Fonte: New York Times
Agli inizi dello scorso
mese di ottobre una nube radioattiva contenente significative
concentrazioni di un isotopo radioattivo il Rutenio 106 è passata
sopra l’Europa gravitando nei cieli di Francia, Italia e Germania
meridionale nel disinteresse generale della classe politica e dei
media rigorosamente allineati sul principio che tutto quello che
arriva da est è buono, gradito e bisogna essere grati allo zar
del Cremlino che con spirito filantropico lo dispensa con grande
generosità. Solo un recente articolo del New York Times seguito da
altri media internazionali ha cercato di far luce sull’avvenimento.
Il Rutenio 106 non si trova in natura, è generato in stabilimenti che
trattano scorie nucleari radioattive oppure in Centri di Ricerca che
lo producono per uso medico, trattamento di tumori. E’ contenuto
anche nelle batterie esauste di satelliti artificiali. Ora, tenuto
conto che non sono state accertate cadute di satelliti artificiali,
secondo i centri europei che monitorano lo stato dell’atmosfera la
nube è stata originata nella Russia meridionale tra il Volga e gli
Urali.
Naturalmente il Cremlino nega ogni responsabilità anche se
funzionari russi interpellati hanno ammesso che i dati ed i riscontri
delle competenti autorità europee sono corretti e inoppugnabili.
Nell’area tra Volga e Urali ci sono molti centri nucleari tra cui
il “Mayak Production Association” stabilimento per il
trattamento di scorie radioattive tristemente famoso perché nel 1957
dopo una violenta esplosione scaricò nell’ambiente circostante e
nell’atmosfera la stessa quantità di radioattività di Chernobyl e
Fukushima. Gli incidenti nucleari possono accadere, è inaccettabile
però che il paese dove sono accaduti non comunichi tempestivamente
ai paesi vicini ed agli organismi internazionali quello che è
avvenuto o addirittura come nel caso in esame neghi e inventi storie
inverosimili di satelliti caduti e balle simili. Chi lo fa si colloca
fuori dal contesto del mondo civilizzato e come tale dovrebbe essere
trattato.
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