OSTIGLIA.
Giovani rom e nordafricani. Presenze fisse di 4 o 5 persone al giorno alle
porte dei supermercati Lidl, Eurospin, Di Più, Famila. Itineranti dell’elemosina.
O forse pedine di un business organizzato e strutturato. Chiedono soldi, non
cibo. Siamo a Ostiglia. Da qualche tempo crocevia di persone che si dividono le
zone dell’accattonaggio, facilmente raggiungibile con la linea ferroviaria
diretta del Brennero e la fermata a poche centinaia di metri dal centro.
I
rom arrivano da Bologna; da Verona e Nogara scendono i nordafricani. Il mattino
presto, alle 7.30. Guadagnarsi la postazione è fondamentale per la giornata.
Difficilmente stanno a contatto bianchi e neri, rom e nigeriani. Zainetti in
spalla, a piedi raggiungono i supermercati affacciati sulla statale Abetone
Brennero, dislocati a poco meno di 200 metri dalla stazione ferroviaria. Sei,
sette euro racimolati a pezzi di cinque e dieci centesimi per otto o nove ore
di questua. Qualche ragazza rom, incinta (che da qualche settimana non si vede
più) arriva anche a venti euro di monetine che cambia nel bar più vicino, prima
del rientro. Nessuno di loro pagherà il biglietto del treno. Viaggio in piedi,
a schivare controlli e controllori. Non si può sprecare l’incasso per
regolarizzare una corsa in treno.
Ma
molti di loro, fermati e schedati, non hanno documenti, non sono regolari, non
hanno fissa dimora. Inutile, quasi, portarli in Questura. Inutili le
contravvenzioni. A chi recapitarle? Il comandante della stazione locale dei
carabinieri di Ostiglia conosce attentamente movimenti, spostamenti. Si cerca
di contenere il problema. Che diventa della gente, quando qualcuno più
insistente o aggressivo ti prende per un braccio perché pretende i soldi del carrello.
Un euro alla volta sarebbe un bel gruzzolo da intascare, da mattina a sera.
Ma
i clienti dei supermercati passano oltre, sono stanchi, spesso infastiditi.
Lasciano pochi spiccioli, i più clementi una bottiglia di acqua. Lidl ed
Eurospin ammettono solo una persona a chiedere elemosina. Al Lidl si trovano le
romene, che però stanno spesso in due, all’Eurospin c’è la giovane madre
nigeriana, educata, saluta e non chiede. Si affida alla generosità dei clienti.
Il
Famila ha adottato invece la politica dura, della fermezza: nessuno più davanti
alle porte o nei pressi dei carrelli. Qui c’erano anche gli “accattoni”
anziani, quelli che si siedono a terra con i cartelli e la scritta “ho fame”, e
c’erano contemporaneamente i ragazzi più scaltri che si aggiravano per le auto.
Ora non più. Alla prima vista l’ordine è quello di allontanarli.
Il parcheggio è
proprietà privata e la direzione pretende tranquillità per i propri clienti.
Poi trovi l’africano anche davanti ad uno dei panifici delle vie interne al
paese. Qui, da un po’ di tempo, si alternano anche tre volte la settimana. La
storia è sempre la stessa.
Chiedi loro se hanno bisogno del pane e dicono no: «Dammi
i soldi». Da questo panificio ogni tanto passa anche un ragazzone di colore
spesso aggressivo, che pretende la bottiglia di coca cola dal frigo. Per non
creare situazioni imbarazzanti davanti ai clienti, abbiamo visto consegnare la
bottiglietta e sentito lui uscire e inveire. Caso isolato.
Mentre c’è un altro
aspetto che passa quasi inosservato: uomini anziani che offrono qualche
spicciolo in più in cambio di “qualche attenzione particolare” alle ragazze
rom, che però la sera vengono prelevate da accompagnatori piuttosto attenti. Il
martedì, giorno di mercato, le presenze raddoppiano. In centro storico ti
fermano a piedi, in bicicletta. È un business. Per saperne di più si dovrebbe salire
sul treno del ritorno e prendere consapevolezza, probabilmente di una realtà
mista a miseria e sfruttamento.
... uhm, che strana coincidenza! Proprio ieri sono partito e ho visto queste scene, non proprio a Ostiglia, ma in un paese nemmeno tanto lontano. Poi, al ritorno, nel treno dell'una e mezza li vedevi in stazione nel loro "fine turno", io ero li che leggevo e aspettavo il treno per ritornare da dove ero venuto, ho anche dato degli spiccioli a due di questi. Strana, anche, la coincidenza che se andiamo indietro di sei\sette anni queste cose le facevo anch'io, però mi trovavo a Roma! La gente non ha la minima idea di quanto costi la vita di strada, per stare bene ti servono almeno 20 euro al giorno, oppure tanta astuzia e fortuna. Ora il racket è arrivato anche in questi paesini sperduti dell'ex ricco nordest, e anche ex operoso, non c'è più niente da fare nemmeno, tutto sta chiudendo e\o delocalizzando e chi sopravvive e continua a lavorare molto spesso secondo me, lo fa solo perché non è bravo in matematica!!! Non c'è altro da fare se non attendere "The End Game".
RispondiEliminahttp://fintatolleranza.blogspot.it/2013/08/larry-summers-il-memo-segreto-di-end.html
Leggevo ieri il libro di Icke, l'ultimo uscito da poco, proprio in stazione mentre li guardavo e leggevo di come vengono utilizzati per generare sommosse, provocate ad arte in Inghilterra e Francia per esempio, negli passati, utilizzando la stessa tecnica con cui le stanno "eseguendo" in Siria. Siamo in guerra anche noi ma non ce ne accorgiamo perché pensiamo che avere una macchina e una casa significhi essere in un paese libero! Abbiamo una strana concezione di libertà, permettetemi questo. Hahahaha
Ecco il testo di cui parlavo.
Un intenso racconto di uno dei rivoltosi;
Faccio casino perché sono arrabbiato. La rabbia mi avvolge come una coperta ogni giorno della mia vita. Sono arrabbiato perché sono povero, sono sempre stato povero e so che mai non potrò permettermi tutte quelle cose che la gente dovrebbe avere. Sono arrabbiato perché la vita è una merda e so che lo sarà sempre. Sono arrabbiato perché non ho un futuro; nessuno mi darà mai un lavoro decente o una mano per aiutarmi. Vivrò sempre nella stessa casa merdosa in cui la famiglia ha sempre vissuto e mi daranno sempre lo stesso sussidio di merda. Sono arrabbiato perché vivo in un posto di merda pieno di povertà crimini, vandalismo, bande spazzatura, sporcizia, emarginazione. La maggior parte delle volte sfogo la mia rabbia su me stesso e mi lancio in una serie di comportamenti autolesionisti molto creativi. Ma talvolta, come l'altra notte, faccio scoppiare altrove la mia rabbia. Lascio che prenda il sopravvento e per un istante provo un profondo senso di liberazione. Faccio casino perché odio la polizia e so che la polizia odia me. I poliziotti sono dei razzisti e dei violenti e ogni volta mi trattano come feccia, mi stanno intorno e mi incolpano di tutte le cose brutte che succedono, e quando cammino per strada mi perseguitano. Li odio perché pensano di essere Dio e non devono rispondere a nessuno di quello che fanno. Li odio perché non mi rispettano. In una rivolta puoi reagire contro la polizia; puoi stare davanti a loro e dirgli come ti senti veramente.
Spesso ci viene in mente l'immagine di orde di disperati che assaltano i supermercati e pensiamo che sia un passaggio obbligato che si verificherà prima o poi nel nostro futuro.
EliminaMa poi ricacciamo indietro quell'immagine pensando che ci siamo fatti influenzare da qualche film di fantascienza catastrofista.
Invece, le rivolte sono già cominciate, per lo meno in Francia e in Inghilterra, da parte di immigrati di seconda o terza generazione.
Da noi è ancora presto. Da noi ci sono solo i prodromi.
Al massimo, spaccano qualche lettino da spiaggia a Rimini.
Ma ci arriveremo e saranno gli extracomunitari a dar fuoco alle polveri. Anche stanotte sono arrivati in 150. Il TG diceva dalla Siria: sarà vero?