lunedì 4 novembre 2013

Da che parte stavano i partigiani?



Le Brigate Rosse si riconoscevano nella lotta partigiana, ma erano infiltrate dalla CIA e, assassinando Moro, obbedirono agli ordini di Kissinger. Cesare Battisti, ex appartenente a Prima Linea, ha ammazzato quattro persone. Non solo non ha mai scontato l’ergastolo, ma ora, dopo aver pubblicato alcuni libri in Francia, terrà una conferenza in Brasile. La gente, sentendo queste notizie, è sempre meno indignata sugli eventi incomprensibili che accadono in questo paese, non avendo più le forze per farlo, ma si limita a criticare la magistratura, che però ha le spalle larghe e ne ha combinate di peggio. Filippo Giannini ha scritto un lungo articolo sul trattamento riservato alla salma di Priebke e sull’attentato di Via Rasella che lo vide protagonista. Che i partigiani fossero consci che i loro attacchi provocavano le rappresaglie dei tedeschi l’avevo sempre saputo e pensavo che fosse ineluttabile, un male minore da accettare se si voleva scacciare i nazisti dall’Italia, ma che lo facessero apposta per far salire l’odio e la tensione della popolazione verso gli ex alleati, è un particolare che mi era sfuggito.

Ciò che vorrei evidenziare è che i padroni occulti del mondo riuscirono, e riescono ancora, ad ottenere i risultati voluti servendosi di finti oppositori. Gli stessi partigiani, in quest’ottica, sono stati meri strumenti nelle mani di coloro che avevano scatenato la seconda guerra mondiale. E lo stesso nazismo avrebbe dovuto servire all’attuazione del NWO, che da secoli è lo scopo ultimo della Massoneria internazionale, prevalentemente di sangue ebraico, se qualcosa non fosse andato per il verso storto. Se cioè Hitler non avesse fatto i capricci. Ma gli Illuminati hanno saputo porvi rimedio.
Infine, oggi che è il 4 novembre, penso che le istituzioni continuino a celebrare la vittoria e a glorificare i morti dopo che le stesse, benché composte da altri individui, ne erano state la causa. Lo Stato mafioso e la Mafia statale prima uccidono Falcone e Borsellino e poi li celebrano, esattamente come vengono celebrati i soldati della prima guerra mondiale.
Ecco il  brano di Filippo Giannini che mi è sembrato più significativo.


Anche se poco più che bambino ricordo perfettamente che la popolazione romana, come altrove, anche se stanca della guerra non nutriva astio né verso i tedeschi né verso i fascisti. Questo stato di cose non era gradito ai vertici del Cln i quali, dopo aver constatato che gli attentati messi in atto nei mesi precedenti, pur avendo causato morti e feriti fra i soldati italiani e tedeschi, non avevano determinato rappresaglie di massa degne di nota, decisero di predisporre un attentato di così grandi proporzioni da rendere inevitabile una adeguata rappresaglia. A tale scopo fu scelta la data del 23 marzo 1944, e non a caso: infatti quel giorno coincideva con l’anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento.
Pertini, Bauer e Amendola, il vertice, cioé, del Cln, inizialmente fissarono come obiettivo la manifestazione dei fascisti che era in programma; ma questa idea fu scartata perché, giustamente, qualsiasi fosse stato il danno arrecato ai fascisti, questi mai avrebbero risposto con una rappresaglia di grandi dimensioni come era nei desiderata del Cln. La mira fu allora spostata sui tedeschi i quali, proprio per la loro ottusità teutonica, caddero nella diabolica trappola. Quindi, per essere più chiari, si può affermare che alle Cave Ardeatine fu una mano tedesca a premere il grilletto, ma le cartucce furono caricate dalle mani dei vertici del Cln.
                                                                                                                                                                 
Il resto è più o meno noto, ma sono poco noti (ovviamente) gli sforzi fatti da Mussolini e dai piu’  alti vertici del suo governo per dissuadere i tedeschi dall’effettuare la rappresaglia. È pure poco noto che Amendola, dopo l’attentarto, si incontrò con De Gasperi dal quale ricevette le congratulazioni per “il grande botto”. Ma c’e’ qualche altra cosa da aggiungere per rendere il fatto (se possible) ancora più disgustoso: ancora oggi qualcuno accusa Bentivegna, la Capponi e gli altri “eroi” dell’impresa di Via Rasella per non essersi presentati e salvare così la vita ai 330 (335) ostaggi. Non avrebbero potuto (anche se lo avessero voluto) perché, consegnandosi avrebbero vanificato quanto i capi del Cln avevano progettato, cioé ottenere quella grande carneficina sulla quale l’antifascismo faceva grande affidamento.
Quindi tutto rientra nella norma: gli stalinisti, che della politica demoniaca sono maestri, da quel “grande botto” tutt’ora ricavano le loro fortune avendo accanto anche, come complice, quel partito che dovrebbe ispirarsi alla pietà cristiana.

Il notissimo Giorgio Bocca, fascista e antifascista, nel suo Storia dell’Italia partigiana ha scritto, fra l’altro: “Il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante, ma per provocarlo, per inasprirlo. Esso è autolesionismo premeditato: cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio. È una pedagogia impietosa, una lezione feroce”. Anche il democristiano Benigno Zaccagnini non è da meno di Giorgio Bocca; infatti ha scritto: “La rappresaglia che veniva compiuta era un mezzo per suscitare maggiore spirito di rivolta antinazista e antifascista, e quindi si giustificava”. O ancora: il giornalista Luciano Moia (“Il Giornale” del 1° settembre 1993) ha osservato che “una risposta nazifascista dura e impietosa alle provocazioni armate dei cecchini era proprio quello che si auguravano i capi del Pci i quali ben sapevano che la spirale del sangue, una volta innescata, è inarrestabile (…). Gli attacchi dei partigiani avevano proprio lo scopo di provocare rappresaglie”. Risulta difficile non intervenire e far osservare che è facile scrivere “suscitare spirito di rivolta” o che “si suscitava maggiore spirito di rivolta…”, quando gli autori di questi atti di eroismo si nascondevano magari nei conventi, come accadeva, e facevano coinvolgere nelle rappresaglie dei cittadini che erano assolutamente innocenti. E fra questo, osservo, che anche quei militari ai quali era imposto di far parte dei plotoni di esecuzione, erano vittime di quelle sciagurate azioni.



Questo modo di agire a me ricorda il comportamento dei Black Bloc di Genova, del luglio 2001, e di altre passate e future manifestazioni: colpiscono la polizia e poi arretrano togliendosi la maglietta nera e lasciando che a prendere le manganellate siano gli inermi manifestanti. La polizia  - vidi con i miei occhi - li lasciava fare, mentre sfasciavano le vetrine, come pure i vigili del fuoco, che non intervenivano a spegnere le auto date alle fiamme. Se i Black Bloc sono funzionali alla repressione da parte del Sistema nei confronti dei dissidenti, mi sembra logico supporre che anche i partigiani, come pure Cesare Battisti, siano stati funzionali agli obiettivi del Comunismo internazionale. Dello Stato, nel caso di Battisti.
Quindi, non lasciamoci ingannare dalle lacrime di coccodrillo dei mass-media. Il vero mandante si annida nelle stanze del Potere. Chi volesse leggere l'intero articolo, clicchi QUI.

12 commenti:

  1. Possiamo incaricare una medium di chiedere a Pertini come sono andate veramente le cose...

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    1. Oppure, possiamo ascoltare quei vecchi - e ancora ce ne sono - che vissero quegli eventi.

      Poi, ascoltate quante più testimonianze possibile, dovremmo riuscire a ricavare il famoso......quadro d'insieme.
      Valido sempre quando si fa ricerca.

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    2. Si, ma insinuare che persone come Pertini abbiano avuto una mente così diabolica da organizzare attentati per scatenare una rappresaglia mi sembra troppo....Pertini non era un militare... di quei calcoli sono capaci solo i militari...
      Comunque tutto è relativo.... anche Priebke se la Germania avesse vinto la guerra sarebbe stato acclamato come eroe...

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    3. Al di là dell'aspetto di vecchietto simpatico di un uomo che è stato eletto presidente della Repubblica, Pertini prendeva ordini da Mosca esattamente come Priebke li prendeva da Berlino.

      Che non avesse una divisa riconoscibile poco importa. Di armi ne aveva uguale.

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    4. Mi riferisco a Pertini... Che Priebke li prendesse da Berlino è scontato, era un militare...
      Certo l'industria bellica non guarda in faccia a nessuno e il giro delle armi non lo vedo tanto scontato...

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    5. Bisognerebbe conoscere a fondo il ruolo dei servizi segreti durante la seconda guerra mondiale.

      Non possiamo escludere che i partigiani siano stati appoggiati sia dagli americani che dai russi, esattamente come al momento attuale i finanzieri ebrei negli USA appoggiano sia i Repubblicani che i Democratici.

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  2. Gli "uomini" come Priebke sono quello che LORO vogliono: robot privi di una Coscienza individuale. Però per esperienza diffido anche dei "padri buoni" alla Pertini, o meglio, della AGIOGRAFIA che appunto ne hanno fatto, dato che, vivaddio, non credo avesse un carattere da "santo". Ma come mai specialmente l'Italia ha questo INFANTILE bisogno di "padri della patria" che in qualche modo tutti aspettano come "salvatori"? Questa ossessione per la PERSONA E NON PER IL RUOLO che di volta in volta vari individui possono e devono naturalmente ricoprire, non è che è proprio questa la malattia DEMOCRISTIANA dell'Italietta?

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    1. Non penso che il culto della personalità sia una prerogativa dell'Italia. In Germania le folle andavano in visibilio per Hitler, specie le donne.


      E in Cina, quando Mao morì, ai suoi funerali c'erano migliaia di persone piangenti in piazza, in piedi per ore.
      Cosa impensabile per gli italiani, sempre che quei cinesi provassero un dolore sincero.

      Di Pertini partigiano non so, ma come presidente è passato alla storia per essere stato uno dei più amati dagli italiani, come la cucina Scavolini.

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  3. Hai ragione: diciamo che il culto di questi "padri della patria", che sul momento sono sempre visti come "padri buoni", col "ghé pens' mì" ALLA FINE DISTRUGGONO i loro popoli-bambini peggio che la zizzania un po' in tutte le parti del globo? Specie appunto fra quelle popolazioni ancora INFANTILI e NON EMANCIPATE a livello di coscienza individuale? Pertini, mi rendo conto, alla fine non è stato fra i peggio, forse perché FU UTILIZZATO solo nella parte senile della sua vita, per pochi anni...e perché magari era "docile" solo fino a un certo punto... Non ricorda un po' molti altri presidenti, compreso quello attuale, che in Italia (questo sì più che altrove!) non pare possano prescindere dall'essere VECCHIONI OSANNATI? g

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    1. Napolitano non mi risulta essere un "vecchione osannato". Sul web è odiatissimo e perfino Grillo non lo tratta con rispetto.

      Di tutti i "padri della patria" che alla fine distruggono i loro popoli infantili, l'unico che esula da tale regola è il Papa, ma lui, essendo maestro dell'inganno, è il più subdolo di tutti i monarchi.

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  4. Infatti: io credo che "quello di Roma" non solo che NON ESULI da tale regola, ma che ne sia L'ARCHETIPO...

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