domenica 5 giugno 2022

Tempi duri per i troppo striscianti

Spesso non ho bisogno di andare in campagna a cercare animali, perché vengono loro da me e me li ritrovo o in casa o nelle immediate vicinanze. Mi fanno, così, un grande favore. Mi fanno tornare all’infanzia, quando trovavo i rospi comuni davanti al portone della casa avita. Oppure, nell’orto, aiutando mio padre, con le larve di maggiolino che saltavano fuori quando lui vangava la terra. O con le dorifore, che attaccavano le foglie di patata. E quel maggiolino marmoreggiato? Non lo dimenticherò mai. Un vero gioiello della natura. Ho avuto un’infanzia contadina e ora ho una vecchiaia del medesimo stampo. Un ciclo si conclude e anche un semplice orbettino diventa per me quello che i biscotti Madeleines furono per Marcel Proust. La differenza è che alcune specie che incontravo nella mia infanzia non ci sono più, e in tal caso bisogna parlare di estinzione locale. Gli ululoni, per esempio, spariti! I rospi smeraldini, che s’intrufolavano nelle cantine e nei garage. Dove sono finiti? Fra gli uccelli, l’albanella minore non nidifica più nel parco delle Risorgive, ma quando lo faceva non ero più bambino, ma un ragazzo appassionato di ornitologia. Ha smesso di nidificare quando il parco è stato inaugurato, cioè aperto al pubblico. Cosa che fa riflettere. Davanti all’avanzare degli uomini (stavo per dire della civiltà), gli animali arretrano. Gli orbettini trovano rifugio sotto i cumuli di fieno che si accatastano negli orti. In questa stagione, se si rivolta l’erba umida, ci sono molte probabilità di trovarne uno. E’ così che, se a farlo è uno zotico specista, per l’orbettino non c’è scampo. Già ce ne sono pochi in giro. Già fanno fatica a sopravvivere. Per fortuna, tra i miei lettori, non c’è nessuno zotico specista.



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