lunedì 30 dicembre 2013

La ricerca: una riserva di caccia di Big Pharma

 

Il Comitato Scientifico Equivita esprime profondo rammarico per gli insulti giunti alla studentessa Caterina – che aveva difeso i test su animali - da parte di persone inqualificabili, incapaci di rispetto, finanche per la sua sofferenza.
Equivita esprime inoltre rammarico e stupore nel constatare che decine di anni impiegati nell’informazione dell’opinione pubblica sembrerebbero non avere lasciato traccia, a giudicare dai commenti dei quotidiani, che scrivono “si deve trovare un compromesso tra i due fronti opposti degli animalisti e degli scienziati”.
L’errore più grave che si possa fare è quello di parlare di un conflitto tra i diritti della scienza e quelli degli animali. L’unico conflitto esistente è quello tra una ricerca ben poco scientifica perché basata su di un presupposto errato (che vede nella prova effettuata su di una specie delle indicazioni utili per un’altra specie) e una ricerca scientifica, ben più aggiornata e avanzata, che le straordinarie nuove conquiste della scienza - nella genetica, nella biologia, nell’informatica, nella chimica, ecc. ecc. - ci permettono di utilizzare.


E necessario capire che siamo fortunati perché sia il rispetto dei diritti degli animali, sia il progresso scientifico, tanto necessario per sconfiggere le gravi patologie come quella di Caterina, vanno nella stessa direzione: il superamento dei test su animali.

Il cambiamento epocale auspicato negli USA dall’Accademia Nazionale delle Scienze con il documento “Toxicity testing in the 21st Century” (ricordiamo che i test di tossicologia rappresentano il 75% delle prove su animali) consiste nel mettere da parte, in quanto non predittivi per la nostra specie (ogni specie può essere modello soltanto di se stessa) gli animali da laboratorio e nel sostituirli quanto prima possibile con la ricerca in vitro su cellule e tessuti umani, che, oltre a ridurre i costi, fornisce risposte assai più predittive, complete e veloci. Questa rivoluzione è già in corso negli USA dal 2007con un importante programma federale di tossicologia cellulare, mentre l’Europa continua ad abbarbicarsi ai vecchi e inutili test su animali, non tutelando a dovere la nostra salute e tanto meno l’ambiente (che urge invece tutelare perchè l’inquinamento è causa del pauroso aumento di tumori, in particolare nei bambini, di malattie neurodegenerative, malformazioni, sterilità, ecc. ecc.).

Herman Koeter, già direttore dell’EFSA ha scritto: “Le nuove tecnologie generano una mole di conoscenza mai raggiunta né individuata. L’uso degli animali diverrà obsoleto in un futuro assai vicino”. Usare le prove su animali, disponendo oggi di metodi di valutazione di gran lunga più affidabili, significa sperperare immense risorse, causare sofferenze inutili e un ritardo irrecuperabile nella ricerca.

4 commenti:

  1. La vicenda di questa Simonsen ha fatto parlare di sé per gli insulti ricevuti o meglio gli auguri di morte, da parte degli animalisti, prontamente etichettati dai media come massa di deficienti, violenti, facinorosi, e tirando in ballo le solite offese (quelle si lo sono veramente),
    all'indirizzo dei vegetariani o vegani.
    La vicenda ovviamente gli stolti la vedono con un cannocchiale dalle lenti affumicate,
    ovvero come i media la vogliono far passare,
    e cioè dipingere chi è contro la vivisezione come un cretino, che odia il genere umano e che ama gli animali solo perché frustrato, cornuto dalla moglie o dal marito,
    o che non ha studiato abbastanza.
    La vicenda avrebbe dovuto suscitare invece da parte dei media un ben più ampio dibattito, se cioè sia giusto continuare ad obbedire all'establishment e credere ancora a metodi vetusti come la sperimentazione animale, e considerare l'aspetto etico...
    se sia corretto e permesso che l'umano si prenda l'arbitrio di decidere se far crepare o soffrire un altro essere che non sia umano.
    La Simonsen ora chiede silenzio per la sua umana vicenda....poteva tacere invece di fare simili esternazioni, non le hanno puntato alla tempia una P38 per dire quello che ha detto (forse l'hanno spinta a dirlo con metodi più suadenti),
    inoltre dato che ella esige di essere rispettata, e capita nel suo dolore,
    spero almeno che ella capisca anche il dolore di tanti animali uccisi, come lei e i suoi mentori sostengono, per salvare l'umanità.

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    1. Bravo. Bravo. Bravo!

      Ottimo commento!

      L'unica cosa positiva che ho riscontrato in tutta questa vicenda è il compattamento delle nostre fila e la sensazione di essere dalla parte giusta, dalla parte della verità, anche se il senso d'impotenza di fronte a forze avverse così esorbitanti non è venuto meno.

      Per una volta tanto, però, gli animalisti hanno smesso di litigare e sono cadute le contrapposizioni tra animalisti di Destra e anarcoanimalisti. Durerà poco, purtroppo.

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  2. Beh, a chiosa finale ora aggiungo anche il vomitevole e ipocrita articolo di Vittorio Feltri che ho appena letto su Il Giornale.
    In parole povere (ma invito chi vuole saperne di più a leggerlo, http://www.ilgiornale.it/news/interni/979246.html),
    egli per non perdere la chance di calzare lo scarpino dell'establishment
    (guai sennò poi non lo fanno più scrivere!),
    con la classica tecnica di dare un colpo alla botte e uno al cerchio, si mette al riparo da tutto:
    ha ragione Caterina, hanno ragione i ricercatori, han ragione gli animalisti (quelli buoni ,però, quelli cattivi, che poi dovrebbe spiegarci lui come li si distingue NO).
    Insomma, Feltri, per esporsi ma non troppo, ha seguito la logica dei derby calcistici, pari a fine partita e così se ne vanno tutti a casa contenti e beati.
    Tranne gli animali da ricerca.
    FELTRI SI VERGOGNI, poteva assumere un atteggiamento di parte , poiché in questi casi o si sta da una o dall'altra.
    Stare come lui con un piede sul molo e l'altro sulla barca si corre il rischio di cadere nell'acqua che sta sotto.

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    1. Feltri, come la Serracchiani, ama i cavalli.

      Una passione costosa che pochi possono permettersi.

      Forse è per questo che capisce anche le ragioni degli animalisti: la sua zoofilia equina.

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