A guerra finita, si deve rispetto per tutti i morti

Le più antiche tracce di insediamenti umani, scoperte dagli archeologi, spesso si trovano nelle cosiddette necropoli, a testimonianza del fatto che il rispetto per i defunti ha accompagnato gli usi e i costumi dell’umanità fin dagli albori, a tutte le latitudini e in tutte le culture. Fanno eccezione quei luoghi abitati dagli Inuit, dove non si poteva né accendere fuochi, né scavare il terreno. In tal caso, il cimitero era lo stomaco degli orsi bianchi. Per tacere delle "Torri del silenzio" zoroastriane, dove il morto finiva mangiato dagli avvoltoi. In Europa, che nel XX secolo è stata terreno di battaglia di ben due guerre mondiali, gli storici sono soliti fissare nel tempo l’inizio e la fine dei conflitti, con date e orari precisi. La seconda guerra mondiale è ufficialmente finita il 2 settembre 1945, ma non per i partigiani che, secondo Giampaolo Pansa, sono andati avanti fino al 1949, attuando le loro vendette personali. C’è una data anche per questo. Tuttavia, l’animo umano non è come un interruttore – accendi/spegni - e Piero ci spiega che, per esempio dalle sue parti, l’odio è durato nei decenni successivi, manifestandosi nei sabotaggi alle lapidi commemorative dedicate ai vinti. E’ già di per sé sleale infierire su chi ha perso, ma lo è ancora di più quando si profanano le tombe degli sconfitti, tombe che non hanno colore politico, venendo meno anche ai valori naturali e ancestrali presenti in tutti noi, anche se qualcuno pensa di esserne esente.