di solito, alla guerra guerreggiata. I musulmani sono buoni se vengono in Italia per aprire negozi di frutta e verdura, ma sono cattivi se salgono a bordo di un pick-up e vanno ad investire pedoni e ciclisti. In Italia i musulmani sono buoni e infatti gli costruiamo le moschee, nel resto d’Europa e negli USA sono cattivi perché sfogano il loro odio verso gli infedeli, arrivando addirittura a dirottare aerei o, più agevolmente, a noleggiare furgoni e camion. La domanda è: sono loro ambigui e schizofrenici o siamo noi che ci lasciamo manipolare? 


2 commenti:

  1. Ricordo una affermazione di Massimo D’Alema pochi giorni dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli USA (perché fuori dalla neo lingua orweliana) disse: con questa azione vi garantiamo 100 anni di terrorismo. Un signore che guarda con profondità il mondo (Rem) un giorno riguardo all’orrore a cui stiamo assistendo disse una cosa semplice in friulano: se no tu às voe di vê int che a ti moledi bombis, tu no tu às di molales a lor.
    Tradotto: se non vuoi le bombe a casa tua, non andare a buttarle in casa altrui..

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    1. I sionisti vogliono buttare le bombe un po' dappertutto, sia contro i loro nemici storici, gli arabi, sia contro di noi, che dovremmo in teoria essere loro amici, attraverso gli attentati organizzati dal Mossad.

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