giovedì 3 novembre 2011

L’insostenibile leggerezza del sadismo



 
E’ stata trovata una spiegazione del perché la mantide religiosa femmina stacchi la testa del maschio che la sta montando e se la mangi: perché in questo modo viene dato il via a quegli impulsi elettrici nel sistema nervoso del partner volti all’effettuazione del coito. Ovvero, senza testa il maschio porta a termine il suo compito di riproduttore, oltre al fatto che, opportunisticamente, la femmina ha bisogno di incamerare molte proteine per il compito che le spetta di generare le uova. E perché dovrebbe “sprecare” quelle che la natura le offre a portata di mano tramite il suo conspecifico che, una volta esaurita la missione, non serve più?
Per arrivare a queste spiegazioni bisogna abbandonare i nostri schemi mentali di mammiferi evoluti e ragionare in termini di economia della natura, ma se è facile ragionare così in riferimento alla maggior parte dei comportamenti animali, vi sono dei casi in cui l’incertezza la fa da padrona. Prendiamo il gatto e l’orca. Sappiamo che un gatto adulto sazio, una volta catturato un topo comincia a…..giocare, cioè a lasciarlo scappare per riprenderlo subito dopo. Lo azzanna senza ucciderlo e lo lascia andare, per poi ricominciare daccapo. Avendo un minimo di empatia, non possiamo non metterci nei panni del malcapitato roditore e disapprovare l’inutile perversione del felino, ma gli etologi ci vengono in soccorso spiegando che si tratta di un comportamento educativo, nel senso che tali performances si verificano sempre in presenza di cuccioli di gatto (ma siamo proprio sicuri?).
 
Si tratterebbe, insomma, di una scuola di predazione per insegnare ai micetti l’arte della caccia al topo. Ma talpe e lucertole vanno bene lo stesso. E fin qui non c’è nulla da eccepire, se non per un’antipatia di fondo, inconscia, che resta, verso quella che Baudelaire chiamava la tigre da salotto. Ma come la mettiamo con l’orca? Sono state viste e filmate orche fare la stessa cosa con le foche, e non c’erano giovani orche a cui insegnare la tecnica di caccia. Era, all’apparenza, puro divertimento sadico da parte del più intelligente degli odontoceti, con le povere foche strapazzate, gettate in aria e riprese al volo o lasciate, inseguite e riprese di nuovo. Un atteggiamento ludico applicato alla caccia.
Poiché il gioco è sinonimo d’intelligenza e l’uomo è l’animale giocatore per eccellenza, ne consegue che non solo la caccia è un comportamento ludico applicato alla ricerca del sostentamento, ma anche le sue emanazioni sadiche sono un elemento di gioco applicato al reperimento del cibo. Siccome il gioco è di vitale importanza per i cuccioli dei mammiferi, i bambini che strappano le zampe ai ragni o le ali alle mosche, che si accaniscono con le lucertole o, al limite, che impiccano e danno fuoco a cani e gatti, non fanno altro che portare alle estreme conseguenze i loro comportamenti ludici. Solo che in certi casi si cade nel patologico e la cosa diventa intollerabile:


Siccome è dovere morale della nostra specie di evolvere spiritualmente, dovremmo essere tutti concordi nell’affermare che quando un gruppo di bambini (di solito queste cose si fanno in gruppi) dà inizio a comportamenti sadici nei confronti di piccoli animali, ci sarebbe bisogno di un adulto, genitore o insegnante, che attui la dovuta educazione e se necessario l’altrettanto doverosa repressione di tali disdicevoli comportamenti. Nella realtà avviene che, quando verso gli otto o nove anni i bambini del quartiere s’imbrancano e vanno in zone di periferia o di campagna a costruire capanne e ad attuare tutti quegli altri comportamenti da clan, non c’è mai un adulto con loro, ma più probabilmente un adolescente immaturo che, fra le altre cose, li inizierà ai misteri del sesso.
Essendo adolescenti immaturi e non avendo, a loro volta, ricevuto l’assistenza di un adulto, si perpetueranno proprio gli stessi comportamenti sadici da essi appresi durante la fanciullezza. Gli psicologi la chiamano viscosità culturale.
Questo spiega perché in contesti sociali come le valli bresciane sia considerato normale mettere trappole per i pettirossi e violare la legge che le proibisce: perché, a suo tempo, lo avevano appreso dagli adulti. Ma questa specie di imprinting culturale, tramandato di generazione in generazione, si può applicare anche ad altri settori e in altri campi, al di fuori del comportamento sadico.
Si può ipotizzare, per esempio, che la propensione da parte di africani e arabi alla lotta, alla guerra e alle dispute, sia il retaggio di quella stessa educazione che hanno ricevuto da piccoli, non avendo avuto un…..adulto che li correggesse. Alcuni avanzano l’ipotesi che la facile aggressività di africani e arabi dipenda anche dal consumo di carne e infatti gli africani, di carne, ne mangiano tantissima. Sarà anche per questo che sono poveri?
Ho visto bambini sulla spiaggia di Ankilibe bastonare per gioco la carcassa di un cane trasportata dalla risacca e altri su quella di Itampolo strapparsi di mano, e scappare come esagitati, il fegato e le interiora di una tartaruga marina appena pescata. E come nel primo caso non c’erano adulti a spiegare loro che un cane non va preso a bastonate, né morto, né tanto meno vivo, così nel secondo caso non c’erano gendarmi a reprimere la pesca abusiva di una specie in via d’estinzione e, per questo motivo, protetta in tutto il mondo. Siccome quando capita qualche poliziotto sul posto dove è stata trascinata a riva una tartaruga, il poliziotto si siede con i pescatori a mangiarne le carni, cucinate lì per lì, devo concludere tristemente che l’educazione, qualora manchi del tutto, sia nel caso di bambini che di adulti, genera situazioni spiacevoli che dovrebbero farci vergognare come specie sedicente superiore.
L’educazione, quando manca, fa danni. Nel primo come nel terzo mondo.
E infatti, tornando nelle nostre latitudini, si nota che i centri di potere come la Chiesa o le istituzioni cercano di accaparrarsi i giovani il più presto possibile. Da quando gli spartani toglievano i figli alle loro madri a partire dai sei anni, la tendenza si è sviluppata e la Chiesa ha allestito una rete di collegi dove educare cristianamente le giovani generazioni. Lo Stato, da parte sua, ha fatto altrettanto, con le sue scuole pubbliche, sedicenti laiche, e le accademie militari. Non saprei, fra quest’ultime due, quale sia più perniciosa, ma salta subito agli occhi il fatto che i valori insegnati nelle scuole militari sono di tipo antiumanistico e anticristiano, salvo poi, mediante efficienti apparati di pubbliche relazioni, mostrarsi come umanitari e cristiani. Basti vedere la cortina fumogena costituita dalle cosiddette propagandate missioni umanitarie e l’altrettanto ipocrita religiosità del soldato mistificata da membri del clero chiamati cappellani militari.
Nelle accademie militari s’insegna a uccidere il nemico. Ci sono adulti che lo insegnano a giovani apprendisti. Non c’è nessun vero educatore che abbia accesso a tali stanze perché gli unici educatori che potrebbero farlo vengono tenuti lontano e criminalizzati chiamandoli drogati e sovversivi, oltre che fatti oggetto di disprezzo generalizzato. In realtà sono solo antimilitaristi.
Qui non stiamo più parlando di bambini che uccidono lucertole, ma di giovani adulti che vengono programmati ad uccidere popolazioni appartenenti alla nostra stessa specie. E come alcuni bambini lasciati a se stessi torturano cani e gatti, i nostri giovani usciti dalle accademie militari a volte torturano uomini e donne, classificati come nemici, semplicemente perché a torturare membri della nostra specie c’è più gusto e, in particolari situazioni, viene concessa una deroga a farlo dalle stesse autorità che hanno allestito tutto l’ambaradan.
Ne consegue che se il bambino sadico che impicca il gatto è frutto di una svista educativa perché il suo comportamento è passato attraverso le maglie del Sistema, il bracconiere sadico della Val Trompia che spezza la zampe ai pettirossi è frutto di una lacerazione nel sistema delle leggi e della loro applicazione, ma il soldato sadico che tortura prigionieri ad Abu Graib è frutto del Sistema stesso, anzi ne è figlio primogenito, benché il Sistema-padre, onde conservare la propria credibilità e continuare a mantenere il potere sulle folle, sia pronto a rinnegare il proprio figlio prediletto appena lo “scandalo” dovesse venire a giorno.
La conclusione a cui le persone di buona volontà dovrebbero urgentemente giungere è che l’intero apparato statale e istituzionale è marcio e basato sul sadismo e sarebbe opportuno svelare il drappo che lo avvolge per vedere come esso è fatto nella realtà. Sarebbe opportuno uscire da Matrix. Poi, non so bene come, bisognerebbe prendere tutte le ossa del sepolcro imbiancato, farne un bel mucchio e dargli fuoco. Ma prima è necessario che la gente acquisisca la consapevolezza che il vero nemico sono proprio le religioni e le istituzioni (come diceva il buon vecchio Adam Weishaupt), ovvero proprio coloro che dicono di volerci tanto bene, di accudirci, di prenderci per mano e di accompagnarci in tutte le fasi della nostra vita. Come fossimo eterni bambini.
E’ ora di diventare adulti! E’ora di diventare educatori!

2 commenti:

  1. io riesco sempre a giustificare la natura
    ma noi umani propio no
    bell´articolo come sempre
    ciao

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  2. Da anni vado dicendo che se vogliamo considerarci superiori agli altri animali, dobbiamo dimostrarlo. Ma non, come molti credono, comportandoci....bestialmente, bensì da persone responsabili e civili.
    Ma sono pochi quelli che ci sentono da quell'orecchio.
    Ciao

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