giovedì 5 luglio 2018

Le geremiadi del buonista


Testo di Emiliano Rubbi

A Sassari, una ragazza nigeriana viene aggredita da un uomo che la accusa di aver saltato la fila del bancomat. L’uomo la afferra per i capelli e la fa cadere a terra, le prende la carta del bancomat e la spezza in due, poi le rompe il cellulare e fugge. Tra la gente in fila, qualcuno esclama: “Non se ne può più di questi!” (riferendosi alla ragazza nigeriana).
A Rimini, un bambino di 5 anni viene cacciato dal parco giochi in cui si trovava da alcune adolescenti che gli dicono: “Fai schifo, sei nero”. La mamma va a chiedere spiegazioni ai genitori delle ragazzine e si sente rispondere che suo figlio “deve abituarsi a certe cose”.
In spiaggia, in Liguria, un cagnolino abbaia contro un venditore ambulante africano. La gente, attorno, ride e applaude. La padrona del cane lo definisce “Number One”, perché “Odia i ne*ri”, esattamente come lei. Una donna che assiste alla scena va dalla padrona del cane e le chiede di richiamarlo, ma come risposta si sente dire: "Vaffanculo, puttana buonista del cazzo. Prenditeli tu i ne*ri a casa tua, così ti scopano meglio di tuo marito". Lei scoppia a piangere. A consolarla è proprio l’ambulante che le dice: “Non preoccuparti, sono abituato”.


La donna in questione, poi, scrive un post su Facebook per raccontare l’accaduto.
E in pochissimo tempo si ritrova sommersa di insulti e minacce in privato, tanto da vedersi costretta a cancellare prima il post, poi direttamente il proprio account, temendo per sé e per la propria famiglia. Voi direte: sono cose da social network, spiacevoli, magari, ma restano lì. Può essere.

Io posso dirvi che ieri mi sono ritrovato, tra le richieste di messaggi del mio account di riserva, uno che mi vuole venire a cercare per “mettermi una pistola in bocca”. Dice che mi vuole insegnare “a fare l’uomo”. E non è mica la prima minaccia del genere che mi arriva. Io ormai sono abituato, come il venditore ambulante, ma credetemi: non diventa mai piacevole.

Questa è la società che abbiamo costruito. E dopo l’esito delle ultime elezioni politiche, una larga fetta di queste persone ha pensato che, ormai, il razzismo, la xenofoba, l’odio, fossero diventate cose normali e socialmente accettate, nel nostro paese. E forse, in effetti, è esattamente così.

E ho paura che se non ci ribelliamo noi, se non siamo noi a cercare di invertire il prima possibile questa deriva, sarà sempre peggio. Oggi bisogna scegliere da che parte stare. Perché “non scegliere”, non fare niente, significa che ci sta bene, significa che, in fondo, siamo complici. 

2 commenti:

  1. Sulla nigeriana al bancomat pare che le cose siano andate in maniera completamente diversa, vedi voxnews

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    1. Infatti, nell'ipertesto proprio all'inizio dell'articolo, c'è il riferimento a Vox News.

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