A volte mi capita di salvare degli insetti che stanno annegando. Mi succede quando passo vicino a qualche pozzanghera. Questo mi fa pensare di essere un Bodhisattva, ma, seriamente, ci vuole ben altro per essere un vero Bodhisattva. Non basta salvare qualche insettuccio. Diciamo che, se lo sono, sono un Bodhisattva di un Budda minore. Dico ciò in premessa perché l’esemplare di Hesperophanes sericeus che vedete in foto, stava annegando nella vaschetta che ho predisposto in giardino affinché gli uccelli vadano a dissetarsi. Voi direte: ma la vaschetta l’hai messa tu! Certo, ma non ho mica inventato io il principio in base al quale l’inferno è lastricato di buone intenzioni! Onestamente, non ho visto nessun uccellino andare a bere, nelle settimane scorse, ma in questi giorni, in cui praticamente è cominciato l’autunno, le cinciallegre stanno cominciando a mangiare i semi di girasole che ho messo nelle due mangiatoie, sotto le fronde del lauro. Fino all’inverno scorso ne avevo una sola, appesa a un ramo del melograno, ma siccome lì il prossimo febbraio voglio mettere la cassetta di nidificazione, è preferibile che il posto dove trovano il cibo sia lontano da quello dove nidificano. Almeno, così è consigliato da chi pratica il “birdgardening”. Ma torniamo al coleottero. Appena sollevato dall’acqua, con un dito, ho capito che era un cerambicide, benché non avesse le antenne lunghe tipiche della famiglia. La forma del corpo era quella. Grazie all’applicazione Google Lens, ho imparato qual è il suo nome e che si tratta di un coleottero che depone le uova all’interno del legno. Per tale ragione è considerato nocivo da chi, con il legno, ci campa, ovvero chi produce legname per mobilifici ed ebanisteria. Le larve che rodono il legno all’interno del tronco sono chiamate xilofaghe. Ve ne sono di molte specie diverse. Fotografare l’Esperofane sericeo non è stato facile, perché le foto sono venute quasi tutte mosse, ma per fortuna c’è il mago del photoshop che vi ha posto rimedio, permettendoci di vedere com’è fatto questo malfamato coleottero. Un grazie, pertanto, a Francesco Spizzirri per il tempo e l’impegno che ci mette.
vedo con piacere che il mio sistema di elaborazione della corrispondenza colore sta portando a pubblicare foto quasi corrispondenti alla base di lavoro, a cominciare dal serpente francesco
RispondiEliminaIl merito è tutto tuo.
EliminaIo sto ancora cercando di mettere a fuoco il soggetto e di non farle venire mosse.
Sorbole che cultura specifica. Congratulazioni! Senza ironia.
RispondiEliminaNon credo sia prudente ritornare sulla terra per compassione verso gli esseri viventi, pur avendo esaurito il ciclo delle reincarnazioni. Si corre il rischio di ri - appassionarsi alla materia, riassaporare la concupiscenza. Anche un elevato Siddhartha, se re-incontra poniamo la bella Kamala, può provar desiderio del vecchio "vai e vieni", rischio concreto più di quanto si pensi. Si tenga presente il saggio proverbio "caxxo ritto non vuol consiglio", originario del bacino indo-europeo. E non solo.
Il commento è mio, sorry.
RispondiEliminaIo non sono buddista perché penso che ognuno debba portare rispetto alle proprie radici, alla terra dei padri, senza andare a cercare dottrine esotiche fuori dai propri confini culturali.
EliminaPurtroppo, anche i buddisti sono antropocentrici poiché dicono che i Bodhisattva aiutano principalmente gli esseri umani.
Se poi si mostrano compassionevoli anche verso le altre creature, è solo un opzional.