venerdì 22 novembre 2019

Costruire ponti, non muri, disse il Papa!


Fonte: Almaghrebiya

In questi anni sono sorti diversi muri che hanno fatto molto discutere: muri o comunque barriere protettive contro il terrorismo e contro l’immigrazione clandestina (vedi quella tra Stati Uniti e Messico). Alcuni sono più contestati e finiscono più frequentemente sui giornali, altri meno. Uno di questi è quello che l’Algeria ha deciso di costruire ai confini dei Paesi considerati a maggior rischio per arrivo di jihadisti e migranti irregolari. Ben oltre seimila chilometri di muro complessivamente. La misura sarebbe stata approvata lo scorso novembre, ha reso noto il sito “Occhi della Guerra”.


L’Algeria è il più grande Paese arabo in termini di vastità: è un luogo strategico ma anche pericoloso, poiché vi passano armi, vi si commercia droga, vi si trafficano esseri umani e “non possono mancare” attività jihadiste, che ovviamente minacciano il Paese stesso (come non ricordare la carneficina durante la guerra civile?). Il ministero degli Interni algerino ha fatto sapere che il governo spende quattro miliardi di dollari all’anno, proprio per proteggere i propri confini. Adesso si parla addirittura di muro, anzi più di uno. A preoccupare maggiormente sono ad est le tensioni con il Marocco per quanto riguarda il popolo Saharawi, a sud i migranti che arrivano copiosi dal Niger e l’instabilità esistente nella parte settentrionale del Mali. Il deserto è la base di gruppi legati ad Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), che hanno costituito un vero e proprio califfato fino al 2013. Da qui, alla fine, si è arrivati alla drastica decisione di costruire muri.

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