mercoledì 16 ottobre 2013

Indulgenti o forcaioli?

 
Fonte: L’Officina

Testo di Paolo Danieli


Che la situazione carceraria dell’Italia sia indegna di un paese civile lo ha stabilito la Corte Europea, ma lo sanno anche tutti coloro che per un motivo o per l’altro hanno avuto a che fare con il carcere. Quindi l’amnistia o l’indulto proposti al Parlamento da Napolitano non sono altro che una sorta di pronto soccorso per svuotare le prigioni da circa 20 mila detenuti per reati non propriamente gravi. Si può condividere o non condividere questo modo di affrontare l’emergenza un po’ troppo all’italiana, ma non si può negare che l’emergenza ci sia. Troppo facile anche disinteressarsene perché tanto è cosa che riguarda gli altri. Un po’ come il cancro, che sembra qualcosa che tocchi solo gli altri finché non ne viene colpito qualcuno che ti è vicino e allora capisci cosa vuol dire. Troppo facile dire che tanto è una roba che riguarda i delinquenti. Ci sono troppi esempi, anche eclatanti, di innocenti tenuti in galera per anni e due terzi sono i detenuti in attesa di giudizio, cioè per la legge innocenti fino a condanna definitiva. Insomma se un povero diavolo innocente si trova a dover andar dentro, già è una tragedia la perdita della libertà personale, figuriamoci se a questo s’aggiunge la condizione disumana!


 
Qualcosa insomma bisogna fare. E l’amnistia o l’indulto sono la strada più breve. Solo che gli effetti di questi provvedimenti sono sempre di breve durata in quanto poi molti di quelli che escono nel giro di qualche mese tornano dentro. E’ allora opportuno, senza scartarle a priori, pensare ad altre soluzioni. Quella, ad esempio, delle pene alternative per i reati meno gravi. Quella dell’utilizzo delle caserme dimesse per i detenuti non pericolosi. L’uso del bracciale elettronico per concedere con più sicurezza a più condannati gli arresti domiciliari e consentire l’utilizzo dei detenuti in certi lavori utili, come la pulizia delle strade, la raccolta dei rifiuti, la cura del verde pubblico o altri lavori manuali. Ma anche considerare se ripristinare la pena di morte per i reati più efferati laddove ci sia la certezza matematica della colpevolezza. 

7 commenti:

  1. Non c'entra nulla col post, illustre Roberto, ma lei oltre che schierarsi a difesa degli animali cos'altro é in grado di fare o dire? Lascia sempre cadere ogni discorso e passa ad altro.

    Nello specifico: ho dovuto compiere il servizio di leva per 15 mesi in una camerata assieme ad altri 79 individui, senza riscaldamento, con l 'acqua calda per pochi minuti una volta alla settimana, con i cessi perennemente intasati, una sbobba immonda come rancio, informazioni neanche parlarne, praticamente segregato in caserma a più di 1000 km da casa, chiedo: che reato ho compiuto per espiare una simile pena?
    Sono sempre contrario alla pena di morte, sono invece favorevole al confino libero in una qualsiasi sperduta isola del Pacifico, se il reo é in grado di sopravvivere meglio per lui, diversamente sia fatta la volontà di ..............

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    1. Scusi, chi è l'autore di questo...."specifico"?

      Cosa si aspetta da me?

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    2. Da lei non dovrei aspettarmi alcunché, ognuno da ciò che é in grado di dare, infatti, come ben dimostra il commento del signor Alpha, le riflessioni che smuove il post sono numerose, ma come al solito lei tende ad andare oltre non adottando nemmeno gli esempi che le propongo.
      Mi sembra morso dalla tarantola della frenesia della pubblicazione.
      Perché non tesorizza l'insegnamento del suo mentore ligure?

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    3. Oh, Madonna!

      Lei è proprio .....sfingico!
      O sibillino, se preferisce.

      :-)

      Chi sarebbe il mio mentore ligure, Angelo Nigrelli o Rosario Marcianò?

      I suoi interventi, pur apprezzati, a me paiono solo fumo inconsistente. Perché non parla più chiaramente? Temo di non riuscire più a seguirla.

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    4. Non sapevo che Angelo Nigrelli avesse un blog.
      Dove c'é fumo c'é arrosto.
      Per fortificarsi si devono scegliere dei sparring-partners micidiali.

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  2. L'articolo, è scritto con la chiara intenzione di evitare il problema, sebbene sembri volerlo affrontare (mi pare si dica gatekeeping, ma non vorrei sbagliare)...
    L'indulto o l'amnistia sarebbero quindi le soluzioni ottimali? addirittura la pena di morte? ma quanti posti il giornalista ritiene di poter liberare dalle carceri con la pena di morte?
    Alcuni punti andrebbero sottoposti all'attenzione del giornalista o chi per esso ha scritto l'articolo, ossia:
    Se le carceri traboccano di detenuti, dei quali piu' del 60% (ad essere 'buoni') è composto da cittadini extracomunitari, non si libererebbero le suddette carceri spedendo i suddetti cittadini NON italiani ai loro paesi di origine, evitando cosi' che, oltretutto, il mantenimento dei suddetti vada a gravare sulle spalle dei soliti cittadini italiani?
    Sono d'accordo che i detenuti debbano ripagarsi il "soggiorno", ma forse con lavori che non dovrebbero essere tolti ai cittadini che, magari, sono in cassintegrazione o disoccupati, visto il terribile periodo storico in cui viviamo...
    l’amnistia o l’indulto NON sono la strada più breve, sono la piu' comoda, e mi domando come sia possibile che ogni qual volta ci sia da affrontare un problema in Italia, i "nostri" rappresentanti al governo facciano sempre metodicamente la scelta sbagliata

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    1. Non so se Paolo Danieli sia un giornalista. Probabilmente è solo un blogger.

      Anche a me l'idea che lui propone di introdurre la pena di morte ha dato un po' fastidio. Nei paesi dove vige, la criminalità non cala di una virgola, tanto per parlare di efficacia deterrente.

      Comunque, mi sembra una buona idea, se si vogliono sfoltire i detenuti, quella di mandare nei loro paesi d'origine gli stranieri. Si libererebbero forse anche più del 60 % dei posti.

      Non la si attua per lo stesso motivo per cui si stanno aprendo le frontiere agli immigrati: lo sfascio della nazione italiana.

      Peccato, all'Italia cominciavo ad abituarmici!

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