Quando si tratta di spionaggio, all'Italia bastano le comiche

Testo di Paolo Sensini

La vicenda che sta tenendo banco da giorni sui grandi media circa il presunto finanziamento dei russi alla Lega proviene dal sito di gossip BuzzFeed, che in America ha una credibilità pari a quella di una "Novella 2000" all'ennesima potenza, con tutto il rispetto per il noto periodo specializzato in chiacchiere e pettegolezzi da retrobottega. 

Ma in Italia, si sa, tutto fa brodo. E con un nome così buffo e dalle evidenti ascendenze anglofone ecco che già di per sé basta e avanza ad attirare interesse. Se negli Stati Uniti con Trump il "Russiagate" si è rivelato dopo 3 anni d'indagine un clamoroso buco nell'acqua, la vicenda italiana ha il sapore della farsa vera e propria. Qualcuno pensa davvero che per finanziare Salvini, Putin userebbe le società petrolifere di Stato russe, Rosneft o Lukoil, che venderebbero il greggio sotto costo all'ENI (amministratore delegato De Scalzi, nominato dal Governo Renzi) che lo comprerebbe invece a prezzo pieno, passando la differenza alla Lega? E per di più svolgendo la trattativa in un Hotel di Mosca e sotto gli occhi di chiunque? 

Dai, siamo seri. Nel caso volesse finanziarli davvero, il tutto avverrebbe in luoghi sicuri e controllati dai servizi e non uscirebbero certo intercettazioni di sorta. Quella che sta appassionando i mezzi di distrazione di massa era già nata come una trappola abortita che doveva replicare quanto accaduto ai populisti austriaci, esplosa alla vigilia delle elezioni europee. Ma il caso emerso ora della registrazione a Mosca, per giunta già anticipato a febbraio dal settimanale "L'Espresso", è veramente un racconto surreale perché non ci sono soldi, non ci sono reati e non si sa chi siano i "russi". E se siano "russi". Insomma, come sempre siamo alle comiche, l'unico genere di spettacolo che i media di regime credono possa entusiasmare gli italioti. E forse, visto l'andazzo generale, non hanno neppure tutti i torti.