venerdì 5 aprile 2019

Il piano sionista di realizzazione del Grande Israele non è concluso


In Occidente, ad affermare che l’attentato dell’undici settembre fu una “false flag”, sono solo i cosiddetti complottisti, che ancora faticano a convincere l’opinione pubblica della mostruosa messinscena compiuta dal governo americano, ma negli USA c’è anche la comunità islamica a far sentire la sua voce. E mi sarei meravigliato del contrario. Al punto in cui siamo con l’elaborazione dei dati, emerge il palese coinvolgimento di Israele nella nascita, nella formulazione e nell’attuazione del terrorismo, non solo quello delle Torri Gemelle, ma di tutto il terrorismo che da quella data in poi ha mietuto migliaia di vittime innocenti. E questo perché i padri fondatori del terrorismo furono gli ebrei stessi, che lo misero in atto la prima volta nel 1948, con l’attentato all’hotel King David. Se non ci fosse stato un inghippo burocratico (un ebreo che aveva dato un nome falso) il disastro delle Torri gemelle si sarebbe verificato alla fine degli anni Ottanta, ma gli ebrei hanno molta pazienza. Tanto è vero che avrebbero voluto conquistare sette stati medio-orientali in cinque anni, ma l’imprevista opposizione di Assad, che è ancora al suo posto, ha dilatato i tempi previsti dalla loro agenda. Lo scopo è di balcanizzare tutta la Regione, così da prenderne possesso e da istituire il Grande Israele, sulla base di quella filosofia panebraica formulata inizialmente dal padre del sionismo Theodor Herzl. Quando avranno distrutto la Siria, il Libano, la Giordania, la Libia, la Somalia, il Sudan, l’Iran e, se occorre, anche l’Egitto, allora gli israeliani potranno dirsi soddisfatti. Potranno accogliere degnamente il loro capo Jahwé.

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