domenica 19 febbraio 2012

Malintesi mortali



Quando muore un pescatore, di norma, non mi straccio le vesti! Ma in questo caso la faccenda è davvero grossa. E in un più ampio contesto, intollerabile. I nostri soldati simil-marines, che uniscono l’Italia nel loro stesso nome chiamandosi venezianamente San Marco, ma anche Marò come “Maronna mia!”, hanno ammazzato due pescatori indiani, in circostanze misteriose.
E questo, due giorni dopo che i marines, quelli veri, avevano ammazzato otto ragazzi che pascolavano le capre. E’ successo in due luoghi geografici lontani tra loro, ma con quasi gli stessi personaggi: da una parte militari occidentali super armati, dall’altra civili del Terzo Mondo che si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Gli americani, che come di consueto vogliono sempre fare le cose in grande, hanno usato l’aviazione per sparpagliare le membra degli adolescenti afgani, mentre gli italiani hanno usato armi da fuoco sparando, dall’alto della nave mercantile su cui si trovavano, ai cinque uomini del peschereccio arrivato sotto bordo. Gli americani – dicono – hanno avvistato i ragazzi con un binocolo e li hanno scambiati per talebani, mentre i nostri Rambo d’acqua dolce hanno avvistato il “nemico” da una distanza minore. In entrambi i casi, la troppa fretta di agire ha portato alla morte di persone innocenti, sempre che sgozzatori di pecore e capre, benché minorenni, e assassini di pesci, si possano così definire.
 
Poiché di terroristi in Afghanistan non ce ne sono, l’esercito americano vi è presente per scopi diversi e dichiaratamente falsi. La guerra è un business su cui si basa l’economia degli USA, indipendentemente che da qualche parte ci sia un nemico reale o inventato. E quindi i soldati occidentali sono in Afghanistan per praticare il loro sport preferito: la caccia all’uomo. E come in tutte le battute di caccia che si rispettino ogni tanto ci scappa l’incidente. Così anche stavolta ci sono andate di mezzo persone che ai giochi venatori non erano state né invitate, né avvisate, né fatte allontanare.
La differenza tra i due tipi di caccia è che in quella fatta agli animali il pericolo può venire solo dal fuoco amico, cioè da altri
cacciatori dal grilletto facile e dalla vista corta, mentre in Afghanistan può venire anche da selvaggina armata. Sarebbe come se una squadra di cacciatori inseguisse il cinghiale e dovesse fare i conti con animalisti armati, che potrebbero essere selvaggina ambita ancor più dei cinghiali, ma potrebbero anche vender cara la pelle e far fuori qualche cacciatore.
I guerrafondai che hanno dato inizio all’attacco dell’Afghanistan all’indomani dell’undici settembre 2001, hanno voluto mettere un po’ di pepe nella caccia all’uomo sapendo che i cacciatori avrebbero subito delle perdite, ma sapendo anche che nessuno di essi si sarebbe tirato indietro. Troppa retorica patriottica è stata elargita a piene mani e da lungo tempo, per non ottenere dei disciplinati robot obbedienti e devoti alla bandiera.
Rifiutarsi di andare a combattere e correre il rischio di essere chiamati traditori della patria è semplicemente inconcepibile. Queste sono le regole d’ingaggio e se non ti piacciono nessuno ti ha detto di arruolarti tra i marines. Quando c’era la naja obbligatoria, almeno si poteva anche fare obiezione di coscienza e sollevare legittime discussioni.
E’ già tutto previsto: se muore uno dei nostri lo si dichiara eroe e lo si rimpatria tra mille scontati onori; se muore un presunto talebano si canta vittoria e si seguono stanchi rituali di soddisfazione, ma senza troppi entusiasmi e con toni distaccati; se muore un civile palesemente innocente o addirittura dei bambini, si presentano delle scuse e si promettono indagini ed eventuali punizioni.

Di fatto avviene che i militari colpevoli spesso vengono premiati con un avanzamento di grado, com’è successo con il Cermis, quasi come se i militari si prendessero beffa dei civili danneggiati, dopo che allegramente si sono presi le loro vite. La pervicacia dei militari che non hanno rispetto per la vita della popolazione, sia amica che nemica, è pari alla strafottenza dei cacciatori che continuano a
sparare all’interno dei fondi privati, nonostante da decenni gli si faccia capire che non sono graditi.
Sia militari ammazza-uomini, sia cacciatori ammazza-animali confidano nell’impunità concessa loro dalle autorità e tale sfacciataggine potrebbe derivare dal maneggio di strumenti di morte, ovvero dalla divina sensazione di decidere della vita e della morte del prossimo. Se cacciatori e militari sono gli esecutori, i loro capi sono i mandanti, tutti moralmente colpevoli. E dunque, i capi di stato e di governo che mandano le truppe al fronte sono assassini tanto quanto chi materialmente preme il grilletto e sgancia le bombe. L’elenco dei responsabili sarebbe lunghissimo, per cui si può sintetizzare dicendo che Obama ha ammazzato otto bambini afgani e Monti ha ammazzato due pescatori indiani.
E questo, indipendentemente dal fatto che la guerra in Afghanistan l’abbia voluta Bush e in Italia siano stati Prodi o Berlusconi a dare il loro consenso.
A me piacerebbe vedere grandi manifesti sui muri delle città, con su scritto: “Giorgio Napolitano assassino di indiani”, magari con in mano una Colt 45 e in testa un cappello da cow boy. Naturalmente, non succederà perché l’ipnosi che ha fatto credere a milioni d’italiani che siamo in Afghanistan per difendere la democrazia, ci farà credere che i nostri governanti non siano responsabili delle azioni delle nostre truppe. Eppure, negli USA il presidente della repubblica è anche il capo delle forze armate.
Intanto, le autorità indiane hanno messo sotto sequestro la nave Enrica Lexie, fino a quando non sarà chiarita la dinamica dell’incidente. I due marò si sono giustificati dicendo che il peschereccio si stava avvicinando al mercantile e il comportamento dei suoi occupanti li ha fatti assomigliare a pirati ostili, esattamente come si sono giustificati i militari americani secondo cui gli otto ragazzi avevano corporature da adulti e si muovevano in maniera tattica.
Il che mi fa pensare che la vedetta che li ha avvistati con un binocolo, richiedendo l’intervento dell’aviazione, abbia bisogno di una vacanza, perché è troppo teso e la tensione gioca brutti scherzi. Se ne potrebbe anche ridere se non fossero morti otto adolescenti. Un po’ come si ride quando un cacciatore spara in un cespuglio e dietro c’era Lucio Dalla scambiato per un orso.
In genere, se muoiono animali c’è chi si permette di ridere, ma quando muoiono esseri umani non ride nessuno. Che i nostri militari abbiano dato la colpa ai pescatori è comprensibile: succede tutte le volte che un detenuto viene picchiato in carcere dalle guardie. In tal caso, la scusa più frequente è che il soggetto sia caduto dalle scale.
Volendo scavare a fondo nel perché succedono questi malintesi, si potrebbe indagare nell’ambito dei segnali di comunicazione. Che non sono solo verbali, ma che comprendono anche la gestualità. Gli esperti ci dicono che, di gesti, ce n’è principalmente di due tipi: quelli innati d’origine animale e quelli evolutisi come se fossero lingue straniere. I gesti del primo gruppo, come il sorriso, sono universali e comprensibili a tutti, mentre quelli del secondo gruppo variano a seconda delle diverse culture e possono dar luogo a tragici malintesi.
Per esempio, nei paesi del nord Europa, quando si vuole fare il gesto di chiamare a sé qualcuno, si tiene la mano con il palmo rivolto verso l’alto e la si nuove dall’esterno vero l’interno del corpo. Al contrario, nei paesi del sud Europa, si fa lo stesso movimento, ma con il palmo della mano rivolto verso il basso. Agli occhi di uno scandinavo, tale gesto sembra più come se si dicesse: “Allontanati!”, esattamente il contrario di ciò che il siciliano intende dire.
Ecco che, come ci riporta Desmond Morris [1], in un caldo pomeriggio d’estate, due provetti nuotatori si dirigevano verso una caletta appartata. Sulla riva due guardie armate li videro e cominciarono a far loro il gesto di avvicinarsi, con il palmo rivolto verso il basso. I due nordici nuotatori, vedendo i fucili capirono di non poter avvicinarsi e intesero il gesto come se i militari dicessero loro di allontanarsi. Così fecero, ma a quel punto i militari consolidarono ancora di più la convinzione di aver a che fare con due spie. Spararono e li uccisero.
Il Morris non dice dove tale disgrazia accadde, ma potrebbe essere capitata in un qualsiasi paese del Mediterraneo.
Un altro caso di malinteso mortale avvenne in Danimarca. Un camionista sardo fu fermato a un posto di blocco da un giovane poliziotto armato. Il camionista, forse già nervoso di suo, scese dal mezzo con un cipiglio aggressivo e, come sono abituati a fare gli italiani del sud, andò verso il poliziotto gesticolando vivacemente. Tanto fu sufficiente per far credere all’inesperto gendarme di essere in pericolo. E partì la scarica mortale di piombo.

Morris a questo riguardo afferma che la nascita delle lingue e dei gesti della seconda categoria ha fatto sì che l’umanità si frazionasse in tante culture diverse paragonabili ad altrettante specie differenti. Ciò permette a un rappresentante di una cultura di considerare i membri delle altre come se fossero animali di specie diverse dalla Homo sapiens, e siccome siamo abituati a cacciare e uccidere le altre specie, riserviamo lo stesso trattamento anche alle culture diverse dalla nostra.
Non è un problema solo umano, ma solo con noi sfocia in malintesi mortali. Infatti, se per esempio un cane in vena di socializzare si avvicina a un gatto, scodinzola per comunicare la disponibilità al gioco, ma per il gatto una coda in movimento è sinonimo di nervosismo dovuto a situazioni di pericolo.
Ecco che il gatto, male interpretando le intenzioni del cane, potrebbe reagire in maniera difensiva, perché la coda del cane in movimento gli trasmette disagio e lo fa sentire poco rassicurato.
Tra un tacchino maschio e un pavone dello stesso sesso, possono insorgere situazioni ancora più incresciose, poiché in caso di lotta il tacchino conosce un solo modo per comunicare la propria sottomissione e la volontà di arrendersi, ovvero si acquatta e rimane immobile. Per il pavone questo comportamento non significa nulla e continuerà a beccare il sottomesso tacchino fino a ridurlo a mal partito. E’ commovente vedere un tacchino che dice di arrendersi e un pavone che non se ne dà per inteso. Solo un’altra specie è capace di sparare a un suo simile anche quando questo ha le mani alzate. E non si tratta nemmeno di un membro di specie diversa, ma di un conspecifico.
Insomma, come mise bene in luce Konrad Lorenz nel suo “Il cosiddetto male”, lo sviluppo della tecnologia ci ha portato tanti benefici, ma ci ha privato di tutti quei segnali di inibizione dell’aggressività che i nostri antenati avevano e che avremmo continuato ad avere anche noi se fossimo rimasti allo stato di natura.
Ma, evidentemente, non si poteva avere la cantina piena e la moglie ubriaca.
Nel caso dei militari dal grilletto facile, c’è l’aggravante che sono stati addestrati ad avere comportamenti stereotipati e privi di intelletto e gli sono stati dati in consegna strumenti letali. Il che sarebbe come mettere in mano a un bimbetto fiammiferi e una tanica di benzina.
Piuttosto che imparare a maneggiare armi, farebbero meglio a studiare di più l’interpretazione dei gesti. Almeno si eviterebbero mortali malintesi.


Note:
“L’animale uomo” - Desmond Morris. Mondadori, 1994. Pagg. 8 - 47

7 commenti:

  1. Bisognerà che prima o poi ti dia un premio fedeltà!
    Però non vale: tu eri stata informata da me quasi in tempo reale, mentre gli altri utenti ancora non lo sanno. E' domenica e saranno in giro da qualche parte a fare qualcosa di meglio che rovinarsi gli occhi davanti a uno schermo.
    Quanto al Lucio nazionale, avevo in mente una vecchia vignetta dove un cacciatore scambiava Dalla per un orso, ovviamente per la pelosità del cantante.
    Credo che i vignettisti si chiamassero Disegni & Caviglia.
    Ciao e grazie.

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  2. Norimberga, con la EMME:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Norimberga

    Ma scusa, non hai un'amica che ti può dare una mano su come muoverti su FB?

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  3. Ecce Ideas, non riuscendo ancora a farlo da solo, mi prega di pubblicare il suo commento, cosa che faccio volentieri:

    "Dovremmo immaginare che noi italiani fossimo gli animali e gli Unni siano gli umani che ci ammazzano e distruggono ogni giorno da sempre in tutti i modi possibili.
    Come vedremmo la discussione tra gli Unni se questo o quell'ammazzamento fra umani sia stato accettabile e da condannare? Oltre al danno la beffa.
    Questo non significa che i misfatti dei soldati in genere non siano da condannare ma che qualsaisi efferato delitto di umani su umani, anche 40 milioni di morti di Mao devono essere messi in prospettiva con il supremo crimine che viene compiuto da sempre dall'uomo contro gli animali e la natura, che chiaramente e' molto peggiore.

    Poi per mettere il tutto in prospettiva:
    Il valore morale delle azioni fra di noi è in ogni caso trascurabile rispetto a come ci comportiamo con gli animali e la terra che sono senza difesa e senza parola. Da sempre, noi umani fra di noi assumiamo a turno i ruoli di vittime e carnefici mentre gli animali nostri fratelli minori e la terra continuano ad essere sempre vittime di tutti noi. Come ogni religione è convinta di rappresentare il popolo eletto, gli umani nella loro totalità credono di essere la specie eletta e che questo dia loro il diritto di utilizzare gli animali e la terra a loro piacimento. Sopratutto ai giorni nostri nelle civiltà più sviluppate, gli animali e la natura vengono costantemente stuprati dagli umani non per sopravvivere come accadeva un tempo, ma principalmente per soddisfare bisogni superflui. Questo è veramente il piu grande crimine di sempre che continua a essere commesso ogni momento che passa. Il preoccuparsi dei problemi che abbiamo tra noi umani prima di porre fine a questo crimine o per lo meno di arginarlo seriamente, è in realtà solo un tentativo illusorio di sentirci utili e buoni.

    Non dimentichiamoci MAI di loro".

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  4. Ecce Ideas, il parallelismo che hai citato è azzeccatissimo!
    Ovvero, per dirlo in modo logico-matematico, il popolo eletto d'Israele sta ai Gentili, come l'Homo sapiens sta agli altri animali.
    Ciao e grazie.

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